Alle 22 in San Pietro, la Messa della Notte di Natale. Il Papa: avere un cuore
vigilante per vedere la luce dell’amore di Dio nel buio del mondo
Benedetto XVI presiederà oggi alle ore 22, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa
della Notte per la Solennità del Natale del Signore. La solenne celebrazione sarà
preceduta da un breve veglia di preghiera. Nel servizio di Alessandro Gisotti,
ripercorriamo alcune riflessioni del Pontefice sulla bellezza di questa notte luminosa,
in cui Dio si fa piccolo e bisognoso dell’amore umano:
(Tu
scendi dalle stelle)
Nella Notte Santa, la luce squarcia le
tenebre per sempre. Una luce che riscalda il cuore, una luce – ci ricorda Benedetto
XVI - d’amore e speranza. A portarla è un Bambino. E’ Dio che rinuncia al suo splendore
e discende in una stalla, “affinché noi possiamo trovarlo e perché così la sua bontà
tocchi anche noi”. Dio, sottolinea il Papa, è diventato uno di noi, affinché noi potessimo
diventare come Lui:
“Dio è così grande che può farsi
piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso,
affinché noi possiamo amarlo”. (Messa della Notte di Natale, 24 dicembre 2005)
Ma
non tutti sono pronti ad accogliere il Bambino di Betlemme, a lasciarsi guidare dalla
sua luce. “In qualche modo – rileva il Papa – l’umanità attende Dio, la sua vicinanza.
Ma quando arriva il momento, non ha posto per Lui”. E così, troppo spesso, oggi la
società non ha tempo per il sofferente che ha bisogno di cure. Ecco perché, ribadisce
il Pontefice, dobbiamo tornare a quella fonte di luce che svela la verità e illumina
la nostra vita:
“Il messaggio di Natale ci fa riconoscere
il buio di un mondo chiuso, e con ciò illustra senz’altro una realtà che vediamo quotidianamente.
Ma esso ci dice anche, che Dio non si lascia chiudere fuori. Egli trova uno spazio,
entrando magari per la stalla; esistono degli uomini che vedono la sua luce e la trasmettono”.
(Messa della Notte di Natale, 24 dicembre 2007)
Bisogna
dunque essere vigilanti, è l’esortazione di Benedetto XVI, “avere il senso di Dio
e della sua vicinanza” nella vita di ogni giorno. Solo così possiamo comprendere l’amore
di Dio che si è chinato verso le sue creature, mettendosi “nella condizione di dipendenza
totale che è propria di un bambino”. Il segno di Dio, dunque, “è la semplicità, il
segno di Dio è il bambino”. E questo Bambino ha un messaggio per tutti gli uomini:
“Ad un cuore vigilante può essere rivolto il messaggio
della grande gioia: in questa notte è nato per voi il Salvatore. Solo il cuore vigilante
è capace di credere al messaggio. Solo il cuore vigilante può infondere il coraggio
di incamminarsi per trovare Dio nelle condizioni di un bambino nella stalla”. (Messa
della Notte di Natale, 24 dicembre 2008)
Una
stalla, annota il Papa, che rappresenta la terra maltrattata, sfruttata dall’egoismo.
Un mondo “inquinato e minacciato per il suo futuro”. E proprio per questo, Cristo
è venuto in mezzo a noi: “Egli è venuto per ridare alla creazione, al cosmo la sua
bellezza e la sua dignità”. Natale diventa così “una festa della creazione ricostruita”,
in cui possiamo cogliere la “sintonia tra il volere umano e il volere divino”:
“Nella
stalla di Betlemme cielo e terra si toccano. Il cielo è venuto sulla terra. Per questo,
da lì emana una luce per tutti i tempi; per questo lì s’accende la gioia; per questo
lì nasce il canto”. (Messa della Notte di Natale, 24 dicembre 2007)