Le Chiese ortodosse del calendario giuliano festeggiano il Natale. Le parole del Patriarca
Kirill
Un auspicio perché la festa della nascita di Cristo avvicini l’umanità a Dio e un
augurio alla Russia perché il 2010 le permetta di risollevarsi dopo “un anno non facile”,
mantenendo la sua “unità spirituale”. Con questi pensieri, il Patriarca ortodosso
di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, ha celebrato la notte scorsa a Mosca la liturgia
della vigilia del Natale, che si celebra oggi nelle Chiese orientali che seguono il
calendario giuliano. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Quattromila
fedeli solo nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore e tre milioni - secondo
stime ministeriali - distribuiti tra le oltre 80 mila chiese e monasteri del Paese.
Tanti sono i russi che nelle scorse ore hanno preso parte ai riti del Natale ortodosso,
nonostante i -15 gradi registrati dai termometri. Per la prima volta nella sua veste
di capo della Chiesa di Mosca e di tutte le Russie, dopo l’elezione avvenuta un anno
fa, il Patriarca Kirill ha presieduto la celebrazione della vigilia. In un messaggio
diffuso ieri, aveva già sottolineato l’importanza del Natale per la rinascita spirituale
dell’uomo e per il suo avvicinamento a Dio, spiegando che è attraverso “la forza della
fede”, al di là delle “differenze di origine etnica o status sociale”, che la Russia
manterrà la “sua unità spirituale” nel mondo contemporaneo. Quindi, durante la liturgia
della vigilia - davanti all’immensa cattedrale gremita di persone e in diretta televisiva
- il Patriarca russo si è soffermato sull’“anno non facile” appena vissuto dal suo
Paese. Il 2009, ha affermato, è stato un anno “molto importante per la nostra
coscienza nazionale. Il popolo e i governanti sono riusciti a superare insieme prove
difficili”. Ad ascoltare queste parole c’era il presidente, Dmitri Medvedev,
che assieme alla moglie ha partecipato alla Messa solenne. Sul capo dello Stato il
Patriarca Kirill ha invocato “l'aiuto di Dio” ringraziandolo al contempo per
essere riuscito ad aiutare la Russia a “non scivolare nella crisi profonda nella quale
si era venuta a trovare dopo le turbolenze politiche degli anni Novanta”. Tradizionale
e prezioso lo scambio di doni finale: il presidente ha regalato al Patriarca ortodosso
un Vangelo manoscritto illustrato con miniature, mentre il Patriarca ha donato a Medvedev
una raccolta in quattro volumi di opere di scrittori russi attivi fra il XIV e il
XX secolo. Lontano 300 km da Mosca, il premier Vladimir Putin ha partecipato
alla solenne liturgia del Natale in una chiesa di Kostroma, città storica della Russia
centrale che si affaccia sulle sponde del fiume Volga. Ma non erano mancate in precedenza
le parole di stima, accompagnate da un generoso contributo, all’indirizzo della Chiesa
ortodossa russa. Incontrando il Patriarca Kirill lo scorso 5 gennaio, al monastero
di San Danilo a Mosca, Putin aveva elogiato la Chiesa per il suo lavoro in
favore dell’“educazione dei cittadini” che, aveva rimarcato, “trasmette l’amore per
i valori spirituali e la storia” ed è condotto “in uno spirito di patriottismo e di
amore per il proprio Paese”. Inoltre, Putin ha anche detto di aver messo a disposizione
una cifra pari a due miliardi di rubli (circa 44 milioni di euro) per permettere il
restauro dei luoghi sacri, dei monasteri e delle chiese distrutte nel secolo scorso
dalla furia dell’ateismo di Stato, annunciando la restituzione alla Chiesa ortodossa,
entro il 2010, del monastero di Novodievici a Mosca, uno dei più belli e importanti
di tutto il Paese. Da parte sua, il Patriarca russo aveva elogiato il premier per
la gestione della crisi economica, avvertita in Russia in modo particolarmente duro. Il
mistero di luce del Natale "sia fonte di gioia e di pace per ogni famiglia e ogni
comunità". Con queste parole, ieri all’Angelus, Benedetto XVI aveva rivolto gli auguri
ai fedeli ortodossi che oggi celebrano il Natale. E particolarmente intense e affollate
sono state le celebrazioni in Terra Santa, che hanno visto i riti del Natale ortodosso
susseguirsi alla liturgia cattolica dell’Epifania, come ci riferisce da Betlemme Sara
Fornari:
Un coro a
più voci, la giornata di ieri a Betlemme, dove il 6 gennaio è vissuto in modo davvero
unico, per il sovrapporsi di liturgie e riti diversi. Tanti turisti, pellegrini da
Russia ed Europa dell’Est, ma anche fedeli arabi cristiani - giunti da varie città
della Terra Santa - hanno riempito la Basilica della Natività di fede e preghiera.
Natale ed Epifania sono celebrati qui come un unico mistero, avente il suo fulcro
nella Grotta della Natività. Adorna in questi giorni di addobbi ed icone, la cripta
è stata animata da inni e preghiere, fino a stamattina: questa notte la Chiesa greco
ortodossa vi ha celebrato solennemente la divina liturgia del Natale. Già nel primo
pomeriggio di ieri, i capi delle Chiese orientali - che seguono il calendario giuliano
- avevano dato inizio alle celebrazioni del Natale: i vescovi della Chiesa copta e
siro ortodossa, e infine il patriarca greco-ortodosso Teofilos, si sono succeduti
nella preghiera presso la stella dell’umile grotta di Betlemme. La comunità abissina
con i tradizionali canti ritmati dai tamburi, ha accompagnato per le strade del centro
l’arcivescovo etiope ortodosso, fino alla chiesa che sorge a pochi passi dalla Natività.
Un alternarsi di inni e liturgie nelle diverse lingue, secondo i turni regolati dallo
status quo, ha scandito tutto il pomeriggio. Culmine delle celebrazioni,
i vespri dell’Epifania nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina, attigua alla grotta,
animati dalla comunità francescana, insieme a molti fedeli locali e pellegrini. I
vespri solenni, presieduti dal Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa,
hanno il loro coronamento nella solenne e suggestiva processione che lega il luogo
al mistero venerato: al canto del Gloria, il Custode di Terra Santa è sceso alla cripta
della Natività, insieme a tre ministri - simbolicamente i re dell’oriente - con i
loro doni: l’incenso, l’olio profumato, e l’oro della rosa offerta da Papa Paolo VI
al Bambino Gesù in occasione del suo pellegrinaggio a Betlemme il 6 gennaio del 1964.
Presso l’altare dell’adorazione dei Magi è stato proclamato il Vangelo dell’Epifania,
è stato cantato l’inno che dice che proprio qui, avvenne la nascita, la visita dei
pastori e l’adorazione dei Magi. La processione guidata dal Custode, recante l’effigie
del Bambino in trono è risalita in Santa Caterina, in un tripudio di gioia, accolta
dalla venerazione dei fedeli.
Anche le Chiese di Serbia, Georgia, Repubblica
Ceca, Polonia, e i copti di Etiopia e Armenia, così come i monaci del Monte Athos,
festeggiano oggi la Nascita di Gesù. Emanuela Campanile ha raccolto la testimonianza
di una religiosa italiana, suor Laura Girotto, che da anni lavora ad Adua,
in Etiopia, e che descrive la preparazione al Natale dei fedeli della loro missione,
colpiti da una grande povertà:
R. - E’ una
cosa molto diversa dal Natale celebrato nel nostro mondo, dove del significato del
Natale è rimasto poco, ahimè! Qui siamo in un contesto di grandissima povertà e quindi
il Natale è veramente il compleanno di Gesù, Gesù che nasce di nuovo per noi. Non
esiste nulla dell’atmosfera festaiola. A scuola, riproponiamo col teatrino la commemorazione
dell’Avvento: Maria che si mette in viaggio con Giuseppe e l’avvenimento della nascita.
I bambini ricordano i pastori, ricordano gli angeli, i canti di Natale: l’annuncio
vero e proprio della nascita del Redentore. D. - Un Natale
in povertà, dunque. Ma lo spirito con cui festeggiate, qual è? R.
- Per noi è la festa della vita, la festa della redenzione, la festa della salvezza.
Questo è quello che stiamo cercando di trasmettere alla nostra gente. Intorno, c’è
un’atmosfera semplice, di lavoro, di quotidianità. E’ una festa spoglia: proprio come
deve essere stata spoglia la nascita di Gesù. Si tratta soltanto di una festa di famiglia.
Noi ai bambini diamo un panino con la Nutella, diamo un leccalecca e un piccolo Gesù
Bambino in un mini presepio, che ho portato dall’Italia, da dove sono appena rientrata.
Questo è il loro Natale.