Migliaia di giovani a Poznan per il pellegrinaggio di fiducia promosso dalla Comunità
di Taizé
Trentamila giovani, provenienti in particolare dall’Europa ma anche da altri continenti,
sono da oggi a Poznan, in Polonia, per partecipare ad una nuova tappa del tradizionale
“pellegrinaggio di fiducia sulla terra” organizzato dalla Comunità di Taizé a fine
anno. In programma incontri di riflessione e momenti di preghiera. Il Papa ha inviato
per l’occasione un messaggio invitando i giovani ad essere veri testimoni di Cristo
per annunciare il Vangelo a quanti cercano Dio talvolta senza neppure saperlo. Ai
partecipanti verrà consegnata la “Lettera dalla Cina” del priore della Comunità di
Taizé, Frère Alois, appena rientrato dalla terra cinese, dove ha passato tre
settimane accanto ai cristiani di questo Paese. Ascoltiamo Frère Alois al microfono
di Helene Destombes:
R. – Avec
cette Lettre, je veux… Con questa lettera, vorrei rendere più attenti alla
situazione della Chiesa in Cina. La Chiesa in Cina è ancora molto piccola e vive con
mezzi molto poveri, ma è caratterizzata da un grande dinamismo e i giovani si rivolgono
spesso alla religione. I giovani vivono la storia di questo Paese, segnato da così
grandi difficoltà, sia per il popolo che per i cristiani stessi. Noi dobbiamo far
comprendere che cose nuove ora diventano possibili. Proprio guardando alla realtà
della Cina, mi sono detto che noi siamo davvero una sola famiglia umana. Partendo
da tutto ciò, la “Lettera dalla Cina” vuole rispondere ad alcune domande: “Come credere
oggi? Quali sono le ragioni per credere oggi?”. E’ questo che vorrei riuscire ad approfondire
con i giovani durante questa settimana e per tutto l’anno a Taizé.
D.
– Essere cristiani in Cina, cosa è più difficile e più doloroso?
R.
– Le plus difficile c’est … La cosa più difficile è certamente quella di
riscoprire un modo “cinese” di vivere la fede, un modo cioè che possa far vivere il
cristianesimo a questo popolo, mantenendo le sue radici. Diventare cristiani implica
un cambiamento, una conversione, ma ci sono dei valori nella tradizione cinese che
sono vicini al cristianesimo. Io penso che questa sia una delle questioni più importanti
per il futuro della Chiesa in Cina.
D. – Durante
questo incontro saranno affrontati molti temi tra cui: “Dio prende sul serio il dubbio
e la ribellione”, “Cosa ne fai della tua libertà?”. Ce ne può parlare?
R.
– Beaucoup des jeunes et de moins jeunes… Molti giovani ed anche meno giovani,
quando si trovano ad affrontare nella loro vita grandi sofferenze – alcune volte sono
davvero grandi sofferenze - possono dubitare dell’amore di Dio. Io penso che il Vangelo
ci chiami a considerare tutto questo molto seriamente. Certo, soltanto Gesù Cristo
può rispondere a questa domanda… Noi non abbiamo assolutamente una risposta a tutto
questo. Quando ero in Cina, ho parlato con una donna cristiana che ha vissuto nella
sua regione il terremoto e mi ha detto: “Io mi sento come Maria, ai piedi della Croce”.
In quel momento non aveva prospettive di speranza. Io credo che la Croce possa parlare
ai giovani di oggi che vivono delle sofferenze. Riguardo poi la questione della libertà,
credo che non si ponga soltanto in Europa, ma in molti altri Paesi. Soprattutto ora,
20 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, i giovani dell’Europa centrale, dell’Europa
dell’Est e degli altri Paesi del mondo devono domandarsi: “Cosa facciamo della nostra
libertà?”. Sono passati vent’anni e c’è stato il tempo dell’entusiasmo; ma ora è forse
il tempo della perseveranza e soprattutto il tempo della scelta: è necessario scegliere
quello che noi vogliamo nella nostra vita!