Abbandonare la via della violenza per costruire un mondo più degno dell’uomo: l'appello
di Benedetto XVI nella Solennità di Maria Madre di Dio e nella Giornata Mondiale della
Pace
Di fronte alla condizione inerme dei bambini vittime della violenza, crollano tutte
le false giustificazioni della guerra: è quanto affermato, stamani, da Benedetto XVI
nella Messa in San Pietro per la Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio, e 43.ma
Giornata Mondiale della Pace. Quindi, all’Angelus, in una Piazza San Pietro gremita
di fedeli nonostante la pioggia, il Papa ha levato un vibrante appello, affinché quanti
hanno scelto di ricorrere alle armi trovino il coraggio di abbandonare la via della
violenza. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Canto – Salve
Mater Misericordiae Volgendo lo sguardo al volto di tanti bambini
sfigurati dalla violenza, gli uomini depongano le armi e si convertano a progetti
di pace: è l’accorato appello di Benedetto XVI, che, nella Messa per la Solennità
di Maria Madre di Dio, ha incentrato la sua omelia proprio sul tema del Volto, il
Volto di Dio e i volti degli uomini. Un tema, ha osservato il Papa, che ci offre una
“chiave di lettura del problema della pace”: “Il volto è
l’espressione per eccellenza della persona, ciò che la rende riconoscibile e da cui
traspaiono sentimenti, pensieri, intenzioni del cuore. Dio, per sua natura, è invisibile,
tuttavia la Bibbia applica anche a Lui questa immagine. Mostrare il volto è espressione
della sua benevolenza, mentre il nasconderlo ne indica l’ira e lo sdegno”. Tutto
il racconto biblico, ha proseguito il Papa, “si può leggere come progressivo svelamento
del volto di Dio fino a giungere alla sua piena manifestazione in Gesù Cristo”. Il
volto di Dio “ha preso un volto umano”, ha aggiunto. E Maria è stata la prima a vedere
questo volto di Dio, “fatto uomo nel piccolo frutto del suo grembo”: “La
madre ha un rapporto tutto speciale, unico e in qualche modo esclusivo con il figlio
appena nato. Il primo volto che il bambino vede è quello della madre, e questo sguardo
è decisivo per il suo rapporto con la vita, con se stesso, con gli altri, con Dio;
è decisivo anche perché egli possa diventare un ‘figlio della pace’”. “Il
Bambino – ha detto il Papa richiamandosi all’iconografia bizantina - guarda la Madre,
e questa guarda noi, quasi a riflettere verso chi osserva, e prega, la tenerezza di
Dio, discesa in Lei dal Cielo e incarnata in quel Figlio di uomo che porta in braccio”.
Ha così legato il mistero del volto di Dio e degli uomini alla pace: “Questa,
infatti, incomincia da uno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto dell’altro
una persona, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua nazionalità, la sua lingua,
la sua religione. (…) In realtà, solo se abbiamo Dio nel cuore, siamo in grado di
cogliere nel volto dell’altro un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non
un rivale o un nemico, ma un altro me stesso, una sfaccettatura dell’infinito mistero
dell’essere umano”. “Chi ha il cuore vuoto – è stata
poi la riflessione del Papa – non percepisce che immagini piatte, prive di spessore.
Più, invece, noi siamo abitati da Dio, e più siamo anche sensibili alla sua presenza
in ciò che ci circonda: in tutte le creature, e specialmente negli altri uomini, benché
a volte proprio il volto umano, segnato dalla durezza della vita e dal male, possa
risultare difficile da apprezzare e da accogliere come epifania di Dio”. Ecco allora
il bisogno di riferirci al volto di un Padre comune che ci ama ed essere educati fin
da piccoli al rispetto dell’altro, anche quando è differente da noi: “Ormai
è sempre più comune l’esperienza di classi scolastiche composte da bambini di varie
nazionalità, ma anche quando ciò non avviene, i loro volti sono una profezia dell’umanità
che siamo chiamati a formare: una famiglia di famiglie e di popoli”. “Più
sono piccoli questi bambini – ha constatato – e più suscitano in noi la tenerezza
e la gioia per un’innocenza e una fratellanza che ci appaiono evidenti: malgrado le
loro differenze, piangono e ridono nello stesso modo, hanno gli stessi bisogni, comunicano
spontaneamente, giocano insieme”: “I volti dei bambini sono
come un riflesso della visione di Dio sul mondo. Perché allora spegnere i loro sorrisi?
Perché avvelenare i loro cuori? Purtroppo, l’icona della Madre di Dio della tenerezza
trova il suo tragico contrario nelle dolorose immagini di tanti bambini e delle loro
madri in balia di guerre e violenze: profughi, rifugiati, migranti forzati”. I
“volti dei piccoli innocenti”, “scavati dalla fame e dalle malattie, volti sfigurati
dal dolore e dalla disperazione”, ha ribadito il Papa, “sono un appello silenzioso
alla nostra responsabilità”: “Di fronte alla loro condizione inerme,
crollano tutte le false giustificazioni della guerra e della violenza. Dobbiamo semplicemente
convertirci a progetti di pace, deporre le armi di ogni tipo e impegnarci tutti insieme
a costruire un mondo più degno dell’uomo”. Si è così soffermato sul
tema della Giornata Mondiale della Pace, “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il
creato”. L’uomo, ha detto il Papa, “è capace di rispettare le creature nella misura
in cui porta nel proprio spirito un senso pieno della vita, altrimenti sarà portato
a disprezzare se stesso e ciò che lo circonda, a non avere rispetto dell’ambiente
in cui vive, del creato”. E ha aggiunto: “Chi sa riconoscere nel cosmo i riflessi
del volto invisibile del Creatore, è portato ad avere maggiore amore per le creature”.
Ed ha lanciato un allarme: “Se l’uomo si degrada, si degrada l’ambiente in cui vive;
se la cultura tende verso un nichilismo, se non teorico, pratico, la natura non potrà
non pagarne le conseguenze”: “Rinnovo, pertanto, il mio
appello ad investire sull’educazione, proponendosi come obiettivo, oltre alla necessaria
trasmissione di nozioni tecnico-scientifiche, una più ampia e approfondita “responsabilità
ecologica”, basata sul rispetto dell’uomo e dei suoi diritti e doveri fondamentali.
Solo così l’impegno per l’ambiente può diventare veramente educazione alla pace e
costruzione della pace”. Canto – Adeste Fideles E
della protezione dell’ambiente è tornato a parlare all’Angelus in Piazza San Pietro.
“Condizione indispensabile per la pace – ha detto – è quello di amministrare con giustizia
e saggezza le risorse naturali della Terra”. Ricordando il recente Vertice di Copenaghen
sul clima, ha così messo l’accento sull’urgenza di “orientamenti concertati sul piano
globale”. Ma ha ribadito che la protezione dell’ambiente inizia con il rispetto per
la vita umana. Quindi, si è rivolto direttamente a quanti hanno scelto la via della
violenza, chiamandoli alla conversione del cuore: “Nel primo giorno
dell’anno, vorrei rivolgere un appello alle coscienze di quanti fanno parte di gruppi
armati di qualunque tipo. A tutti e a ciascuno dico: fermatevi, riflettete, e abbandonate
la via della violenza! Sul momento, questo passo potrà sembrarvi impossibile, ma,
se avrete il coraggio di compierlo, Dio vi aiuterà, e sentirete tornare nei vostri
cuori la gioia della pace, che forse da tempo avete dimenticata”. Un
appello che il Papa ha affidato all’intercessione di Maria, Madre di Dio, che ha dato
alla luce il Salvatore, il Principe della Pace. Dopo la recita dell’Angelus, il Papa
ha ricambiato gli auguri di inizio anno rivoltigli dal presidente della Repubblica
italiana, Giorgio Napolitano, ed ha formulato i migliori auspici al popolo italiano
per l’anno appena iniziato. Quindi, ha dedicato un pensiero speciale alle tante iniziative
di preghiera di questi giorni: dalla marcia della Pace della Comunità di Sant’Egidio
a quella svoltasi ieri a Terni e a L’Aquila. E ancora, un saluto particolare agli
aderenti al Movimento dell’Amore Familiare e ai giovani orionini che, stanotte, hanno
pregato per le famiglie in Piazza San Pietro: "A tutti auguro di custodire
nel cuore, ogni giorno del nuovo anno, la pace che Cristo ci ha donato. Buon anno!".