2009-12-25 14:32:38

L'appello di pace del Patriarca Twal da Betlemme


Migliaia di pellegrini sono giunti in Terra Santa per celebrare il Natale nei luoghi di Gesù. Il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal - nella Messa della Notte nella Basilica della Natività a Betlemme - ha detto che “il regalo più bello” per israeliani e palestinesi, “al di sopra di denaro e ricchezza, è la pace”. Stamani la Messa del Giorno di Natale. Da Betlemme il servizio di Sara Fornari: RealAudioMP3
E’ tornato il Natale, a Betlemme. Intorno alla Basilica della Natività, le tenebre della notte sono state squarciate da luminosi canti di speranza e di gioia. Centinaia di pellegrini, a piccoli gruppi, hanno avuto la grazia di celebrare Messe, fino al mattino, nelle grotte sottostanti l’antica Basilica e nel Campo dei pastori. Mentre nella chiesa di Santa Caterina, adiacente la Basilica della Natività, erano almeno 2.500 i fedeli riuniti per la Messa della Notte, una liturgia solenne, in latino, che è stata presieduta dal patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, e concelebrata – tra gli altri - dal nunzio in Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e Palestina, mons. Antonio Franco, insieme alla comunità francescana, e più di 70 sacerdoti. Un’assemblea riunita da tutte le nazioni della terra, venute ad adorare Gesù, nel luogo della sua nascita, a cui ha preso parte anche il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas. A tutti, il patriarca ha dato il benvenuto, “a nome del Bambino di Betlemme, e a nome di coloro che gli sono simili: i molti bambini nati senza casa o che si trovano nei campi profughi”. “Desideriamo tanto che questa salvezza possa continuare a realizzarsi nell’oggi di Dio, a partire da questa città, da questa grotta e dalla mangiatoia verso cui ci dirigeremo portando in processione il bambino divino!”, ha proseguito mons. Twal, che ha ripetuto l’annuncio: “Il nostro Signore e Salvatore nasce oggi, di nuovo, in mezzo a noi. La parola oggi, rivolta dal Cielo alla Terra più di duemila anni fa, si rivolge allo stesso modo al nostro oggi’, e all’oggi degli uomini di ogni tempo, perché Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre’” (Eb 13,8). Il patriarca ha sottolineato come l’umiltà del Verbo di Dio divenuto carne è per noi un’esortazione costante e un farmaco contro l’orgoglio. Se Dio si è fatto il più povero tra i poveri e il più bisognoso tra i bisognosi, “per avanzare nel nostro cammino verso la felicità eterna” non c’è altra via da seguire, ha spiegato mons. Twal che ha ricordato che i problemi finanziari di oggi derivano dal fatto che il mondo ha dimenticato i poveri. “Il Natale è, e sarà sempre, un grido che turba la coscienza del mondo materialista”, che “finisce per arricchirsi a scapito dei poveri”. A nome di tutti i concittadini di Gesù, il patriarca ha chiesto ai credenti del mondo intero di pregare per la Terra Santa, “una terra che soffre e che spera”, i cui abitanti vivono come fratelli nemici tra loro. Una terra che meriterà davvero di essere chiamata santa solo quando in essa si respireranno la libertà, la giustizia, l’amore, la riconciliazione. Due dolorose domande restano sospese, nell’omelia del pastore della Chiesa latina: come possiamo sperimentare la gioia del Natale, vedendo ripetersi il dramma che accompagnò la nascita storica di Cristo? Come vivere la gioia e la festa, mentre commemoriamo il primo anniversario della guerra e della tragedia di Gaza? Egli ha però proseguito: “Tutto ciò non ci impedisce di cantare e invocare il Salvatore: ‘Se tu squarciassi i cieli e scendessi!’. Signore, Tu sei l’Emmanuele, il ‘Dio con noi’ (Mt 1,23). Tu solo puoi condurre al tuo presepe, attraverso la stella e la Tua grazia, gli uomini in conflitto, i capi e i governanti che hanno il potere di decidere e di tenere in mano il destino degli uomini. Fa’ che tutti possano conoscere il messaggio del Natale, un messaggio che insegna l’umiltà e che ridona all’uomo la sua dignità di figlio di Dio”. Il patriarca ha concluso invocando insieme a tutti gli uomini di buona volontà, “la pace di Dio, fondata sulla giustizia e sulla dignità umana. (…) Ci sia concesso di poter riconoscere in ogni uomo, donna o bambino, il Volto di Gesù, figlio di questa terra, nostro concittadino, che disse: Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio’” (Mt 5,5;7;9).







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