Messaggio di Natale del vescovo di Trapani: “Scalfire le coscienze per sconfiggere
la mafia"
“Ci sentiamo tutti dentro un succedersi vorticoso di fatti che creano smarrimento.
Come se la ragione fosse divenuta muta e non sappia più orientare il nostro cammino
di uomini verso il bene: una sconfitta della pace, della giustizia, dei più deboli”.
È un accorato appello rivolto a tutta la società civile siciliana, perché questo Natale
segni un momento di rottura nelle coscienze e nei cuori dei fedeli, il messaggio del
vescovo di Trapani, mons. Francesco Micciché, distribuito in questi giorni nelle parrocchie
della diocesi siciliana. Le riflessioni del presule si soffermano prima sul “dibattito
pubblico che sembra incancrenito e falsato, lontano dai veri problemi delle nostre
famiglie, dei nostri giovani e del loro futuro” per poi indicare, attraverso le parole
di Benedetto XVI, il vero significato di una speranza che va “al di là della professione
o della posizione sociale” e che è animata “da una certezza: il Signore è presente
nello scorrere della nostra vita, ci accompagna e un giorno asciugherà anche le nostre
lacrime”. Cristo con la sua venuta invita quindi a “costruire ogni giorno, uscendo
dal guscio dei piccoli interessi personali e familiari”. Un impegno che tutti sono
chiamati ad assumersi per scalfire le coscienze, “per dare una virata a quella strisciante
cultura mafiosa che si manifesta nel vivere quotidiano della gente comune e da cui
prende linfa vitale la grande mafia, la mafia atea e assassina che attanaglia le potenzialità
della nostra terra”. “il racket, le estorsioni ed oggi la mafia dei colletti bianchi
che mette le mani sugli appalti, sui supermercati, sulle operazioni finanziarie più
importanti dello Stato” sono, secondo il presule, l’espressione di un male oscuro
e penetrante che, se non si riesce a prenderne coscienza in maniera corale, rischia
di diventare un anti-Stato legalizzato dall’assenso subìto dal popolo. Il presule
mette in guardia anche da un certo “perbenismo che si conviene al mafioso doc,
che agli occhi della gente può apparire addirittura come un benefattore, un signore
rispettabile, un uomo buono a cui dover ricorrere per risolvere eventuali problemi
insorgenti”. Mons. Micciché fa dunque appello alle risorse morali del popolo per creare
una catena di solidarietà tra quanti hanno a cuore le sorti dell’isola. Un pensiero
particolare è poi rivolto ai giovani e al lavoro delle comunità cattoliche per diffondere
modelli alternativi ai tanti “spacciatori di felicità a basso prezzo che ammaliano
con le loro mortali lusinghe”. Da qui l’esigenza di attivare percorsi formativi seri,
sollevando le menti verso più alti e nobili ideali difficilmente reperibili nel mercato
mediatico contemporaneo. I cristiani sono così chiamati a costruire un regno della
giustizia che può affermarsi solo se ci si affida a Cristo, poiché, come scrive il
nostro Papa Benedetto XVI, Egli “è carne come noi ed è ‘roccia’ come Dio”. “Possiamo
pertanto affermare - dice infine il presule - che Gesù Cristo non riguarda solo i
cristiani, o solo i credenti, ma tutti gli uomini, perché Egli, che è il centro della
fede, è anche il fondamento della speranza. E della speranza ogni essere umano ha
costantemente bisogno”. (M.G.)