2009-12-23 15:06:18

Messico. Il cardinale Norberto Rivera: un'aberrazione la legge sulle unioni gay


Il cardinale arcivescovo di Città del Messico, Norberto Rivera, ha definito “un’aberrazione e un’immoralità” la legge approvata nel parlamento del distretto della capitale che, se entrerà in vigore perché il sindaco non porrà il veto, consentirà fra due o tre mesi le unioni “matrimoniali” fra persone dello stesso sesso, le quali potranno anche adottare dei figli. La modifica del codice civile cittadino “è assolutamente inammissibile e condannabile”, ha dichiarato il porporato secondo quanto riferisce la stampa locale, che ha anche precisato: la decisione “ha aperto le porte ad una possibilità perversa, quella di adottare bambini innocenti, ai quali sarà violato il diritto ad avere una propria famiglia, costituita da una madre e da un padre, con i conseguenti danni psicologici e morali che provocherà una simile ingiustizia e arbitrarietà”. I quotidiani della capitale messicana affermano che la dichiarazione del porporato era pronta per essere letta nella Messa di domenica, ma il precipitarsi della decisione ha consigliato di anticipare la diffusione del testo di fronte “all’approvazione di una legge immorale” che ha causato “dolore, impotenza e costernazione”. Il cardinale Norberto Rivera scrive: “La Chiesa considera un’aberrazione equiparare le unioni fra persone del medesimo sesso con il matrimonio poiché si tratta di legami incapaci di raggiungere i fini che hanno dato origine a quest’istituzione insostituibile”. Inoltre, il matrimonio “per i cristiani non è solo una forma di organizzazione sociale poiché è un ordine istituito da Dio dalla creazione del mondo e sopra questa volontà divina che governa la morale coniugale, non può esistere nessuna legge umana”. Voler interferire con leggi umane sul progetto divino assicura il cardinale di Città del Messico “è alterigia” e ciò potrebbe portare “alla rovina della società”. Infine, il porporato rileva che la decisione del parlamento distrettuale non corrisponde al sentire della maggioranza della popolazione e si augura che “possa fungere da antidoto” affinché altri parlamenti dello Stato federale messicano non seguano lo stesso sentiero, imitando “un esempio perverso”. “Occorre fare di tutto per difendere costituzionalmente la famiglia”, sottolinea l’arcivescovo proprio nel momento in cui, da più parti, nella capitale messicana sono cominciate diverse mobilitazioni sia perché il sindaco vieti la legge e non la promulghi, sia per far intervenire la Corte federale che potrebbe dichiarare incostituzionale il corpo legale. (L.B)







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