2010-01-05 15:07:33

Attesa per la dichiarazione di Obama dopo il Vertice di sicurezza sull’allarme terroristico in Yemen


C’è attesa per la dichiarazione del presidente Usa, Barak Obama, dopo il vertice sulla sicurezza delle prossime ore. Oggi, ha riaperto l’ambasciata statunitense nello Yemen, ma la preoccupazione resta alta. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

 
Il presidente Obama farà una dichiarazione alle 16, ora di Washington, dopo un’intensa riunione alla Casa Bianca con i consiglieri per la Sicurezza nazionale dedicata al tentato attacco terroristico di Natale. L'ambasciata Usa a Sanaa ha riaperto oggi i battenti, dopo due giorni di chiusura, in seguito a quello che è stato definito il successo delle "operazioni antiterrorismo" condotte ieri dal governo dello Yemen. Ieri, due militanti di al Qaeda sono stati uccisi e tre altri feriti in uno scontro con le forze di sicurezza yemenite, nella zona di Arhab, a nord di Sanaa. Restano invece per ora chiuse nella capitale yemenita le ambasciate di Gran Bretagna e Francia (quest'ultima solo al pubblico), mentre l'Italia ha deciso di non chiudere la sua. Scelta difesa oggi dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha anche lodato la “pronta reazione delle più alte cariche dell'Ue”, le quali hanno deciso di “agire in maniera coesa sul piano esterno” per affrontare la crisi dello Yemen. Crisi che sarà al centro della Conferenza internazionale convocata dal governo britannico a Londra il 28 gennaio, con l'approvazione del segretario generale dell'Onu. Ma c'è anche un altro fronte interno allo Yemen: stando a quanto affermano ribelli sciiti yemeniti, in zone al confine con l'Arabia Saudita sedici civili sono rimasti uccisi e 19 feriti in raid aerei effettuati dall'aviazione saudita negli ultimi giorni. Dalla scorsa estate, è in corso una guerra civile nel nord dello Yemen (la regione di Saada) fra i ribelli zaiditi sciiti e il governo di Sanaa e dai primi del novembre 2009 è coinvolta anche la vicina Arabia Saudita: intervenuta nel conflitto dopo l'uccisione di alcune sue guardie di frontiera, l’Arabia Saudita ha compiuto già diversi raid in territorio yemenita contro i ribelli.

 
Terrorismo - economia
Mentre crescono le preoccupazioni internazionali per l’allarme terrorismo sul fronte dello Yemen, ci si chiede che tipo di ricadute possano avere le nuove tensioni internazionali sull’economia mondiale, già provata dalla più importante crisi verificatasi dal 1929 e in lento cammino verso la ripresa. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Ugo Bertone, direttore di “Finanza e Mercati”:RealAudioMP3

R. - In questi giorni, il petrolio sta mostrando segnali di rialzo: è salito abbondantemente sopra quota 80 dollari, proprio sull’onda dei possibili aumenti della domanda internazionale per la ripresa. Naturalmente, se a questo si aggiungesse una tensione nello Yemen, cui dovesse sommarsi una tensione su altri scacchieri "caldi" - il caso iraniano resta più che mai aperto, ma resiste anche un’incognita molto forte sulla ripresa della produzione in Iraq - se si aprissero altri focolai di questo tipo, probabilmente l’accelerazione dell’aumento del prezzo del greggio potrebbe modificare il calendario della ripresa. Non dimentichiamoci che, quando nel 2007-2008 il petrolio salì oltre quota 100 dollari, la produzione industriale e la ripresa economica in Occidente, soprattutto negli Stati Uniti, subì una brusca frenata.

 
D. - Quali potrebbero essere invece le conseguenze sull’economia americana?

 
R. - Il vero problema americano, in questo momento, non è tanto il problema della produzione, quanto il problema dei consumi. I consumi sono strettamente legati al problema della fiducia, la fiducia a sua volta è legata al problema della disoccupazione e, in particolare, al problema delle abitazioni, con il nodo dei mutui che non si scioglie. Diciamo che se la crisi fosse di breve durata e si risolvesse con una vittoria o quantomeno con una dimostrazione di forza e di sicurezza da parte dell’amministrazione americana, questo potrebbe ricreare condizioni migliori di fiducia nei consumatori americani e permettere, da questo punto di vista, di accelerare una certa ripresa interna. Se invece si introducesse un nuovo elemento di incertezza, se in ogni caso si avesse la sensazione - come si è avuto in questa fase iniziale - che, al di là delle buone parole, la gestione della sicurezza e la gestione in assoluto della politica americana sono in una fase caotica, nella quale si rischiano dei black-out e sedici agenzie di sicurezza si pestano i piedi, ciò potrebbe essere un ulteriore segnale di sfiducia sul fronte americano e indurre a nuove frenate.

 
Il Pam sospende i suoi interventi in Somalia
Il Programma alimentare mondiale dell'Onu (Pam) ha annunciato oggi la decisione di sospendere i suoi interventi nel sud della Somalia a causa delle continue minacce, intimidazioni ed aggressioni subite dagli shabaab, il braccio armato di al Qaeda in Somalia, che non vuole che organizzazioni umanitarie operino su territorio da loro controllato. L’ultima aggressione è avvenuta ieri con uno duro saccheggio dell’ufficio Pam. Nella nota, l'agenzia Onu precisa che gli interventi continueranno nel resto del Paese, compresa Mogadiscio, raggiungendo circa i due terzi della popolazione che manca di cibo: vale a dire, quasi 1,8 milioni di persone.

Iran: sette anni di reclusione e frustrate a un giornalista
Sette anni e quattro mesi di reclusione e 34 frustate è la condanna pronunciata dalla magistratura iraniana per un giornalista, Bahman Ahmadi-Amui, arrestato in seguito alle proteste contro la rielezione del presidente Ahmadinejad. Lo rende noto oggi il sito dell'opposizione Jaras. Ahmadi-Amui, specializzato in economia, è in carcere dal 20 giugno scorso, quando fu arrestato insieme con la moglie, Jila Bani-Yaqub, anche lei giornalista, poi rimessa in libertà. Lo scorso novembre, la televisione di Stato ha reso noto che 86 persone erano state condannate in primo grado in relazione alle proteste della scorsa estate: a cinque di loro era stata inflitta la condanna a morte e a 81 pene detentive da 6 mesi a 15 anni. I condannati erano in attesa del processo d'appello. Ma altre decine di attivisti e giornalisti dell'area riformista sono stati arrestati dopo le nuove manifestazioni dell'opposizione, che il 27 dicembre hanno investito Teheran e diverse altre città iraniane. Intanto, le autorità iraniane hanno vietato ai propri cittadini ogni contatto e cooperazione con televisioni satellitari che trasmettono dall'estero in persiano e con 61 organizzazioni non governative, soprattutto americane, accusate di avere avuto “un ruolo nei recenti disordini”.

La Giunta in Myanmar conferma le elezioni nel 2010
Il capo della giunta militare del Myanmar, il generale Than Shwe, ha confermato ieri l'intenzione di una convocazione delle elezioni per l’anno in corso. Il voto si baserà sulla Costituzione del 2008, che riserva un’ampia porzione di seggi del parlamento ai militari. Le ultime elezioni si sono svolte nel 1990 e sono state annullate dalla giunta dopo la vittoria della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione e premio Nobel per la Pace, da lunghi anni agli arresti domiciliari.

L’Italia non venderà vaccini per l’influenza A
L’Italia per ora non venderà parte dei propri vaccini contro l’influenza A, dal momento che la campagna vaccinale non è ancora finita e proseguirà fino a febbraio. Questa, in sintesi, la posizione espressa da Fabrizio Oleari, direttore generale Prevenzione e Sanità del Ministero della Salute. Il chiarimento è avvenuto dopo che alcuni Paesi europei hanno manifestato l’intenzione di vendere le dosi di vaccino in eccesso ad altre nazioni, specie a quelle dell’est. Anche nel mondo politico italiano alcuni chiedono che si faccia luce sui motivi dell’acquisto di eventuali dosi in più. Debora Donnini ha intervistato Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità:RealAudioMP3

 
R. - Penso che l’allarme sia stata dato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) all’inizio di questa pandemia e credo che l’Oms non potesse fare altrimenti, perché avevamo di fronte un virus nuovo con un potenziale diffusivo enorme che richiedeva, quindi, un tipo di allarme pandemico. Di fatto, la pandemia c’è stata ed è ancora in corso. La maggior parte dei Paesi del mondo è stata colpita, ma per fortuna l'esito è stato meno pesante di quanto gli organismi internazionali stessi si aspettassero.

 
D. - Per quanto riguarda l’Italia, la sua posizione in relazione ai vaccini?

 
R. - Per quanto riguarda l’Italia, è stata tenuta una posizione estremamente cauta. L’Italia è il Paese occidentale che ha comprato meno vaccino, in quanto - basandosi su stime che venivano da modelli matematici - era stato deciso di non coprire più del 40 per cento della popolazione e questo perché diversamente sarebbe stato inutile e non fattibile. L’Italia è il primo Paese che ha adottato una strategia di vaccinare con una sola dose le persone comprese fra i 10 e i 65 anni. Quindi, se c’è stato o se c’è un eccesso di vaccini non è da imputare ad un acquisto troppo massivo, quanto al fatto che finora c’è stata una risposta alla campagna di vaccinazione non ottimale. Ricordiamo che altri Paesi, come ad esempio la Francia, hanno comprato più di 90 milioni di dosi, mentre l’Italia si è fermata a 24 milioni opzionati.

 
Preoccupazione per il vulcano Nyiragongo nella Repubblica Democratica del Congo
Desta sempre maggiore preoccupazione, nella Repubblica Democratica del Congo, l’attività del vulcano Nyiragongo, uno dei più attivi di tutta l’Africa. Dopo la violenta eruzione di sabato scorso, si teme ora che il lago di lava - un tipo di attività persistente, comune solo ad altri cinque vulcani nel mondo - possa esondare sui villaggi vicini. Ricordiamo che il vulcano è situato nel Virunga National Park, noto come parco dei gorilla, a poco più di 20 chilometri dalla città di Goma. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 5

È possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.







All the contents on this site are copyrighted ©.