Don Pasquale Silla: una vocazione nata nel santuario romano del Divino Amore
Pellegrini, fedeli, persone di passaggio: sono quanti giornalmente incontra don
Pasquale Silla, parroco del Santuario della Madonna del Divino Amore di Roma.
Formatosi nel seminario annesso allo stesso santuario, è cresciuto alla scuola del
fondatore don Umberto Terenzi che gli è stato particolarmente vicino nel momento più
importante della sua vita. Al microfono di Tiziana Campisi don Silla ricorda
com’è maturata la sua vocazione sacerdotale:
R. – E’ maturata
durante gli anni di seminario, perché inizialmente non c’era effettivamente un’autentica
vocazione, essendo entrato da piccolo nel seminario della Madonna del Divino Amore.
Poi, però, con il passare del tempo, man mano ho così fatto questa scoperta meravigliosa,
soprattutto affascinato dal primo rettore e parroco del Divino Amore, il servo di
Dio don Umberto Terenzi, che mi accolse qui, in questo santuario stupendo. E lì, proprio
insieme a lui, guardandolo come esercitava il suo sacerdozio, il suo ministero, sono
rimasto coinvolto. Lui aveva un segreto, quello di affidarsi totalmente alla Madonna.
Con la Madonna lui riuscì a capire meglio la sua vita, la sua missione, il suo sacerdozio,
per viverlo in modo così fecondo, come poi effettivamente è successo. Quando raggiunsi
il momento di decidere - perché sa in seminario ci sono tanti anni e si rimanda sempre
la decisione definitiva - quando arrivai alla vigilia della decisione, fui preso veramente
da una grandissima angoscia, una cosa mai provata. Poi don Umberto Terenzi venne a
farci visita durante gli esercizi spirituali ed esposi a lui queste mie paure. Lui
mi incoraggiò e quasi sentii dentro di me come una molla, mi sentii liberato da questa
paura e provai un’immensa gioia, che grazie a Dio ancora cerco di conservare e custodire.
D.
– Un legame particolare il suo con il Santuario del Divino Amore, come lo sente oggi?
R.
– Oggi lo sento come un’unica cosa. Mi sembra di essere assorbito da questo evento
che è il Santuario della Madonna del Divino Amore, dove ho vissuto sia in seminario
che nei primi anni di sacerdozio e dove adesso ho la responsabilità di rettore e parroco.
Quindi, sento tutta questa realtà come una parte di me stesso. Quindi, il Santuario
è per me la mia vita. La parrocchia del Divino Amore è la mia vita. La gente, i fedeli,
i pellegrini, sono loro che in qualche modo mi spingono a fare sempre di più e sempre
meglio.
D. – Fedeli e pellegrini, che cosa le hanno
lasciato?
R. – Mi insegnano sempre, mi stimolano.
Più che lasciare, mi spingono verso un futuro sempre presente, perché le iniziative
qui si susseguono. Il Santuario è un continuo cantiere di attività pastorali, culturali,
promozionali, vocazionali e così via. E la parrocchia è una parrocchia viva: si estende
per 14 km di lunghezza e abbiamo 15 zone pastorali. Quindi, è una parrocchia, grazie
a Dio, molto vivace, con dei gruppi, delle persone, molti laici impegnati che, effettivamente,
sentono la responsabilità di stare in questo luogo e di rappresentare la Madonna del
Divino Amore anche nelle attività parrocchiali.
D.
– Personalmente a che cosa l’ha portata il sacerdozio?
R.
– Il desiderio di rendermi utile, di essere unito a Cristo, di poter spendere la mia
vita in un modo disinteressato e totale al servizio della Chiesa. Questo Santuario
è luogo anche di ascolto. Spesso ci sono casi difficilissimi, complicati, angosciati,
per cui l’ascolto di queste persone fa capire anche cos’è il sacerdote, che deve dare
la presenza di Cristo in qualche modo, e questo non è facile: proporre alla gente
non la mia risposta, la mia presenza, ma la presenza del Signore, che è l’unico vero
medico delle anime e dei corpi, è l’unico che dà salvezza.