2009-12-20 15:41:05

Il vescovo di Terni: la nascita di Gesù deve essere l’inizio di una nuova solidarietà


Il tempo di Avvento per il vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vincenzo Paglia, è scandito dagli incontri con gli studenti e gli insegnanti di una scuola, con gli operai dell’acciaieria Thyssen Krupp, con i detenuti della casa circondariale di Vocabolo Sabbione e con i malati, i medici e gli operatori sanitari dell’ospedale Santa Maria. Seguirà poi il pranzo di Natale con i poveri, gli anziani e le persone sole. Ma quale significato hanno questi incontri? Ascoltiamo lo stesso mons. Vincenzo Paglia intervistato da Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. – Tutto questo sta ad indicare la riscoperta di quell’amore gratuito che a Natale ci viene manifestato. In fondo il Natale non è altro che la discesa tra gli uomini di un Amore impensabile e sconosciuto. Quell’amore che non richiede reciprocità, che non vede se stesso ma, anzitutto, gli altri. Noi abbiamo bisogno di cogliere, da questo mistero, almeno alcune gocce di quest’amore che devono riversarsi – almeno per me – tra i carcerati, i malati, i bambini e tra tutti coloro che aspettano una vita migliore e più serena. I tempi non sono facili. Anzi sono molto difficili. Il rischio è quello di ripiegarsi su se stessi, oppure di accontentarsi di qualche luccichìo di festa ma che non tocca il cuore. Ecco perché sento l’urgenza di rendere vero questo Natale, di renderlo un momento di rinascita interiore, nel cuore.
 
D. – La Conferenza episcopale umbra, nei giorni scorsi, ha posto l’attenzione sulla grave situazione occupazionale determinata dalla crisi economica ma anche da particolari casi di criticità…
 
R. – Noi crediamo che la prima preoccupazione della Chiesa sia quella di portare una parola di speranza nel cuore stesso della società nella quale vive. Proprio adesso facciamo un piccolo convegno anche sulla condizione della regione: una regione che sta invecchiando, che vede i suoi giovani cercare lavoro fuori dal territorio. Una regione colpita da una crisi occupazionale e che stenta ad impegnarsi nell’innovazione. Tutto questo deve preoccupare le otto diocesi dell’Umbria proprio perché è loro compito ridare speranza. La “Gaudium et Spes” non a caso inizia dicendo appunto che le gioie e le speranze, i dolori e le sofferenze della società sono le nostre gioie e le nostre sofferenze. Per questo la Chiesa non deve affermare principi astratti. La Chiesa è chiamata a consolare, a confortare e a spingere affinché anche la società diventi più umana, più giusta e più solidale per tutti. E’ quella preoccupazione per il bene comune che Papa Benedetto ci ha richiamato con grande chiarezza nell’enciclica “Caritas in veritate”. Ecco perché tutto quello che angustia la nostra società è parte delle nostre preoccupazioni.
 
D. – Che significato può assumere la festa cristiana del Natale per chi vive queste situazioni di incertezza e di sofferenza?
 
R. – Credo che la festa cristiana del Natale in questi momenti così difficili debba significare appunto un sussulto di vicinanza, di preoccupazione per chi vive situazioni difficili. In questo senso la nascita di Gesù non può essere un rito astratto o puramente esteriore. Deve significare la nascita di una nuova solidarietà, di un nuovo impegno, la nascita di una nuova responsabilità, soprattutto nei confronti di coloro che vivono in situazioni difficili. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







All the contents on this site are copyrighted ©.