Per mons. Aziz disoccupazione ed ignoranza alimentano l’intolleranza religiosa in
Egitto
Disoccupazione e ignoranza stanno alimentando l’intolleranza e l’estremismo religioso.
E’ l’opinione di mons. Antonios Aziz Mina, vescovo cattolico di Guizeh in Egitto,
intervistato dall’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS), a margine dell'attentato
del 6 gennaio scorso contro una chiesa copta ortodossa, a Nagaa Hamadi, che ha provocato
sette morti. Diversi organismi che vigilano sui diritti umani affermano che in Egitto
stanno aumentando gli atteggiamenti anticristiani. Per questo mons. Aziz ha raccomandato
che: “dobbiamo educare la nostra gente. Dobbiamo aiutarla a comprendere come vivere
e come collaborare con gli altri, e a non guardare solo alla religione e alla razza”.
“Se vogliamo crescere, dobbiamo lavorare insieme”. L'Occidente, ha detto, deve fornire
assistenza per migliorare le scuole e altre istituzioni educative del Paese. I rapporti
indicano che un quinto degli 80 milioni di abitanti dell'Egitto vive con meno di un
dollaro al giorno. Il presule ha quindi sottolineato la necessità di rispettare il
posto della Chiesa nella società. “Chiediamo – ha detto - più tolleranza e più comprensione
delle differenze nella società”. “Noi cristiani siamo parte dell'Egitto. Viviamo in
questo Paese e siamo egiziani come chiunque altro”; “il fatto che siamo cristiani
non rappresenta alcuna differenza”. Secondo alcune stime, i cristiani in Egitto sono
tra gli otto e i dieci milioni. Per il vescovo Aziz, a volte sono costretti a sentirsi
stranieri nel proprio Paese. I fondamentalisti, ha sottolineato, sono una minaccia
per la maggior parte dei musulmani moderati e per i cristiani. “Azioni estremiste
di questo tipo colpiscono anche i musulmani – ha affermato –. Anche loro sono pregiudicati
da queste persone”. Il Vescovo ha espresso la speranza in un miglioramento delle relazioni
interreligiose. “Quando avvengono incidenti come questo ovviamente ci preoccupiamo”,
ha ammesso. “Dobbiamo però ricordare che per secoli abbiamo vissuto accanto ai musulmani.
Guardare alla nostra storia ci dà fiducia per superare questi problemi”. Interpellato
sui fondamentalisti e sulle loro motivazioni, ha spiegato: “Non sappiamo esattamente
da dove venga il sostegno a questi estremisti. Anche se ci sono estremisti nel Paese,
possono ricevere sostegno dall'esterno”. (R.G.)