2009-12-23 13:06:22

La comunità cristiana della Terra Santa si prepara a vivere un altro Natale di dolore e speranza


Domani il patriarca Latino di Gerusalemme Fouad Twal presiederà la Santa Messa della Notte di Natale nella Basilica della Natività a Betlemme: al rito, che inizierà alle 24.00 locali, parteciperà anche il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas. Ieri il patriarca, nel suo tradizionale Messaggio natalizio, ha lanciato un invito alla speranza nonostante le grandi difficoltà che affliggono la comunità cristiana. Ascoltiamo in proposito, al microfono di Manuela Campanile, la testimonianza di un sacerdote italiano, don Mario Cornioli, che opera nella parrocchia di Beit Jala, in Palestina:RealAudioMP3

R. – Faccio un mese in Italia ed un mese in Palestina per lavorare con le nostre comunità cristiane; quando sono in Palestina vivo nella parrocchia di Beit Jala, una parrocchia attaccata a Betlemme: Beit Jala e Beit Shaur sono chiuse dal muro, quindi sono dentro una grande prigione. Il mio compito principale è quello di aiutare i nostri sacerdoti e le nostre comunità a resistere. I nostri cristiani spesso lasciano la Terra Santa proprio perché le condizioni di vita non sono facili, proprio a causa del muro e dell’occupazione che da più di 60 anni sta rendendo la vita difficile.

 
D. – Don Mario, questo muro che cosa impedisce?

 
R. – Il problema più grosso è che impedisce qualunque tipo di libertà: prima di tutto, la libertà di movimento, perché i nostri cristiani non possono muoversi, per esempio nemmeno per andare a Gerusalemme. Questo non è giusto, perché la libertà religiosa è un diritto fondamentale: è un diritto poter andare a pregare nei Luoghi Santi. Un esempio, il mio parroco che è un prete palestinese, non può andare a Gerusalemme da solo, non può andare a trovare il patriarca, non può andare ai ritiri con gli altri sacerdoti, non può frequentare le riunioni. Se per i nostri sacerdoti la situazione è questa, immaginatevi per i nostri cristiani. Pensi che molti nostri ragazzi non hanno mai visto Gerusalemme che dista soltanto sette chilometri!

 
D. – La falsità più grande?

 
R. – La falsità più grande è l’equazione “palestinese=terrorista”: non è vero! I nostri cristiani vogliono avere soltanto la possibilità di vivere una vita dignitosa, non chiedono null’altro. Poi abbiamo anche tantissimi musulmani che chiedono null’altro di più che vivere una vita normale e dignitosa! (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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