2009-12-20 15:39:56

Sugli schermi in Italia torna il classico Disney con La Principessa e il Ranocchio dei fratelli Grimm


Liberamente tratto da una delle più famose fiabe dei fratelli Grimm, è da venerdì scorso sugli schermi italiani La Principessa e il Ranocchio, l’ultimo capolavoro animato della Disney: un ritorno alla cara e vecchia tecnica del passato, con tanto colore e tanta musica, buffi e indimenticabili personaggi per una storia senza tempo in cui trionfano i buoni sentimenti e trovano posto i sogni di tutti i bambini. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Un bacio e la rana non ritorna Principe. Anzi, è la bella ed elegante Tania, pelle dal colore scuro e indomabile passione per la cucina, che si è prestata con riluttanza e coraggio a quell’azione romantica e appassionata, a prendere le sembianze della ranocchia. Bisognerà attraversare molte avventure e pericoli tra le paludi della Lousiana, i vicoli di New Orleans, le belle ville dei ricchi del Quartiere Francese e le stamberghe dei poveri, l’oscuro cimitero e gli scatenati festeggiamenti per il Mardi Gras, affinché tutti riprendano la loro forma originaria e, naturalmente, i cattivi siano puniti e i buoni possano vivere “felici e contenti”. Torna il vecchio, amato e spesso rimpianto cartone animato, senza occhialini da inforcare e storie futuribili; torna la fiaba, quella senza tempo raccontata ai piedi del letto prima di prendere sonno, ancora una volta attinta a quel serbatoio quasi inesauribile fornito dalle raccolte dei fratelli Grimm; tornano il colore sgargiante disegnato soltanto con la matita e la musica a profusione, declinata nei ritmi tradizionali del profondo sud americano (jazz, blues, gospel) che apre il sipario su sgargianti numeri corografici. La Principessa e il Ranocchio è, dunque, una grande e costosa operazione messa in piedi dagli studi della Walt Disney e dal suo direttore creativo, il maestro indiscusso dell’animazione John Lasseter, un dono per tutti i bambini che forse hanno perso negli anni la ricchezza e l’autenticità della “scuola Disney” del tempo che fu e che potrebbero trovare loro stessi erroneamente infantile un film come questo, nei quali poesia, ritmo, immaginazione e sentimenti trionfano senza bisogno di sotterfugi narrativi e orpelli violenti e volgari. I personaggi sono quelli tradizionali, ossia una felice commistione tra esseri umani mossi da diversi interessi e passioni – lo stregone del woodoo dottor Faciler, Mama Odie la Regina del Bayou, la capricciosa Charlotte e il pacioso papà Big Daddy, l’irresponsabile e diseredato Principe Naveen e tutta quella varietà zoologica del quale lo stesso Disney fu creatore originale: l’alligatore con la passione della tromba che vuole diventare umano, la lucciola piuttosto sfortunata e pasticciona dal cuore grande e irrimediabilmente innamorata di una stella, una serie divertentissima di creature di diversa stazza e genere che fanno da corona e spettatori alle disavventure delle nostre ranocchie. Trionfo finale con sfarzoso matrimonio, felicità sparsa e la realizzazione dei nostri sogni che, non dimentichiamolo, sono desideri che possono diventare realtà. Per questo non è soltanto un ritorno al passato, quello voluto dalla Disney e dai due registi della Principessa e il Ranocchio, Ron Clements e John Musker: è la felice intuizione che tutte le fiabe disegnate per il cinema possono trovare spazio non solo nello stupore dei piccoli, ma anche nel cuore dei grandi.







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