Congo: la proposta dei missionari per la pace nel Kivu
“Dopo il rapporto di novembre 2009 del Gruppo degli esperti delle Nazioni Unite sulla
situazione nel nord e sud Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, i grandi della
terra non possono più far finta di ignorare ciò che vi succede” afferma un comunicato,
inviato all’agenzia Fides, della Rete “Pace per il Congo” promossa dai missionari
saveriani che operano nel Kivu. “La lunga e dolorosa serie di massacri, stupri, incendi
di villaggi, sequestri, furti e saccheggi, umiliazioni di ogni genere, di cui la popolazione
civile dei Kivu è vittima e che è stata denunciata dalla società civile congolese
già da molto tempo, è ora a conoscenza di tutti, così pure il fallimento delle operazioni
militari intraprese per riportare la pace” continua il comunicato. I missionari respingono
le interpretazioni del conflitto in chiave etnica e affermano che “la crisi gira intorno
allo sfruttamento illegale delle risorse minerarie della RD Congo (cassiterite, coltan,
oro, wolfram, petrolio e gas metano) in cui sono implicate note multinazionali occidentali
e società minerarie con sede in Europa, Canada, Stati Uniti e Asia”. Per risolvere
il conflitto, la Rete “Pace per il Congo” propone una serie di azioni che la comunità
internazionale dovrebbe intraprendere: 1. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna dovrebbero
esercitare una forte pressione su Rwanda e Uganda mediante la minaccia di sospendere
loro l'aiuto, se ritenuto necessario; 2. Imporre delle sanzioni ai paesi limitrofi
della RD Congo, particolarmente il Rwanda e l'Uganda che, direttamente o indirettamente,
sfruttano illegalmente le risorse minerarie del Paese e alle compagnie o individui
implicati nel commercio illegale di minerali con i gruppi ribelli; 3. Rendere operativa
la tracciabilità dei minerali e di altre ricchezze naturali provenienti dalla RD Congo,
come auspicato anche dal Parlamento Europeo; 4. Respingere, senza la minima tergiversazione,
la militarizzazione della regione dei Grandi Laghi mediante Africom (il comando degli
Stati Uniti per l’Africa) che ha causato già tanta miseria alle popolazioni civili;
5. Impedire il rafforzamento dei regimi autoritari e lottare contro la restrizione
dello spazio politico in tutti i Paesi della regione dei Grandi-Laghi da parte di
coloro che detengono il potere. I missionari inoltre hanno inviato al Presidente statunitense
Barack Obama una Lettera aperta sulla situazione dell’est della Repubblica Democratica
del Congo, nella quale chiedono agli Stati Uniti di “rivedere criticamente la loro
politica di questo ventennio nella Regione dei Grandi Laghi”, di rinunciare alla militarizzazione
della Regione, di adottare una legislazione per la tracciabilità delle materie prime
esportate e di valorizzare il potenziale umano della Regione, “aprendo un dialogo
con le forze vive della società civile e valorizzando i capi locali oggi esautorati”.
(R.P.)