Fallito attentato al volo Delta. Obama accusa al Qaeda
Ad una settimana dal fallito attentato sul volo Amsterdam – Detroit, il presidente
degli Stati Uniti Barack Obama ha accusato esplicitamente, per la prima volta, la
cellula yemenita di al Qaeda di aver addestrato e rifornito di esplosivo il giovane
nigeriano che ha provato a farsi esplodere. Nel suo discorso settimanale dalle Hawaii,
Obama ha inoltre annunciato un vertice antiterrorismo da tenersi il prossimo martedì
alla Casa Bianca. Il servizio di Elena Molinari:
Barack Obama
stringe i tempi e convoca un vertice antiterrorismo alla Casa Bianca. Il presidente
americano vi parteciperà dopo aver esaminato il rapporto preliminare sugli errori
umani e sistemici che hanno portato al tentativo di far saltare un aereo di linea
della Delta. “Martedì”, ha detto ieri Obama, “incontrerò personalmente i responsabili
delle agenzie per un aggiornamento delle capacità di rilevamento delle minacce e sulle
misure di sicurezza in vigore”. Il clima si è fatto pesante e qualche testa potrebbe
saltare. Due in particolare le figure di primo piano che rischiano di perdere il posto:
quella del ministro della Sicurezza Interna, Janet Napolitano, e quella del direttore
nazionale per l’Intelligence, Dennis Blair, considerato responsabile del mancato coordinamento
delle diverse agenzie. Intanto dalle indagini emergono nuovi particolari: Umar Farouk
Abdulmutallab fece un’ultima telefonata al padre e questi la trovo così allarmante
da indurlo ad informare alti funzionari del governo nigeriano, che lo accompagnarono
dal capo locale della Cia. Infine il Washington Post rivela che Umar incontrò in Yemen
anche Anwar al-Awlaki, l’imam radicale legato al maggior autore della strage della
sparatoria di Fort Hood. Alla luce degli ultimi episodi, dunque,
anche nel 2010 potrebbe continuare in maniera ancora più impegnativa la lotta della
comunità internazionale al terrorismo, una lotta che vede gli Stati Uniti in prima
linea. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Tiziano Bonazzi, docente
di Storia Americana all’Università di Bologna:
R. – Il 2010
sicuramente è decisivo e, almeno a mio avviso, è quello che hanno capito anche i terroristi
di al Qaeda, quello che hanno capito i talebani e, di conseguenza, si preparano ad
una guerra internazionale contro gli Stati Uniti e contro l’Occidente più forte di
quanto non sia stata nel 2009. D. – Secondo lei, c’è bisogno
di una maggiore coesione internazionale per far fronte ad un’emergenza così grave? R.
– Di coesione internazionale, naturalmente, c’è sempre bisogno ma sappiamo benissimo
che la politica internazionale è fatta di interessi nazionali che sono sempre almeno
parzialmente divergenti, per cui anche di fronte a questa situazione i vari Paesi
perseguiranno linee politiche in cui l’interesse nazionale di ciascuno sarà prevalente.
Parlo sia delle grandi potenze emergenti come Cina, India, di quelle dormienti come
la Russia oppure delle potenze europee. Il che significa che gli Stati Uniti dovranno
portare il massimo peso di questa lotta che non è più una guerra in senso tecnico,
come aveva detto Bush, ma è diventata una campagna di lungo periodo contro il terrorismo. D.
– Sarebbe possibile analizzare quanto c’è dietro a questi continui attacchi e, sulla
base di questo, instaurare un dialogo con le parti moderate del mondo islamico? R.
– Questa è una cosa che è sempre andata avanti. La questione è che da mezzo secolo
l’Occidente non sa come fare a portare avanti questa politica, perché si è sempre
appoggiato ai più terribili tiranni che però erano amici dell’Occidente, e in questo
modo si è alienato la popolazione, si è alienato le culture: è questo il problema
terribile che da mezzo secolo l’Europa, gli Stati Uniti, l’Occidente non sono in grado
di risolvere! E se non si riesce a fare dei passi avanti in questa direzione, cioè
a riconquistare le popolazioni, le cose andranno veramente male! All’inizio della
Guerra fredda, negli anni Quaranta e negli anni Cinquanta, negli Stati Uniti si parlava
di una lotta per la conquista dei cuori e delle menti degli europei, cioè una lotta
per allontanare le popolazioni europee – non i governi europei!, le popolazioni europee
– dal comunismo. Questa lotta gli americani riuscirono a vincerla: fecero sì che la
maggioranza delle popolazioni europee appoggiassero la liberaldemocrazia americana
invece del socialismo-comunismo sovietico. E se non si riesce a far questo anche nei
confronti del mondo arabo-islamico, non si arriva da nessuna parte, purtroppo, a mio
parere!