Domani a Bruxelles riunione del Quartetto per il Medio Oriente
Il Medio Oriente rimane al centro degli sforzi della diplomazia internazionale per
far ripartire il processo di pace israelo-palestinese. Domani a Bruxelles riunione
dei Paesi mediatori del cosiddetto Quartetto, formato da Onu, Unione Europea, Stati
Uniti e Russia, mentre è atteso nella regione l’inviato della Casa Bianca, George
Mitchell. Il servizio è di Graziano Motta:
Intanto il
primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dato il via ai piani per la costruzione
di una barriera lungo il confine con l'Egitto per impedire l'ingresso a migranti clandestini
provenienti dall'Africa e a quelli che il premier ha definito ''terroristi''. Negli
ultimi anni migliaia di africani e altri migranti sono entrati in Israele attraversando
il confine con l'Egitto. Netanyahu ha comunque assicurato che lo Stato ebraico continuerà
ad accogliere profughi provenienti da zone di conflitto. Sulle possibili ripercussioni
del muro tra Israele ed Egitto, pensato sul modello di quelle barriere già innalzate
con la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, Giada Aquilino ha intervistato padre Pierbattista
Pizzaballa, Custode di Terra Santa:
ITV AQUILINO – PIZZABALLA
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dato il via ai piani per
la costruzione di una barriera lungo il confine con l'Egitto per impedire l'ingresso
a migranti clandestini provenienti dall'Africa e a quelli che il premier ha definito
''terroristi''. Negli ultimi anni migliaia di africani e altri migranti sono entrati
in Israele attraversando il confine con l'Egitto. Netanyahu ha comunque assicurato
che lo Stato ebraico continuerà ad accogliere profughi provenienti da zone di conflitto.
Sulle possibili ripercussioni del muro tra Israele ed Egitto, pensato sul modello
di quelle barriere già innalzate con la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, Giada
Aquilino ha intervistato padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra
Santa:
R. – Grandi
ripercussioni non ci saranno al confine: anche se adesso non c’è una barriera, è già
piuttosto custodito. La barriera servirà ad accentuare la separazione, l’impenetrabilità
del confine.
D. – I muri con i Territori palestinesi
che effetti hanno avuto in questi anni?
R. – Questi
muri stanno chiudendo: di fatto ormai Israele è un’enclave separata rispetto a tutto
il resto del Medio Oriente. Ha ottenuto degli effetti: bisogna riconoscere onestamente
che gli attentati sono quasi del tutto scomparsi.
D.
– E per la popolazione palestinese?
R. – Per i palestinesi
gli effetti sono drammatici, perché sono separati dalle scuole, dal lavoro, dalle
attività: intere comunità sono divise. Il muro blocca la vita di centinaia di migliaia
di palestinesi. Soprattutto nelle zone fra Gerusalemme e Betlemme il muro separa i
bambini dalla scuola, la gente dall’ospedale, gli uomini dai posti di lavoro, creando
seri problemi per la vita normale di ogni giorno.
D.
– Il Papa, l’anno scorso, in Terra Santa disse che “i muri si costruiscono facilmente,
ma non durano per sempre”, “possono essere abbattuti”. Nel discorso al Corpo diplomatico,
stamani il Santo Padre ha levato la sua voce affinché “sia universalmente riconosciuto
il diritto dello Stato d’Israele ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro
confini internazionalmente riconosciuti” e ugualmente “sia riconosciuto anche il diritto
del Popolo palestinese ad una patria sovrana e indipendente, a vivere con dignità
e a potersi spostare liberamente”. Quindi, il pensiero del Pontefice è costante verso
la situazione in Medio Oriente…
R. – Sì, dobbiamo
dire che il Papa non perde occasione per ricordare a tutti, in tutte le sedi, l’importanza
e la sensibilità che questo luogo ha, sottolineando anche i diritti fondamentali che
le due popolazioni hanno e facendolo con molta chiarezza. Per questo c’è grande gratitudine
da parte della popolazione.
D. – Qual è l’auspicio
della Chiesa di Terra Santa per la popolazione locale?
R.
– Che la Chiesa continui, come il Papa sta facendo, e così anche i vescovi, ad essere
presente con la preghiera anzitutto, ma anche con un’azione forte sui mezzi di comunicazione
e sulle autorità politiche, perché questa realtà non venga dimenticata e venga affrontata
con la serenità necessaria.