2009-12-26 13:10:11

Santo Stefano, la fierezza di essere un cristiano. Intervista con mons. Michele Masciarelli


Coraggio e mitezza, orgoglio per la propria identità di cristiano e capacità di perdono fino all'ultimo istante del sacrificio più estremo: c'è tutto questo in Santo Stefano che affronta il martirio per Cristo. Al microfono di Federico Piana, ne parla mons. Michele Giulio Masciarelli, docente alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum e all’Istituto teologico abruzzese-molisano di Chieti:RealAudioMP3

R. - E’ il primo che testimonia la fedeltà a Cristo. E’ significativo che proprio a ridosso del Natale cada la festività di Santo Stefano. San Fulgenzio di Ruspe dice: “Ieri il nostro re, rivestito della carne, è uscito dal seno della Vergine e si è degnato di visitare il mondo; oggi il combattente uscito dalla tenda del suo corpo, è salito trionfante in cielo”. Dunque, c’è una omogeneità di mistero fra la festa di Santo Stefano e l’evento dell’Incarnazione. Direi che la figura di Stefano è anche molto attuale: Giovanni Paolo II parlava del Novecento come del secolo dei martiri: ci sono più santi oggi che nella prima ora del cristianesimo, e questo è impressionante. E’ impressionante come in una società come la nostra così gaudente, così frivola - che ha scelto l’effimero come cifra di riconoscimento - venga invece praticato questo cristianesimo severo, agonico, martiriale.

 
D. - Santo Stefano è stato lapidato: una storia drammatica ma allo stesso tempo bellissima, perché ha testimoniato Cristo…

 
R. - E’ un cristiano della prima ora, fiero di Cristo: si sente, questa fierezza, si sente la sua mitezza. E poi, è un testimone del perdono: è assai importante, questo. La cultura del perdono dovrebbe tornare ad essere un distintivo del cristianesimo. Stefano ci richiama a tanto. Il cristianesimo non può parlare di perdono solo negli intervalli tra un’epoca e l’altra segnata dai Giubilei: il cristianesimo dev’essere pensato come una religione sempre giubilare: cioè è una religione che, oltre al simbolo dell’itineranza, ha quello del perdono.

 
D. - Nonostante tutto, Santo Stefano non recede mai dall’amore a Cristo, non lo rinnega pur sapendo di venire di lì a poco lapidato: dove sta la forza di Santo Stefano, di questo Santo così coraggioso?

 
R. - La forza di Stefano è l’attrazione per il Cristo. Stefano si percepisce nei due capitoli degli Atti che lo riguardano, è profondamente attratto da Cristo. Questo è sempre attuale. Anche noi, nella nostra scelta educativa e nell’educazione che dobbiamo promuovere, non dobbiamo spingere il popolo cristiano dalle "spalle": è offensivo, questo. E' sbagliato anche per un insegnante sospingere l’alunno: dai, fai qualcosa, vai avanti... no. Il problema è attrarre dal davanti: presentare la bellezza di Gesù e di fronte a questa bellezza noi confidiamo che l’uomo non possa resistere. Il legame di amore così potente tra Cristo e Stefano e tra Stefano e Cristo fa sì che il martirio non venga evitato, ma accettato, sì con paura, ma anche con slancio amoroso. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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