2010-01-09 15:54:02

Repubblica Ceca: i vescovi contro la Corte europea sulla questione del Crocifisso


“La Corte europea per i Diritti umani è un’autorità giudiziaria creata da una decisione degli Stati europei del Consiglio d’Europa per spiegare la Convenzione europea per la difesa dei Diritti umani e delle Libertà fondamentali e il suo obiettivo è raggiungere una maggiore unità tra i suoi membri per salvaguardare e realizzare gli ideali e i principi che rappresentano la loro eredità comune e favorire il loro progresso economico e sociale”. Così ha scritto la Conferenza episcopale della Repubblica Ceca nei giorni scorsi, pronunciandosi sulla decisione della Corte europea a favore di una madre che protestava per la presenza del Crocifisso nella scuola frequentata dai figli. I vescovi, che sperano che “gli Stati membri del Consiglio d’Europa non neghino i principi sui quali Consiglio e Corte europea per i Diritti dell’uomo sono stati creati”, hanno annunciato che invieranno all’Europa un appello ufficiale. Sulla questione, ricorda l’agenzia Zenit, la Corte non ha, di fatto, ordinato la rimozione dei crocifissi, ma il governo italiano ha presentato un ricorso contro la sentenza. Il 17 dicembre, inoltre, il Parlamento europeo avrebbe dovuto votare su tale ricorso, ma la seduta è poi stata rimandata. La Corte Costituzionale italiana ha stabilito che “se le sentenze della Corte europea per i Diritti umani sono in conflitto con le norme costituzionali italiane, queste sentenze mancano di legittimità”. Una decisione, questa, “poco pubblicizzata”, afferma il Catholic Family and Human Rights Institute, perché potrebbe incoraggiare altri Paesi a “sfidare” la Corte per i Diritti umani, come l’Irlanda, in disaccordo sulla posizione in materia di difesa della vita dei concepiti. La Conferenza episcopale ceca, infine, ricorda come la Croce sia un “attributo cristiano fondamentale e al tempo stesso un simbolo della comune eredità europea”. La Corte, dunque, “manifesta un atteggiamento insensibile verso i sentimenti religiosi delle nazioni europee” e i vescovi si dichiarano impegnati nel respingere con forza questi sforzi di “eliminare le manifestazioni tradizionali della cultura cristiana dalla vita sociale e di sostituirle con atteggiamenti atei”. (R.B.)







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