Repubblica Centrafricana: l’acqua della pace, dono di Natale in un villaggio stremato
dalla guerra
“Mentre nell’Occidente opulento – scrive dalla Repubblica Centrafricana il padre cappuccino
Cipriano - ci si scambia auguri convenzionali di pace e di serenità, e si preparano
piani che spesso vanno a scapito dei poveri e degli immigrati, mettendo le premesse
di una violenza che cresce con i giorni, da uno sperduto villaggio africano, che non
troverete su nessuna carta geografica, posso mandare una 'lieta notizia' che sa di
miracoloso. Sono sei mesi che qui non si spara più e lunedì scorso è accaduto un fatto
bellissimo: ci siamo trovati a Borodoul, un grosso villaggio sulla strada dove i 'ribelli'
al Governo hanno bruciato le case, perché i giovani avevano rifiutato di arruolarsi
con loro; da tutti i villaggi distrutti dal fuoco è venuta gente con i loro 'mokundji'
(capi), e tutti i 'ribelli' sono venuti per parlare della pace. Ho cominciato io con
una preghiera: 'Dio è la nostra forza e il nostro coraggio - ho detto – e non si può
vivere come bestie braccate, sempre in fuga, pieni di paura. Quando si è violenti
non si ha mai ragione, ma è impossibile ammetterlo, se non c’è la luce di Dio: una
stella'. Poi ci siamo detti in verità tutto ciò che avevamo nel cuore: tutti avevano
la loro sofferenza sepolta nel cuore ed è venuta fuori, facendo anche male. Alla fine
è stata portata una grande bacinella d’acqua e tutti ci siamo lavati le mani, anche
coloro che da mesi le avevano sporche di sangue, e ci siamo abbracciati. Con quell’acqua
è stato poi asperso tutto il villaggio, anche le case bruciate, perché tutto fosse
lavato da un nuovo battesimo, e potesse rifiorire. Poi si è danzato fino a sera. Questa
è stata la nostra preparazione a un Natale che nessuno dimenticherà più”. (A cura
di padre Egidio Picucci)