Assalto alla Nazionale di calcio del Togo: tre morti
Si macchia di sangue la Coppa d’Africa, il più importante torneo calcistico del Continente,
al via domani in Angola. Il pullman su cui viaggiava la Nazionale del Togo è stato
assaltato a colpi di mitra nell'enclave di Cabinda, al confine tra Repubblica Democratica
del Congo e Repubblica del Congo. Pesante il bilancio: tre morti, l'autista del veicolo,
l'allenatore aggiunto e l'addetto stampa della Nazionale togolese e vari feriti tra
calciatori, dirigenti e medici. L'attacco è stato rivendicato dai guerriglieri del
Fronte Liberazione della Cabinda che lottano per l'indipendenza dell’enclave nord
angolana. Il Togo ha richiamato la squadra che dunque si ritira dalla Coppa d'Africa,
nonostante le rassicurazioni del governo angolano sulle massime misure di sicurezza
previste. Intanto la Fifa e il suo presidente, Joseph Blatter, hanno espresso la “massima
solidarietà” per la Nazionale del Togo, sottolineando, in un comunicato, di essere
in contatto con la confederazione calcistica africana per avere una relazione completa
sulla situazione. Salvatore Sabatino ne ha parlato con l’africanista Enrico
Casale, della rivista dei Gesuiti, “Popoli”.
R.
– Questo attentato rischia di compromettere ulteriormente l’immagine del continente
africano: un continente che è già visto come un terreno poco stabile legato alle lotte
tra Paesi e tra diverse etnie e clan. Questo, quindi, spiace perché è vero che in
parte è così, l’Africa è un territorio instabile, però è un territorio che in molte
sue zone sta acquistando non solo stabilità ma anche una discreta ripresa economica
e una stabilità sociale.
D. – Abbiamo visto che l’attacco
è stato rivendicato dai guerriglieri del Fronte Liberazione della Cabinda: quali sono
le loro richieste, perché vogliono la secessione dall’Angola?
R.
– La secessione dall’Angola è ammantata da motivi culturali e politici. Cabinda è
una piccola enclave angolana che confina con la Repubblica del Congo e la Repubblica
democratica del Congo, cioè l’ex Zaire. Questa piccola enclave è ricchissima di petrolio,
è una zona che garantisce delle rendite molto alte all’Angola e quindi da una parte
l’Angola se la tiene stretta perché è una cassaforte di ricchezza e dall’altra gli
abitanti di Cabinda vogliono l’indipendenza per poter gestire in proprio questa ricchezza.
D.
– Crescono a questo punto le preoccupazioni per i Mondiali di calcio che si svolgeranno
in Sudafrica questa estate: ci sono dei rischi concreti?
R.
– Il Sudafrica è uno degli Stati che ha il più alto tasso di criminalità non solo
nel continente africano ma in tutto il mondo. Le statistiche dicono che ci sono un
altissimo numero di omicidi. Spero che il Sudafrica nel preparare questo appuntamento
abbia pensato a delle contromisure serie contro la criminalità, tenendo presente però
che la criminalità non è solamente un problema sociale ma un problema economico. C’è
un forte ricorso alla criminalità da parte di quelle fasce di popolazione che non
hanno nulla e che non riescono a trovare un lavoro e quindi per riuscire a sbarcare
il lunario si dedicano alla rapina e talvolta agli omicidi.