Iran: rinviata la missione di europarlamentari a Teheran
È stata “rinviata” una missione che un gruppo di parlamentari europei avrebbe dovuto
effettuare in Iran dal 7 all'11 gennaio. Nei giorni scorsi diversi europarlamentari
si erano detti contrari ad effettuare la missione dopo le repressioni delle proteste
di piazza e mentre Teheran rischia sanzioni per il suo programma nucleare, sottolineando
il rischio che l'iniziativa venisse strumentalizzata dal regime iraniano. La decisione
si sarebbe dovuta prendere tra oggi e domani, ma stamane a bloccare la partenza dei
deputati, vietando i visti, è stato il regime di Teheran. Intanto la televisione di
Stato iraniana fa sapere che nelle manifestazioni dell'opposizione del 27 dicembre,
represse con un bilancio di almeno otto morti, sono stati arrestati “alcuni stranieri”
il cui obiettivo era quello di provocare una “guerra psicologica” contro il regime.
Il ministro dell'Intelligence, Heidar Moslehi, citato dalla televisione, ha detto
che gli arrestati sono stranieri che “erano arrivati a Teheran due giorni prima” delle
manifestazioni e che “hanno diretto le iniziative di propaganda e la guerra psicologica”
contro il sistema.
Saccheggiato l’ufficio Onu nel Sud della Somalia Il
gruppo "al Shabaab", considerato il braccio armato somalo di al Qaeda, ha saccheggiato
ieri il quartier generale del Pam, Programma alimentare mondiale, nella città di Buaale,
nel Sud del Paese, regione da loro controllata. Un mese fa gli Shabaab avevano ordinato
all'agenzia delle Nazioni Unite per la lotta alla fame - come avevano già fatto con
altre organizzazioni di aiuti internazionali - di chiudere tutti gli uffici che sorgono
nel territorio da loro controllato, e da allora si sono moltiplicati gli attacchi.
Intanto nella strategica città di Dhusamareb, 500 km a nord di Mogadiscio, è tornata
una calma, seppur molto tesa. La città è stata teatro di scontri violenti tra gli
Shabaab e il gruppo sufita Ahlu Sunna, indipendente, ma alleato del governo centrale,
da venerdì fino a domenica. Molto pesante il bilancio: almeno 47 morti (quasi tutti
combattenti), un centinaio di feriti, e migliaia di civili in fuga. Gli Shabaab puntano
al controllo di Dusamareb poichè faciliterebbe loro l'avanzata verso il Puntland (regione
semi indipendente del nord ovest della Somalia), che mirano a porre sotto il loro
controllo.
Almeno 24 morti in Kenya per le piogge torrenziali Il
Kenya è sconvolto da una settimana da piogge torrenziali che hanno causato finora
almeno 24 morti, molte centinaia di dispersi, animali travolti dalle acque e decine
di migliaia di senzatetto. I danni maggiori nell'est e nel nord est del Paese. Secondo
alcuni esperti, potrebbe essere il temuto arrivo di "el Nino", che però era atteso
nella seconda metà di novembre. Il Kenya è stato anche sconvolto l'anno scorso, come
in quelli precedenti, da una terribile siccità, che ha colpito la maggioranza dei
Paesi del Corno d'Africa.
Controlli sistematici sui voli per i cittadini
di 14 Stati Riguarderanno i cittadini di 14 Paesi in tutto, secondo il "New
York Times", i controlli sistematici sui voli a destinazione degli Stati Uniti e tra
questi ci saranno i cittadini di Pakistan, Arabia Saudita, Nigeria e Yemen. Per tutti
gli altri, in particolare gli americani e gli europei, i controlli non saranno automatici
ma casuali, a meno che i viaggiatori non provengano da uno dei 14 Paesi in questione
o che siano stati inseriti in una lista di persone giudicate pericolose. Ai quattro
Paesi che gli Usa considerano sponsor del terrorismo (Cuba, Iran, Sudan e Siria),
ne sono stati aggiunti dieci: Afghanistan, Algeria, Arabia Saudita, Iraq, Libano,
Libia, Nigeria, Pakistan, Somalia e Yemen.
Iraq: 3 morti a Kirkuk Diversi
ordigni su strada hanno ucciso almeno 3 persone a Kirkuk, città del nord dell'Iraq.
Attacchi come questi non si sono mai interrotti dopo il periodo di scontri accesi
tra fazioni rivali nel periodo 2006-2007. La città è teatro di tensioni tra popolazione
araba e popolazione curda.
Afghanistan Il presidente afghano Hamid
Karzai ha firmato un decreto con cui ha nominato un nuovo sindaco di Kabul, in sostituzione
di Mir Abdul Ahad Sahibi, condannato in primo grado a quattro anni di carcere per
malversazione di fondi. Il nuovo primo cittadino della capitale afghana è Mohammad
Yunus Noandesh, in precedenza vice-ministro del ministero dell'Acqua e dell'Energia.
In un breve saluto, Noandesh ha detto che sua ambizione è "lavorare sodo per trasformare
Kabul in una città sviluppata”, aggiungendo che fornirà dettagli del suo piano dopo
aver riunito i consiglieri comunali. Sahibi che ha sempre assicurato di non essere
colpevole delle imputazioni che hanno portato alla sua condanna, è stato pubblicamente
difeso da Karzai che lo ha definito “un uomo pulito”. Brevemente incarcerato dopo
la condanna, è stato rimesso in libertà dietro cauzione in attesa del processo di
secondo grado. Intanto, viene reso noto oggi che quattro soldati americani sono morti
quando il veicolo su cui viaggiavano nell'Afghanistan meridionale è saltato ieri su
un rudimentale ordigno (ied) attivato a distanza.
A Sharm el Sheikh,
incontro tra Mubarak e Abu Mazen Nel tentativo di riavviare in modo
efficace il processo di pace israelo-palestinese, oggi a Sharm el Sheikh si sono incontrati
il presidente egiziano, Hosni Mubarak, e quello palestinese, Abu Mazen. I due leader
hanno discusso degli sforzi del Cairo per giungere al congelamento degli insediamenti
israeliani e alla fine del blocco imposto alla Striscia di Gaza. L’iniziativa si aggiunge
ai tentativi di mediazione portati avanti dai Paesi del cosiddetto “Quartetto”, formato
da Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia. Sulle possibilità che si giunga ad un
positivo risultato, Giancarlo La Vella ha intervistato Maria Grazia Enardu,
docente di Storia delle Relazioni Internazionale all’Università di Firenze, esperta
di Medio Oriente.
R. – Francamente
tutto è assolutamente interlocutorio finché non si raggiunge la tappa decisiva delle
elezioni palestinesi, parlamento e presidenza, previste alla fine di giugno. Fino
a quel momento né Hamas né Fatah prenderanno alcun impegno, anche perché ogni concessione
sarebbe vista dall’altro come eccessiva, e si può soltanto giocare sul piano internazionale
con il rafforzamento di una possibilità di mediazione egiziana o anche saudita tanto
più che il quadro regionale è complicato da vicende come la guerriglia in Yemen e
i timori dell’Arabia Saudita, i timori della successione a Mubarak e così via. Da
voci abbastanza autorevoli si sa che l’amministrazione Obama sta per proporre un preciso
impegno alle due parti - palestinesi e israeliani - per arrivare a un vero accordo
entro due anni. E’ chiaro che il Quartetto in qualche modo, con possibili movimenti
della Russia, si dovrebbe allineare. D. – Alla base è chiaro
che deve esserci la reale volontà di distensione e di pace da parte dei due protagonisti
israeliani e palestinesi. Qual è il suo pensiero in merito? R.
– Il governo Netanyahu accetta le proposte salvo poi interpretarle sul terreno. Per
esempio l’assoluta insistenza sia americana, sia palestinese, sia araba in generale,
su un vero congelamento degli insediamenti non soltanto nel West Bank ma anche a Gerusalemme
Est - che Israele considera proprio la capitale e che i palestinesi vedono come propria
capitale di un futuro Stato - è assolutamente determinante. Libano:
cambio al vertice del comando di Unifil A fine gennaio il generale italiano
Claudio Graziano, comandante dell’Unifil 2, le forze Onu schierate nel Sud del
Libano, passerà il testimone al collega spagnolo, Alberto Asarta Cuevas. Dopo la cessazione
delle ostilità tra Israele e Libano, ora si sta profilando la possibilità di passare
al cessate il fuoco definitivo. Ma come è cambiato il Libano con la presenza di Unifil
2 dopo la guerra del 2006? Francesca Smacchia lo ha chiesto allo stesso generale
Graziano:
R. – Il Libano
è cambiato moltissimo, non soltanto il Sud del Libano, ma direi tutto il Libano, e
non soltanto dal punto di vista esteriore: dalla distruzione alla ricostruzione delle
case, dalla rimozione delle “cluster munitions” alla ricostruzione generale dell’area,
ma soprattutto in termini sostanziali: fino al 2006 l’esercito libanese non si era
dispiegato nel Sud del Libano, era rimasto ai margini, e quindi quest’area non era
sotto sovranità nazionale; di fatto nel 2006 – e questo è uno dei compiti principali
di Unifil, quello di aiutare il dispiegamento delle forze libanesi – si sono dispiegate
e dove prima c’erano le milizie, adesso c’è la legalità, ci sono le forze libanesi
che stanno assumendo il controllo in generale della nazione, in particolare del Sud
del Libano. Un altro cambiamento importante, evidente è che è stata mantenuta la cessazione
delle ostilità fra Libano e Israele ed è possibile anche qualche progresso nel “confidence
building”, nel creare fiducia tra le parti e quindi nell’aumentare la possibilità
di muoversi dalla sensazione di ostilità, che è lo stato attuale, al cessate-il-fuoco.
Quindi, cambiamenti importanti che devono essere consolidati. D.
– C’è chi continua a considerare Hezbollah un’organizzazione terroristica, primi fra
tutti gli Stati Uniti e anche parte dell’Unione Europea. Lei che li conosce da oltre
tre anni, che idea si è fatto di Hezbollah? R. – Hezbollah è
un elemento complicato. In Europa credo che ci sia soltanto la Gran Bretagna che considera
terroristica la sua ala militare. Nessuno riconosce la legalità e la legittimità delle
armi di Hezbollah: questo è un altro elemento. Sicuramente, Hezbollah è una cosa diversa,
una cosa che richiede una soluzione interna politica libanese; sicuramente non può
essere rimossa con altri mezzi che non siano il dialogo. In
piena campagna elettorale ancora violenti scontri nello Sri Lanka Almeno otto
persone sono rimaste ferite ieri nello Sri Lanka in violenze legate alla campagna
elettorale in svolgimento per le elezioni presidenziali del 26 gennaio. I due più
importanti incidenti sono avvenuti a Kiribathgoda, alla periferia della capitale,
e Nawalapitiya (Sri Lanka centrale). Il primo scontro è avvenuto quando un gruppo
di militanti del Janatha Vimukthi Peramuna (Jvp) e del Partito nazionale unito (Unp),
entrambi all'opposizione, sono stati affrontati da un gruppo di aderenti al governativo
Partito della libertà dello Sri Lanka (Srfp). Cinque i feriti. A Nawalapitiya invece
le parti si sono affrontate duramente dopo che i sostenitori del governo hanno accusato
quelli dell'opposizione di aver attaccato una loro sede elettorale, con un bilancio
di tre persone finite all'ospedale. Nel voto anticipato si affrontano il presidente
uscente Rajapaksa e l'ex comandante dell'esercito e vincitore della guerra con l'Esercito
di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte), Sarath Fonseka.
Wall Street Journal:
è allarme conti pubblici negli Usa “L'amministrazione Obama ha molto da sperare
per il 2010, incluso un nuovo sistema sanitario e una ripresa economica sostenibile.
Ma anche se questi due desideri divenissero realtà, la politica americana si troverà
ad affrontare un problema ancora maggiore il prossimo anno e negli anni futuri: convincere
il mondo che il governo statunitense può rimette i conti pubblici in ordine”. E questo
perchè - secondo alcuni economisti - le finanze pubbliche sono vicine al precipizio.
Lo afferma il "Wall Street Journal" citando alcuni analisti, secondo i quali i nodi
del debito e del budget vanno affrontati e risolti, in seguito al peggioramento registrato
con la crisi finanziaria e le misure di stimolo varate. “Ci stiamo avvicinando al
precipizio”, sostiene in un’intervista al quotidiano Alan Auerbach, economista della
University of California. Dello stesso avviso anche altri economisti, quali Robert
Barro e Martin Feldstein dell'università di Harvard, e Tom Sargent della New York
University. Il direttore del budget dell'amministrazione Obama, Peter Orszag, ha precisato
che la Casa Bianca presenterà un piano concreto per riportare in ordine i conti pubblici
in febbraio, in occasione della finanziaria. “Gli Stati Uniti non possono tagliare
il deficit immediatamente, in quanto rischierebbero di rallentare la nascente ripresa
economica. Ma anche i tentativi di ricondurlo a livello più sostenibile richiederanno
sacrifici ampi. Gli economisti - osserva il "Wall Street Journal" - ritengono che
per pagare il proprio debito nel lungo termine gli Usa dovranno o tagliare la spesa
o alzare le tasse per un valore pari al 9% del Pil, circa il doppio di quanto spendono
per la difesa nazionale”.
Il presidente sudcoreano: nuovo capitolo nelle
relazioni con la Corea del Nord Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak vuole
aprire nel 2010 “un nuovo capitolo” nelle relazioni con la Corea del Nord e chiede,
a tal fine, l'avvio di una struttura “permanente per il dialogo”. In un discorso televisivo
sui piani del governo per il 2010, Lee ha rimarcato la necessità “di aprire un nuovo
capitolo quest'anno nei rapporti intercoreani”, prima di tutto grazie a “un organismo
permanente per il dialogo tra Sud e Nord che dovrebbe essere istituito”. L'apertura
di Lee, promotore di una politica di rigore verso Pyongyang da quando a inizio 2008
è salito alla carica politica e istituzionale più alta di Seul, è giunta a pochi giorni
dall'inatteso messaggio di Capodanno con il quale il regime di Kim Jong-il ha lanciato
un altro segnale di distensione nella crisi nucleare definendo “fondamentale” porre
“fine all'ostile relazione” con gli Usa ed esprimendo la volontà di rendere “denuclearizzata”
la penisola coreana. Lee, dopo un anno di crescenti tensioni con il Nord, autore di
un secondo test nucleare, di lanci di missili e di minacce reiterate di “una pronta
risposta militare”, ha spiegato che i due Paesi dovrebbero lavorare alla “svolta”
dei rapporti. Per questo, il presidente sudcoreano si è augurato un pronto ritorno
di Pyongyang al tavolo dei colloqui a Sei, che coinvolgono le due Coree, Usa, Russia,
Cina e Giappone, per mettere fine ai suoi programmi di armamenti nucleari. Lee ha
inoltre chiesto un progetto intercoreano per ritrovare i corpi dei soldati di Seul
morti durante la guerra di Corea del 1950-53.
Nepal La Corte suprema
nepalese ha sospeso la promozione del generale Toran Jung Bahadur Singh a "numero
due" dell'esercito nepalese al fine di approfondire una denuncia presentata contro
di lui per violazione dei diritti umani. Lo riferisce oggi la stampa a Kathmandu.
I giudici del massimo tribunale hanno fissato una nuova udienza per il 10 gennaio
durante cui il governo dovrà spiegare le ragioni della promozione, decisa il 24 dicembre
scorso, di Singh al prestigioso incarico. Tre esponenti del Partito comunista unificato
nepalese (Upc, maoista) hanno denunciato presso la Corte suprema di essere stati duramente
torturati da uomini del generale appena promosso durante gli anni della guerriglia.
Anche l'Onu ed organizzazioni di difesa dei diritti umani hanno protestato per la
decisione governativa, ricordando che durante la cosiddetta “Guerra del popolo” condotta
dai maoisti, 49 prigionieri in una caserma comandata dal generale Singh scomparvero
nel nulla. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 4
È possibile
ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino
del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.