Mons. Coletti sul tetto del 30% di stranieri nelle classi: scelta prudenziale e rispettosa
Sta facendo discutere in queste ore il limite del 30% agli alunni stranieri in ogni
classe voluto dal Ministero dell’Istruzione. Per alcune associazioni di studenti così
non si aiuta i piccoli stranieri ad integrarsi. Contraria la Cgil, prudente la Cisl,
mentre un sì arriva dall’associazione di genitori Moige. Padre Gianromano Gnesotto,
direttore per la pastorale degli immigrati e rifugiati della Fondazione Migrantes
ha detto: “vogliamo credere nella buona fede che lo stabilire una percentuale massima
di presenza di studenti stranieri in una classe sia finalizzata a inserire gli alunni
stranieri in soprannumero nelle scuole adiacenti”. Alessandro Guarasci ha intervistato
mons. Diego Coletti, presidente della Commissione Episcopale per l’educazione
cattolica:
R. – Una
scelta prudenziale e rispettosa. Mi pare che l’intenzione del Ministero sia quella
di garantire un’opportuna integrazione di questi piccoli immigrati in una cultura
che li accoglie, che li rispetta, ma che si presenta anche come importante e da conoscere
e, per quanto possibile, da condividere. Mi pare che non basti questo a risolvere
il problema nel senso che la presenza, anche solo di un 30 per cento di alunni extracomunitari,
richiede agli insegnanti una preparazione ed una collaborazione che forse merita un
investimento di risorse adeguate, nel senso delle persone, nel senso degli strumenti
attivi per un’educazione adeguata alle loro esigenze. D. – Dunque
una norma da applicare con flessibilità, anche perché poi molti di questi bambini
a volte parlano meglio l’italiano di tanti italiani… R. – Nei
problemi educativi bisogna sempre contemperare la chiarezza e l’esigenza generale
di alcune regole - che devono essere valide per tutti - con l’intelligenza locale
del ripensare nella situazione concreta ciò che veramente è meglio per gli alunni
e per le famiglie. La cosa che mi persuade è che questa norma sia finalizzata all’accoglienza
e all’integrazione in un’identità che viene arricchita poi dalla presenza anche di
altre culture, ma che deve fare un po’ da catalizzatore e da elemento comune e condiviso
di tutti i cittadini italiani.