I vescovi spagnoli: i cattolici non appoggino la nuova legge sull’aborto
“Un passo indietro per quanto riguarda la protezione della vita”: la Conferenza episcopale
spagnola ribadisce quanto affermato, in merito alla riforma della legge sull'aborto,
nella dichiarazione pubblicata il 17 giugno dalla Commissione permanente e fatta propria
dall’Assemblea plenaria il 27 novembre. Secondo i vescovi spagnoli, la riforma inizia
a trattare l’aborto come un diritto della donna, si impone nel sistema educativo la
propaganda dell’aborto, e inoltre si definisce la salute della donna – che, posta
in pericolo, sarebbe una delle ragioni per abortire - come “benessere sociale”, oltre
che “fisico e psichico”. Per questi motivi i presuli - rispondendo alle dichiarazioni
del presidente del Congresso dei Deputati, José Bono, rilasciate ad un quotidiano
spagnolo - hanno ribadito che nessuno, che si attenga agli imperativi della ragione,
può dare il suo appoggio a questa legge e ancor meno i cattolici per coerenza con
la loro fede. In questo caso, inoltre, non è possibile per i cattolici appoggiare
la legge come male minore, invocando l'Enciclica “l’Evangelium Vitae”. La Conferenza
episcopale ha poi ribadito le norme della Congregazione per la Dottrina della Fede
riguardo a questa materia, norme valide in tutto il mondo, per tutti i cattolici,
indipendentemente dall’affiliazione politica. I vescovi ricordano anche il principio
della non ammissione alla Santa Comunione di quanti pubblicamente diano il loro appoggio
o il loro voto ad una legge che non protegga in modo adeguato il diritto alla vita
di coloro che devono nascere. Dopo l’approvazione della nuova legge già sono in atto
le prime mobilitazioni: tra queste anche quella della Confederazione cattolica dei
genitori e degli alunni, che proporrà ai genitori e ai docenti l’obiezione di coscienza
e/o la denuncia davanti ai tribunali se verranno costretti ad insegnare nelle scuole
spagnole l’aborto come diritto. Dal canto suo la Federazione spagnola delle Associazioni
Pro-Vita ha espresso il proprio rifiuto ad una legge che “nega il diritto alla vita
dei più indifesi e trasforma in falso diritto l’omicidio, l’abbandono delle donne
e il calpestare la libertà professionale”. (C.S.)