Attesa per la dichiarazione di Obama dopo il Vertice di sicurezza sull’allarme terroristico
in Yemen
C’è attesa per la dichiarazione del presidente Usa, Barak Obama, dopo il vertice sulla
sicurezza delle prossime ore. Oggi, ha riaperto l’ambasciata statunitense nello Yemen,
ma la preoccupazione resta alta. Il servizio di Fausta Speranza:
Il
presidente Obama farà una dichiarazione alle 16, ora di Washington, dopo un’intensa
riunione alla Casa Bianca con i consiglieri per la Sicurezza nazionale dedicata al
tentato attacco terroristico di Natale. L'ambasciata Usa a Sanaa ha riaperto oggi
i battenti, dopo due giorni di chiusura, in seguito a quello che è stato definito
il successo delle "operazioni antiterrorismo" condotte ieri dal governo dello Yemen.
Ieri, due militanti di al Qaeda sono stati uccisi e tre altri feriti in uno scontro
con le forze di sicurezza yemenite, nella zona di Arhab, a nord di Sanaa. Restano
invece per ora chiuse nella capitale yemenita le ambasciate di Gran Bretagna e Francia
(quest'ultima solo al pubblico), mentre l'Italia ha deciso di non chiudere la sua.
Scelta difesa oggi dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha anche lodato
la “pronta reazione delle più alte cariche dell'Ue”, le quali hanno deciso di “agire
in maniera coesa sul piano esterno” per affrontare la crisi dello Yemen. Crisi che
sarà al centro della Conferenza internazionale convocata dal governo britannico a
Londra il 28 gennaio, con l'approvazione del segretario generale dell'Onu. Ma
c'è anche un altro fronte interno allo Yemen: stando a quanto affermano ribelli sciiti
yemeniti, in zone al confine con l'Arabia Saudita sedici civili sono rimasti uccisi
e 19 feriti in raid aerei effettuati dall'aviazione saudita negli ultimi giorni. Dalla
scorsa estate, è in corso una guerra civile nel nord dello Yemen (la regione di Saada)
fra i ribelli zaiditi sciiti e il governo di Sanaa e dai primi del novembre 2009 è
coinvolta anche la vicina Arabia Saudita: intervenuta nel conflitto dopo l'uccisione
di alcune sue guardie di frontiera, l’Arabia Saudita ha compiuto già diversi raid
in territorio yemenita contro i ribelli.
Terrorismo
- economia Mentre crescono le preoccupazioni internazionali per l’allarme terrorismo
sul fronte dello Yemen, ci si chiede che tipo di ricadute possano avere le nuove tensioni
internazionali sull’economia mondiale, già provata dalla più importante crisi verificatasi
dal 1929 e in lento cammino verso la ripresa. Eugenio Bonanata ne ha parlato
con Ugo Bertone, direttore di “Finanza e Mercati”:
R. - In questi
giorni, il petrolio sta mostrando segnali di rialzo: è salito abbondantemente sopra
quota 80 dollari, proprio sull’onda dei possibili aumenti della domanda internazionale
per la ripresa. Naturalmente, se a questo si aggiungesse una tensione nello Yemen,
cui dovesse sommarsi una tensione su altri scacchieri "caldi" - il caso iraniano resta
più che mai aperto, ma resiste anche un’incognita molto forte sulla ripresa della
produzione in Iraq - se si aprissero altri focolai di questo tipo, probabilmente l’accelerazione
dell’aumento del prezzo del greggio potrebbe modificare il calendario della ripresa.
Non dimentichiamoci che, quando nel 2007-2008 il petrolio salì oltre quota 100 dollari,
la produzione industriale e la ripresa economica in Occidente, soprattutto negli Stati
Uniti, subì una brusca frenata.
D. - Quali potrebbero
essere invece le conseguenze sull’economia americana?
R.
- Il vero problema americano, in questo momento, non è tanto il problema della produzione,
quanto il problema dei consumi. I consumi sono strettamente legati al problema della
fiducia, la fiducia a sua volta è legata al problema della disoccupazione e, in particolare,
al problema delle abitazioni, con il nodo dei mutui che non si scioglie. Diciamo che
se la crisi fosse di breve durata e si risolvesse con una vittoria o quantomeno con
una dimostrazione di forza e di sicurezza da parte dell’amministrazione americana,
questo potrebbe ricreare condizioni migliori di fiducia nei consumatori americani
e permettere, da questo punto di vista, di accelerare una certa ripresa interna. Se
invece si introducesse un nuovo elemento di incertezza, se in ogni caso si avesse
la sensazione - come si è avuto in questa fase iniziale - che, al di là delle buone
parole, la gestione della sicurezza e la gestione in assoluto della politica americana
sono in una fase caotica, nella quale si rischiano dei black-out e sedici agenzie
di sicurezza si pestano i piedi, ciò potrebbe essere un ulteriore segnale di sfiducia
sul fronte americano e indurre a nuove frenate.
Il
Pam sospende i suoi interventi in Somalia Il Programma alimentare mondiale
dell'Onu (Pam) ha annunciato oggi la decisione di sospendere i suoi interventi nel
sud della Somalia a causa delle continue minacce, intimidazioni ed aggressioni subite
dagli shabaab, il braccio armato di al Qaeda in Somalia, che non vuole che
organizzazioni umanitarie operino su territorio da loro controllato. L’ultima aggressione
è avvenuta ieri con uno duro saccheggio dell’ufficio Pam. Nella nota, l'agenzia Onu
precisa che gli interventi continueranno nel resto del Paese, compresa Mogadiscio,
raggiungendo circa i due terzi della popolazione che manca di cibo: vale a dire, quasi
1,8 milioni di persone.
Iran: sette anni di reclusione e frustrate a un
giornalista Sette anni e quattro mesi di reclusione e 34 frustate è la condanna
pronunciata dalla magistratura iraniana per un giornalista, Bahman Ahmadi-Amui, arrestato
in seguito alle proteste contro la rielezione del presidente Ahmadinejad. Lo rende
noto oggi il sito dell'opposizione Jaras. Ahmadi-Amui, specializzato in economia,
è in carcere dal 20 giugno scorso, quando fu arrestato insieme con la moglie, Jila
Bani-Yaqub, anche lei giornalista, poi rimessa in libertà. Lo scorso novembre, la
televisione di Stato ha reso noto che 86 persone erano state condannate in primo grado
in relazione alle proteste della scorsa estate: a cinque di loro era stata inflitta
la condanna a morte e a 81 pene detentive da 6 mesi a 15 anni. I condannati erano
in attesa del processo d'appello. Ma altre decine di attivisti e giornalisti dell'area
riformista sono stati arrestati dopo le nuove manifestazioni dell'opposizione, che
il 27 dicembre hanno investito Teheran e diverse altre città iraniane. Intanto, le
autorità iraniane hanno vietato ai propri cittadini ogni contatto e cooperazione con
televisioni satellitari che trasmettono dall'estero in persiano e con 61 organizzazioni
non governative, soprattutto americane, accusate di avere avuto “un ruolo nei recenti
disordini”.
La Giunta in Myanmar conferma le elezioni nel 2010 Il
capo della giunta militare del Myanmar, il generale Than Shwe, ha confermato ieri
l'intenzione di una convocazione delle elezioni per l’anno in corso. Il voto si baserà
sulla Costituzione del 2008, che riserva un’ampia porzione di seggi del parlamento
ai militari. Le ultime elezioni si sono svolte nel 1990 e sono state annullate dalla
giunta dopo la vittoria della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi,
leader dell’opposizione e premio Nobel per la Pace, da lunghi anni agli arresti domiciliari.
L’Italia
non venderà vaccini per l’influenza A L’Italia per ora non venderà parte dei
propri vaccini contro l’influenza A, dal momento che la campagna vaccinale non è ancora
finita e proseguirà fino a febbraio. Questa, in sintesi, la posizione espressa da
Fabrizio Oleari, direttore generale Prevenzione e Sanità del Ministero della Salute.
Il chiarimento è avvenuto dopo che alcuni Paesi europei hanno manifestato l’intenzione
di vendere le dosi di vaccino in eccesso ad altre nazioni, specie a quelle dell’est.
Anche nel mondo politico italiano alcuni chiedono che si faccia luce sui motivi dell’acquisto
di eventuali dosi in più. Debora Donnini ha intervistato Giovanni Rezza,
direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità: R.
- Penso che l’allarme sia stata dato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)
all’inizio di questa pandemia e credo che l’Oms non potesse fare altrimenti, perché
avevamo di fronte un virus nuovo con un potenziale diffusivo enorme che richiedeva,
quindi, un tipo di allarme pandemico. Di fatto, la pandemia c’è stata ed è ancora
in corso. La maggior parte dei Paesi del mondo è stata colpita, ma per fortuna l'esito
è stato meno pesante di quanto gli organismi internazionali stessi si aspettassero.
D.
- Per quanto riguarda l’Italia, la sua posizione in relazione ai vaccini?
R.
- Per quanto riguarda l’Italia, è stata tenuta una posizione estremamente cauta. L’Italia
è il Paese occidentale che ha comprato meno vaccino, in quanto - basandosi su stime
che venivano da modelli matematici - era stato deciso di non coprire più del 40 per
cento della popolazione e questo perché diversamente sarebbe stato inutile e non fattibile.
L’Italia è il primo Paese che ha adottato una strategia di vaccinare con una sola
dose le persone comprese fra i 10 e i 65 anni. Quindi, se c’è stato o se c’è un eccesso
di vaccini non è da imputare ad un acquisto troppo massivo, quanto al fatto che finora
c’è stata una risposta alla campagna di vaccinazione non ottimale. Ricordiamo che
altri Paesi, come ad esempio la Francia, hanno comprato più di 90 milioni di dosi,
mentre l’Italia si è fermata a 24 milioni opzionati.
Preoccupazione
per il vulcano Nyiragongo nella Repubblica Democratica del Congo Desta sempre
maggiore preoccupazione, nella Repubblica Democratica del Congo, l’attività del vulcano
Nyiragongo, uno dei più attivi di tutta l’Africa. Dopo la violenta eruzione di sabato
scorso, si teme ora che il lago di lava - un tipo di attività persistente, comune
solo ad altri cinque vulcani nel mondo - possa esondare sui villaggi vicini. Ricordiamo
che il vulcano è situato nel Virunga National Park, noto come parco dei gorilla, a
poco più di 20 chilometri dalla città di Goma. (Panoramica internazionale a cura
di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LIV no. 5
È possibile ricevere gratuitamente,
via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La
richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.