2009-12-28 16:06:57

Lo Yemen, nuova frontiera Usa della lotta al terrore


E il fallito attentato all’aereo diretto a Detroit, negli Stati Uniti, ha portato a puntare i riflettori sullo Yemen, dove, secondo il "New York Times", gli Stati Uniti avrebbero aperto un nuovo fronte di lotta al terrorismo di Al Qaeda. Secondo le indiscrezioni alcune unità speciali dei Servizi segreti americani avrebbero iniziato ad addestrare le forze di sicurezza yemenite alle tattiche antiterrorismo. Sembra che lo stesso giovane nigeriano autore del fallito attacco abbia ricevuto l’esplosivo e le istruzioni per l’assemblaggio nello Yemen, circostanza ancora non confermata ufficialmente. Sull’attentato e sulla situazione nello Yemen, Debora Donnini ha intervistato Maurizio Calvi, presidente del Ceas, Centro Alti studi per la lotta al terrorismo: RealAudioMP3

R. – Se è accaduto questo fatto lo si deve essenzialmente alle maglie che si sono aperte nella lotta al terrorismo islamico. Il governo yemenita è alleato con il governo degli Stati Uniti e nonostante ciò lo Yemen ha un’area non sotto controllo e dalla quale provengono ovviamente le minacce alla Comunità internazionale. Non vi è dubbio che lo Yemen e la Somalia siano Stati nei quali si concentrino, dal punto di vista territoriale, masse fortissime jihadiste. Il problema è che si tratta anzitutto di cellule – come io le definisco – di "cani sciolti", anche se debbo ritenere che il tentativo di attentato sull’aereo diretto a Detroit abbia visto non solo la presenza di questo nigeriano, ma anche la possibilità che questo nigeriano sia stato accompagnato sia nella concertazione, sia nella formazione, a livelli più alti di alleanze. Di questo non vi è dubbio.
 
D. – Si è fatto il nome di Anwar al-Awlaki, l’imam che si troverebbe nello Yemen e che avrebbe legami anche con Nidal Malik Hasan, il maggiore dell’esercito americano autore della strage di Fort Hood in Texas, compiuta in novembre e nella quale sono morte 13 persone. Questo Anwar al-Awlaki potrebbe essere una nuova figura di spicco di Al Qaeda?
 
R. - Anwar al-Awlaki, secondo analisi che abbiamo fatto, è l’espressione più alta oggi dell’organizzazione di Al Qaeda nel mondo. E’ lui la persona su cui si debbono concentrare le maggiori attenzioni.
 
D. – Il governo dello Yemen è alleato con gli Stati Uniti e il nome del giovane nigeriano era segnalato. Cosa non ha funzionato?
 R. – Se è accaduto questo lo si deve essenzialmente ad un rallentamento dell’azione di prevenzione e di contrasto al terrorismo internazionale e soprattutto dell’elemento di prevenzione, perché bastavano 3-4 piccoli controlli.







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