Messa del Papa per l’Epifania: troppa sicurezza di sé allontana da Dio, ammonisce,
poi l’invito all’Angelus ad imitare i Magi, modello di unità tra intelligenza e fede
La troppa sicurezza di sé, la pretesa di conoscere la realtà, la presunzione di giudicare
ci allontana dalla strada di Dio: cosi Benedetto XVI nell’omelia della Santa Messa,
celebrata nella Basilica Vaticana, nell’odierna solennità dell’Epifania del Signore.
All’Angelus il Papa parla dei Magi, uomini di scienza, autentici cercatori della verità,
modello di unità tra intelligenza e fede. Il servizio di Roberta Gisotti:
Giornata
di preghiera con il Papa in San Pietro, di festa e di allegria in piazza e nelle vie
adiacenti, affollate da migliaia di romani e di pellegrini di ogni parte d’Italia
e del mondo.
(canto)
“La
grande luce che irradia dalla Grotta di Betlemme, attraverso i Magi provenienti da
Oriente, inonda l’intera umanità”. Si è soffermato Benedetto XVI sulle parole del
profeta Isaia. “In un solo momento – ha spiegato – egli scorge una realtà destinata
a segnare tutta la storia”. Così come i Magi di cui ci parla l’evangelista Matteo
“sono i primi della grande processione di coloro che, attraverso tutte le epoche della
storia, sanno riconoscere il messaggio della stella” e “trovare, così Colui, che apparentemente
è debole e fragile”, ma “ha il potere di donare la gioia più grande e più profonda
al cuore dell’uomo".
“In Lui, infatti, si manifesta
la realtà stupenda che Dio ci conosce e ci è vicino, che la sua grandezza e potenza
non si esprimono nella logica del mondo, ma nella logica di un bambino inerme, la
cui forza è solo quella dell’amore che si affida a noi.” Così
i doni che i Magi portano, l’incenso, la mirra e l’oro “non rispondono a necessità
primarie o quotidiane” della Sacra Famiglia, ma sono piuttosto “un atto di giustizia”,
sono segno di “sottomissione”; “da quel momento i donatori appartengono al sovrano
e riconoscono la sua autorità”, “come Dio e Re”. “I Magi non possono più proseguire
per la loro strada, non possono più tornare da Erode, non possono più essere alleati
con quel sovrano potente e crudele”.
“Sono stati
condotti per sempre sulla strada del Bambino, quella che farà loro trascurare i grandi
e i potenti di questo mondo e li porterà a Colui che ci aspetta fra i poveri, la strada
dell'amore che solo può trasformare il mondo”. “E’
stata tracciata una nuova strada, è scesa una nuova luce che non si è spenta” “quella
luce non può più essere ignorata”.
“La luce di
Betlemme continua a risplendere in tutto il mondo”. Quello
che nel presepio cerchiamo di riprodurre – ha sottolineato il Santo Padre – “non è
un sogno e neppure un vano gioco di sensazioni e di emozioni, prive di vigore e di
realtà, ma è la Verità che s’irradia nel mondo, anche se Erode sembra essere sempre
più forte e quel Bambino sembra poter essere ricacciato tra coloro che non hanno importanza
o addirittura calpestato”.
“Tuttavia, anche se
i pochi di Betlemme sono diventati molti, i credenti in Gesù Cristo sembrano essere
sempre pochi. Molti hanno visto la stella, ma solo pochi ne hanno capito il messaggio”. “Qual
è la ragione per cui alcuni vedono e trovano e altri no? - si è chiesto allora il
Papa - “Che cosa apre gli occhi e il cuore? Che cosa manca a coloro che restano indifferenti,
a coloro che indicano la strada ma non si muovono?”.
“Possiamo
rispondere: la troppa sicurezza in se stessi, la pretesa di conoscere perfettamente
la realtà, la presunzione di avere già formulato un giudizio definitivo sulle cose
rendono chiusi ed insensibili i loro cuori alla novità di Dio. “Alla
fine, quello che manca – ha ammonito Benedetto XVI - è l'umiltà autentica, che sa
sottomettersi a ciò che è più grande, ma anche il coraggio autentico, che porta a
credere a ciò che è veramente grande, anche se si manifesta in un Bambino inerme".
“Manca
la capacità evangelica di essere bambini nel cuore, di stupirsi, e di uscire da sé
per incamminarsi sulla strada che indica la stella, la strada di Dio”. “Il
Signore però ha il potere di renderci capaci di vedere e di salvarci, da qui l’invocazione
a Dio di darci “un cuore saggio e innocente”.
E’
tornato poi Benedetto XVI all’Angelus a parlare dei Magi “autentici cercatori della
verità”, ricordando che “erano dei sapienti che scrutavano gli astri e conoscevano
la storia dei popoli”, ma il loro sapere – ha sottolineato - lungi dal ritenersi autosufficiente,
era aperto ad ulteriori rivelazioni ed appelli divini”.
“Avrebbero
potuto dire: facciamo da soli, non abbiamo bisogno di nessuno, evitando, secondo la
nostra mentalità odierna, ogni “contaminazione” tra la scienza e la Parola di Dio”. “I
Magi ascoltano le profezie e le accolgono” realizzando “una perfetta armonia tra la
ricerca umana e la Verità divina”, “da veri sapienti sono aperti al mistero che si
manifesta in maniera sorprendente”, confermando “l’unità tra intelligenza e fede”.
Quindi l’invocazione alla Madonna:
“Ci aiuti la
Vergine Maria, modello di vera sapienza, ad essere autentici ricercatori della verità
di Dio, capaci di vivere sempre la profonda sintonia che c’è tra ragione e fede, scienza
e rivelazione”. Dopo la recita
mariana Benedetto XVI ha rivolto un augurio speciale ai fratelli e alle sorelle delle
Chiese Orientali, che celebrano domani il Santo Natale.
“Il
mistero di luce sia fonte di gioia e di pace per ogni famiglia e comunità”. Il
pensiero del Papa è poi andato ai più piccoli nella ricorrenza odierna della Giornata
missionaria dei bambini, un’iniziativa che educa a formare una mentalità aperta al
mondo e ad essere solidali con i coetanei più disagiati.
Infine
i saluti ai numerosissimi fedeli, in particolare ai giovani del movimento “Tra Noi”
e i partecipanti al consueto corteo storico-folclorisitico, ispirato quest’anno alle
città laziali di Alatri, Fiuggi e Vico, che ha sfilato per via della Conciliazione.
“Auguro
a tutti una buona festa dell’Epifania”. (canto)