Le Clarisse tornano a Paganica a nove mesi dal sisma che ha devastato l'Abruzzo
Dopo il dramma del terremoto che lo scorso 6 aprile ha portato in Abruzzo il suo carico
di dolore e devastazione, la speranza è oggi alimentata da confortanti segni di rinascita.
Uno di questi è l’alloggio temporaneo che consente alle Suore clarisse di ritornare
a Paganica dopo l’ospitalità ricevuta, nei mesi scorsi, nel monastero di Pollenza,
in provincia di Macerata. Una suora clarissa ricorda, al microfono di Antonella
Palermo, i tragici momenti del sisma ed esprime la propria gioia per il ritorno
nella cittadina abruzzese:
R. – Improvvisamente,
in pochi secondi, in una notte, ci siamo ritrovate senza più nulla, senza casa e soprattutto
con il dolore per la morte della nostra badessa, Madre Maria Gemma, una donna profondamente
innamorata di Dio. In quegli istanti e nella drammaticità di quella giornata e di
quegli eventi, l’unico conforto è stato pensare che lei era pronta per il Paradiso,
perché con il crollo del tetto e per come è avvenuto il tutto, dovevamo essere tutte
morte. Siamo veramente vive per miracolo, per cui abbiamo pensato anche tanto alla
sua intercessione e sentiamo molto la sua custodia materna che ci accompagna e ci
ha sempre accompagnato in tutti questi mesi in questo cammino.
D.
– Adesso siete in fase di trasloco...
R. – Sì, all’interno
di questo piccolo monastero di legno, che è il miracolo della carità e dell’amore,
venuto su attraverso la solidarietà promossa in particolare da Telepace ed anche attraverso
quella di tanti amici. Abbiamo conosciuto davvero il miracolo dell’amore. Adesso siamo
in questa nuova fase di sistemazione, di adattamento. La struttura è piccola, essenziale,
ma che consente il ripristino della nostra vita quotidiana che è fatta di preghiere,
silenzio, lavoro e fraternità.
D. – Dove si trova
precisamente?
R. – Si trova all’interno del nostro
orto. Provvidenzialmente noi abbiamo tanto spazio verde attorno al monastero che ci
consente proprio di passeggiare, di degustare il silenzio e la bellezza di quella
che è la nostra terra.
D. – Immagino voi siate un
punto di riferimento importante per l’intera comunità di Paganica e dell’aquilano
...
R. – La gente ha vissuto con noi questo dramma.
Le domande che ci facevano in continuazione erano: “Quando ritornate? Abbiamo bisogno
di voi ...”. Siamo state lontane fisicamente ma mai col cuore. Il nostro desiderio
era – ed è sempre stato – quello di ritornare tra la nostra gente. La gente ha proprio
difficoltà, non essendoci più Chiese, nel trovare un luogo dove pregare. La nostra
piccola cappella adesso si offre come punto stabile, la presenza del Tabernacolo con
la presenza del Signore nel quale rifugiarsi e trovare conforto, forza. Quando incontravamo
la gente, quando ci cercava, ci diceva proprio questo: “Sorelle, non abbiamo tanto
bisogno di cose, perché in un modo o nell’altro la solidarietà sta arrivando, ma da
voi abbiamo bisogno di preghiera, abbiamo bisogno di Dio, perché c’è tanto buio”.(Montaggio a cura di Maria Brigini)