Il cardinale Angelo Bagnasco a Messina ricorda l'alluvione. Un tragedia che poteva
essere evitata?
Ogni sventura che percuote l'anima e segna la carne ci pone delle domande legittime:
potevamo evitare le cose? Oppure tutto era troppo imponderabile?". Lo ha detto il
cardinale Angelo Bagnasco in relazione all'alluvione che ha colpito il messinese,
durante l’omelia di questo pomeriggio nel duomo della città. Patrizia Casale
Tra i concelebranti,
anche l’arcivescovo di Messina, mons. Calogero La Piana, che descrive al microfono
di Luca Collodi i sentimenti della popolazione a tre mesi ormai dalla tragedia:
R. - Il clima è un po’ di tristezza, indubbiamente, soprattutto nei
comuni che sono stati colpiti dalla tragica alluvione. Tuttavia, si nota un po’ in
tutti il desiderio di ripresa, di ricostruzione, il desiderio di ricominciare. Di
certo, la gente è molto provata, delusa, fiaccata: delusa dalle mancate risposte alle
loro domande di sicurezza, di doveroso contributo e sostegno per i danni subiti dall’alluvione.
D. - Mons. La Piana, quali sono i problemi che ancora sono aperti nella
zona della provincia di Messina, colpita dall’alluvione?
R. - Il vero
problema è che i cittadini hanno constatato tanti buoni propositi a tutti i livelli:
nazionali, regionali, comunali e provinciali da parte dei responsabili. La gente,
però, vuole segni concreti, visibili, tangibili. I problemi sono sempre quelli relativi
al mancato rientro, laddove è possibile rientrare. Si parla di più di 300 persone
che potrebbero riprendere la normalità della vita, nelle proprie abitazioni. Le strade
sono state ormai pulite e liberate dal fango, sgomberate da ogni ostacolo. L'ordinanza
di rientro potrebbe anche essere un segno insieme ai tanti altri piccoli segni di
ripresa e di attività. La gente vuole riprendere, non vuole lasciarsi schiacciare
da ciò che è avvenuto.
D. - Qual è il suo messaggio, mons. La Piana,
alla città e alla provincia di Messina?
R. - Io invito i cittadini ed
i fedeli a guardare quel Bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia e ad
ascoltare attraverso la sua fragilità, il grido dell’umanità che si leva da ogni parte
della terra per invocare aiuto e protezione. Dio ha scelto di percorrere le vie dell’uomo
e Dio ha scelto la via della solidarietà, della condivisione. Il nostro impegno e
il nostro sforzo sta proprio qui: nel sollecitare le coscienze, nel risvegliare una
responsabilità che ci riguarda, che ci appartiene e che è di ognuno di noi.