Il Papa all'udienza generale: la testimonianza di povertà e solidarietà offerta da
Francescani e Domenicani esempo prezioso per l'umanità di oggi
In una giornata dominata dal dolore per la tragedia di Haiti, Benedetto XVI aveva
inaugurato all’udienza generale un nuovo paragrafo sulle personalità più importanti
della Chiesa medievale. La catechesi in un’Aula Paolo VI gremita da circa novemila
persone ha trattato della nascita e dello sviluppo degli Ordini mendicanti nel 13.mo
secolo, in particolare dei Francescani e dei Domenicani, che con il loro stile sobrio
diedero una forte testimonianza di povertà e solidarietà evangeliche, necessarie -
ha detto il Papa - ancora oggi. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Maestri
con la parola e testimoni con l’esempio”, che trascinarono le folle del 1200 e non
hanno ancora smesso di farlo oggi - con i loro seguaci e successori - dieci anni dopo
il Duemila. San Francesco d’Assisi e San Domenico di Guzman e i rispettivi Ordini
da loro fondati, Francescani e Domenicani, furono - ha affermato con grande intensità
Benedetto XVI - “gli autentici riformatori della vita della Chiesa”, grazie alla loro
“capacità di saper leggere con intelligenza i segni dei tempi’. La loro nascita, ha
descritto il Papa, fu una risposta alla sfida lanciata alla Chiesa del tempo dai “movimenti
pauperistici”, che denunciavano - ha riconosciuto il Pontefice - “un disordine reale
nella Chiesa, causato dal comportamento poco esemplare di vari esponenti del clero”: "Essi
contestavano aspramente il modo di vivere dei sacerdoti e dei monaci del tempo, accusati
di aver tradito il Vangelo e di non praticare la povertà come i primi cristiani (…)
Inoltre, per giustificare le proprie scelte, diffusero dottrine incompatibili con
la fede cattolica. Ad esempio, il movimento dei Catari o Albigesi ripropose antiche
eresie, come la svalutazione e il disprezzo del mondo materiale - l’opposizione contro
la ricchezza diventa velocemente opposizione contro la realtà materiale in quanto
tale - la negazione della libera volontà, e poi il dualismo, l'esistenza di un secondo
principio del male equiparato a Dio”. Al contrario, rinunciando
al possesso dei beni personali e affidandosi alla Provvidenza ottenuta con l’elemosina
- da cui l’appellativo di “Ordini Mendicanti”:
“I
Francescani e i Domenicani, sulla scia dei loro Fondatori, mostrarono, invece, che
era possibile vivere la povertà evangelica, la verità del Vangelo come tale, senza
separarsi dalla Chiesa; mostrarono che la Chiesa rimane il vero, autentico luogo del
Vangelo e della Scrittura. Anzi, Domenico e Francesco trassero proprio dall’intima
comunione con la Chiesa e con il Papato la forza della loro testimonianza”. Fu
quell’essere sobri testimoni di Cristo, prima ancora che proporsi come maestri del
Vangelo, a convincere molte persone a rientrare in comunione con la Chiesa. Anzi,
ha proseguito Benedetto XVI, la pietà, l’umanità e la profonda semplicità del loro
insegnamento cristiano - basato “su esempi concreti facilmente comprensibili” - stimolarono
la nascita di associazioni di fedeli laici, il cosiddetto Terzo Ordine, desiderosi
di vivere secondo la spiritualità di Francesco e Domenico:
“In
altri termini, la proposta di una ‘santità laicale’ conquistò molte persone. Come
ha ricordato il Concilio Ecumenico Vaticano II, la chiamata alla santità non è riservata
ad alcuni, ma è universale. In tutti gli stati di vita, secondo le esigenze di ciascuno
di essi, si trova la possibilità di vivere il Vangelo. Anche oggi ogni cristiano deve
tendere alla 'misura alta della vita cristiana', a qualunque stato di vita appartenga!”. E
anche oggi, ha constatato il Papa: “Anche oggi, pur
vivendo in una società in cui spesso prevale l’‘avere’ sull’‘essere’, si è molto sensibili
agli esempi di povertà e di solidarietà, che i credenti offrono con scelte coraggiose.
Anche oggi non mancano simili iniziative: i movimenti, che partono realmente dalla
novità del Vangelo e lo vivono con radicalità nell’oggi, mettendosi nelle mani di
Dio, per servire il prossimo (…) È questa una lezione da non dimenticare mai nell’opera
di diffusione del Vangelo: vivere per primi ciò che si annuncia, essere specchio della
carità divina”. Zelo, strategie
pastorali, dinamismo missionario che spinse alcuni frati a raggiungere l’Africa settentrionale,
il Medio Oriente, l’Europa del nord. Questo furono gli Ordini Mendicanti. Ma la novità
delle loro intuizioni, che segnarono profondamente anche la vita civile del tempo,
produsse - ha concluso il Pontefice - vette di pensiero teologico e spirituale, che
ebbero in San Tommaso o in San Bonaventura degli esempi illustri: “Anche
oggi c’è una ‘carità della e nella verità’, una ‘carità intellettuale’ da esercitare,
per illuminare le intelligenze e coniugare la fede con la cultura. L’impegno profuso
dai Francescani e dai Domenicani nelle università medievali è un invito, cari fedeli,
a rendersi presenti nei luoghi di elaborazione del sapere, per proporre, con rispetto
e convinzione, la luce del Vangelo sulle questioni fondamentali che interessano l’uomo,
la sua dignità, il suo destino eterno”. Al
momento dei saluti, parlando in polacco, Benedetto XVI ha affidato alla preghiera
dei pellegrini tutti i sacerdoti. “Partecipando all’Eucaristia domenicale - ha detto
loro - chiedete la perfezione della loro vita e la fedeltà nel loro ministero”. Quindi,
il Papa ha salutato gli assistenti ecclesiastici dell’Unitalsi, in questi giorni impegnati
nel loro convegno: “Auspico che quest'importante incontro - ha terminato - sia per
tutti occasione di rinnovato slancio apostolico e di sempre più generoso servizio
ai fratelli”.