2010-01-13 16:09:36

Per mons. Aziz disoccupazione ed ignoranza alimentano l’intolleranza religiosa in Egitto


Disoccupazione e ignoranza stanno alimentando l’intolleranza e l’estremismo religioso. E’ l’opinione di mons. Antonios Aziz Mina, vescovo cattolico di Guizeh in Egitto, intervistato dall’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS), a margine dell'attentato del 6 gennaio scorso contro una chiesa copta ortodossa, a Nagaa Hamadi, che ha provocato sette morti. Diversi organismi che vigilano sui diritti umani affermano che in Egitto stanno aumentando gli atteggiamenti anticristiani. Per questo mons. Aziz ha raccomandato che: “dobbiamo educare la nostra gente. Dobbiamo aiutarla a comprendere come vivere e come collaborare con gli altri, e a non guardare solo alla religione e alla razza”. “Se vogliamo crescere, dobbiamo lavorare insieme”. L'Occidente, ha detto, deve fornire assistenza per migliorare le scuole e altre istituzioni educative del Paese. I rapporti indicano che un quinto degli 80 milioni di abitanti dell'Egitto vive con meno di un dollaro al giorno. Il presule ha quindi sottolineato la necessità di rispettare il posto della Chiesa nella società. “Chiediamo – ha detto - più tolleranza e più comprensione delle differenze nella società”. “Noi cristiani siamo parte dell'Egitto. Viviamo in questo Paese e siamo egiziani come chiunque altro”; “il fatto che siamo cristiani non rappresenta alcuna differenza”. Secondo alcune stime, i cristiani in Egitto sono tra gli otto e i dieci milioni. Per il vescovo Aziz, a volte sono costretti a sentirsi stranieri nel proprio Paese. I fondamentalisti, ha sottolineato, sono una minaccia per la maggior parte dei musulmani moderati e per i cristiani. “Azioni estremiste di questo tipo colpiscono anche i musulmani – ha affermato –. Anche loro sono pregiudicati da queste persone”. Il Vescovo ha espresso la speranza in un miglioramento delle relazioni interreligiose. “Quando avvengono incidenti come questo ovviamente ci preoccupiamo”, ha ammesso. “Dobbiamo però ricordare che per secoli abbiamo vissuto accanto ai musulmani. Guardare alla nostra storia ci dà fiducia per superare questi problemi”. Interpellato sui fondamentalisti e sulle loro motivazioni, ha spiegato: “Non sappiamo esattamente da dove venga il sostegno a questi estremisti. Anche se ci sono estremisti nel Paese, possono ricevere sostegno dall'esterno”. (R.G.)







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