Messico: i vescovi uniti in difesa della famiglia e del matrimonio
Città del Messico è diventata la prima città dell'America Latina a legalizzare i matrimoni
omosessuali. La legislazione approvata la vigilia di Natale va ben oltre quella del
2006, che consentiva le unioni civili tra coppie dello stesso sesso, concedendo a
queste ultime gli stessi benefici finanziari concessi alle coppie eterosessuali. Con
il voto favorevole del parlamento, le coppie omosessuali avranno anche la possibilità
di adottare dei bambini. Dinanzi al dibattito che si è acceso in Messico sulla parificazione
delle unioni omosessuali al matrimonio, la Conferenza episcopale messicana ha fatto
sentire la sua voce in difesa del vero matrimonio, tra un uomo e una donna. Il Segretario
generale dell'episcopato, Mons. Victor Rene Rodriguez, ha detto che i vescovi esprimono
il loro sostegno all'arcivescovo di Mexico, il cardinale Norberto Rivera, e a “qualsiasi
iniziativa che l'arcidiocesi di Mexico intraprenderà in relazione a questo argomento,
causa di polemiche nella società e all'interno della famiglia”. L'istituzione della
famiglia è infatti responsabile della procreazione e di presentare ai bambini un padre
e una madre, come riferimento per la loro educazione ed il loro sviluppo come persone.
In questo senso, i vescovi di diversi stati messicani hanno espresso la loro solidarietà
al cardinale Rivera Carrera, per essersi espresso in difesa dei principi della famiglia
e dei diritti dei minori. L'arcivescovo di Guadalajara, Cardinale Juan Sandoval Iñiguez,
ha detto che l'approvazione delle unioni omosessuali è deplorevole. Riguardo alla
possibilità di adottare bambini, ha sottolineato che “è la cosa più assurda, perché
compromette gravemente il bambino adottato, in quanto distorce totalmente la sua capacità
di identità.” L’arcidiocesi di Mexico ha denunciato pubblicamente le violente critiche
ricevute da diversi settori anti-cattolici per avere difeso la famiglia: “gli insulti
e le accuse contro la Chiesa cattolica e i suoi ministri si sono moltiplicate in questi
giorni, non solo nelle espressioni di alcuni politici del Distretto federale, ma anche
fra molti analisti e commentatori dei media, che hanno espresso il grado di intolleranza
a cui siamo arrivati in Messico.” (R.P.)