2009-12-21 14:43:40

La Terra Santa si appresta a celebrare il Natale: la testimonianza del parroco di Beit Jala


Betlemme “città-simbolo della pace, in Terra Santa e nel mondo intero”. Queste le parole di Benedetto XVI ieri all’Angelus, nella quarta Domenica d’Avvento. Il Pontefice ha ricordato che proprio Betlemme purtroppo, “ai nostri giorni, non rappresenta una pace raggiunta e stabile, ma una pace faticosamente ricercata e attesa”. Ciò nonostante, “la piccola città della Giudea” è pronta a celebrare il Natale di Gesù. Primo appuntamento, il 24 dicembre col Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, che già ieri - alla presenza di una delegazione di Pax Christi - ha celebrato una Messa a Gaza, ad un anno dall’operazione militare israeliana contro Hamas. Ma qual è la situazione in queste ore a Betlemme? Al microfono di Giada Aquilino, ascoltiamo padre Ibrahim Shomali, parroco di Beit Jala, vicino Betlemme:RealAudioMP3

R. – E’ veramente sempre bello celebrare il Natale, perché Natale vuol dire che Dio è venuto a visitarci. La Sua visita è molto bella per noi, specialmente in questi tempi, perché di solito si aprono le porte chiuse dal muro di Betlemme, per far entrare prima il Patriarca e poi tutti coloro che celebrano. Dopo sarà una città aperta a tutti. Questo è il sogno della gente di Betlemme: aprire la città a tutto il mondo, perché tutti vengano a celebrare il Natale con noi.
 
D. – Quali saranno le celebrazioni quest’anno?
 
R. – A Betlemme ci sono delle celebrazioni speciali: il Patriarca di Gerusalemme Fouad Twal entrerà solennemente in piazza, accolto da tutte le comunità scout della Palestina all’una e mezzo. Ci sono molte persone che generalmente vengono da tutta la Palestina. Anche i musulmani partecipano a questa festa, come anche l’Autorità palestinese. Dopo si celebreranno i Vespri, nella Basilica di Santa Caterina, la Basilica della Natività, e a mezzanotte inizierà la Messa di Betlemme per tutto il mondo. Il 25 dicembre, giorno di Natale, alle 10 ci sarà la Messa per la parrocchia e i parrocchiani.
 
D. – Le celebrazioni vanno avanti: ma qual è la situazione intorno a voi?
 
R. – Non è cambiata per niente, perché il muro è ancora là, anche se non vediamo molti militari in giro: c’è la chiusura totale per la gente. Stiamo aspettando i permessi dalle autorità, ma nessuno sa quando arriveranno. La situazione, dunque, è molto difficile. E’ vero che non c’è la guerra, ma la pace non vuol dire assenza di guerra: il fuoco sta ancora sotto la cenere.
 
D. – Da sempre il Papa ha un pensiero speciale per la Terra Santa. Anche ieri all’Angelus ha pregato per Betlemme. E sono tante pure le iniziative di solidarietà, come quelle di Pax Christi, che affiancano la popolazione civile. Che significato hanno questi appelli e queste iniziative?
 
R. – Il Santo Padre è una voce morale per tutto il mondo. Noi sappiamo bene che la voce di Benedetto XVI è molto ascoltata. Sappiamo anche che il Papa è sempre stato vicino a noi: la sua visita a Betlemme ha avuto un gran successo. Qualcuno proprio ieri mi ha detto: “Noi preghiamo per il Santo Padre, perché quando è venuto in Terra Santa abbiamo sentito un padre che è venuto a salutare i suoi figli, ad amarli e a dire loro una parola di verità”. Questa voce grida nel deserto dei cuori della gente. Speriamo che un giorno, come la voce del Battista, sia ascoltata da tutti.







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