La comunità cristiana della Terra Santa si prepara a vivere un altro Natale di dolore
e speranza
Domani il patriarca Latino di Gerusalemme Fouad Twal presiederà la Santa Messa della
Notte di Natale nella Basilica della Natività a Betlemme: al rito, che inizierà alle
24.00 locali, parteciperà anche il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas.
Ieri il patriarca, nel suo tradizionale Messaggio natalizio, ha lanciato un invito
alla speranza nonostante le grandi difficoltà che affliggono la comunità cristiana.
Ascoltiamo in proposito, al microfono di Manuela Campanile, la testimonianza
di un sacerdote italiano, don Mario Cornioli, che opera nella parrocchia di
Beit Jala, in Palestina:
R. – Faccio
un mese in Italia ed un mese in Palestina per lavorare con le nostre comunità cristiane;
quando sono in Palestina vivo nella parrocchia di Beit Jala, una parrocchia attaccata
a Betlemme: Beit Jala e Beit Shaur sono chiuse dal muro, quindi sono dentro una grande
prigione. Il mio compito principale è quello di aiutare i nostri sacerdoti e le nostre
comunità a resistere. I nostri cristiani spesso lasciano la Terra Santa proprio perché
le condizioni di vita non sono facili, proprio a causa del muro e dell’occupazione
che da più di 60 anni sta rendendo la vita difficile.
D.
– Don Mario, questo muro che cosa impedisce?
R. –
Il problema più grosso è che impedisce qualunque tipo di libertà: prima di tutto,
la libertà di movimento, perché i nostri cristiani non possono muoversi, per esempio
nemmeno per andare a Gerusalemme. Questo non è giusto, perché la libertà religiosa
è un diritto fondamentale: è un diritto poter andare a pregare nei Luoghi Santi. Un
esempio, il mio parroco che è un prete palestinese, non può andare a Gerusalemme da
solo, non può andare a trovare il patriarca, non può andare ai ritiri con gli altri
sacerdoti, non può frequentare le riunioni. Se per i nostri sacerdoti la situazione
è questa, immaginatevi per i nostri cristiani. Pensi che molti nostri ragazzi non
hanno mai visto Gerusalemme che dista soltanto sette chilometri!
D.
– La falsità più grande?
R. – La falsità più grande
è l’equazione “palestinese=terrorista”: non è vero! I nostri cristiani vogliono avere
soltanto la possibilità di vivere una vita dignitosa, non chiedono null’altro. Poi
abbiamo anche tantissimi musulmani che chiedono null’altro di più che vivere una vita
normale e dignitosa! (Montaggio a cura di Maria Brigini)