2009-12-21 15:44:32

Messaggio di Natale del vescovo di Trapani: “Scalfire le coscienze per sconfiggere la mafia"


“Ci sentiamo tutti dentro un succedersi vorticoso di fatti che creano smarrimento. Come se la ragione fosse divenuta muta e non sappia più orientare il nostro cammino di uomini verso il bene: una sconfitta della pace, della giustizia, dei più deboli”. È un accorato appello rivolto a tutta la società civile siciliana, perché questo Natale segni un momento di rottura nelle coscienze e nei cuori dei fedeli, il messaggio del vescovo di Trapani, mons. Francesco Micciché, distribuito in questi giorni nelle parrocchie della diocesi siciliana. Le riflessioni del presule si soffermano prima sul “dibattito pubblico che sembra incancrenito e falsato, lontano dai veri problemi delle nostre famiglie, dei nostri giovani e del loro futuro” per poi indicare, attraverso le parole di Benedetto XVI, il vero significato di una speranza che va “al di là della professione o della posizione sociale” e che è animata “da una certezza: il Signore è presente nello scorrere della nostra vita, ci accompagna e un giorno asciugherà anche le nostre lacrime”. Cristo con la sua venuta invita quindi a “costruire ogni giorno, uscendo dal guscio dei piccoli interessi personali e familiari”. Un impegno che tutti sono chiamati ad assumersi per scalfire le coscienze, “per dare una virata a quella strisciante cultura mafiosa che si manifesta nel vivere quotidiano della gente comune e da cui prende linfa vitale la grande mafia, la mafia atea e assassina che attanaglia le potenzialità della nostra terra”. “il racket, le estorsioni ed oggi  la mafia dei colletti bianchi che mette le mani sugli appalti, sui supermercati, sulle operazioni finanziarie più importanti dello Stato” sono, secondo il presule, l’espressione di un male oscuro e penetrante che, se non si riesce a prenderne coscienza in maniera corale, rischia di diventare un anti-Stato legalizzato dall’assenso subìto dal popolo. Il presule mette in guardia anche da un certo “perbenismo che si conviene al mafioso doc, che agli occhi della gente può apparire addirittura come un benefattore, un signore rispettabile, un uomo buono a cui dover ricorrere per risolvere eventuali problemi insorgenti”. Mons. Micciché fa dunque appello alle risorse morali del popolo per creare una catena di solidarietà tra quanti hanno a cuore le sorti dell’isola. Un pensiero particolare è poi rivolto ai giovani e al lavoro delle comunità cattoliche per diffondere modelli alternativi ai tanti “spacciatori di felicità a basso prezzo che ammaliano con le loro mortali lusinghe”. Da qui l’esigenza di attivare percorsi formativi seri, sollevando le menti verso più alti e nobili ideali  difficilmente reperibili nel mercato mediatico contemporaneo. I cristiani sono così chiamati a costruire un regno della giustizia che può affermarsi solo se ci si affida a Cristo, poiché, come scrive il nostro Papa Benedetto XVI, Egli “è carne come noi ed è ‘roccia’ come Dio”. “Possiamo pertanto affermare - dice infine il presule - che Gesù Cristo non riguarda solo i cristiani, o solo i credenti, ma tutti gli uomini, perché Egli, che è il centro della fede, è anche il fondamento della speranza. E della speranza ogni essere umano ha costantemente bisogno”. (M.G.)







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