I Santi non sono il passato ma il presente e il futuro di Chiesa e società: così il
Papa per i 40 anni del dicastero per le Cause dei Santi
I Santi fanno risplendere nelle pieghe della storia la luce della grande “dignità”
che Dio ha conferito all’uomo. Con questo pensiero, Benedetto XVI ha concluso il discorso
rivolto questa mattina alle circa 150 persone ricevute in udienza per i 40 anni dall’istituzione
della Congregazione delle Cause dei Santi. Un’occasione che ha permesso al Papa di
riflettere sulle tappe che la Chiesa ha fissato, nel corso della sua bimillenaria
esperienza, per presentare alla cristianità i modelli di testimonianza evangelica.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Proclamare
un Santo o un Beato non vuol dire celebrare un personaggio del passato, ma proporne
il carisma per costruire il “presente e il futuro della Chiesa e della società”. E
documentarne i fatti dell’esistenza non è un atto di burocrazia, ma il riconoscimento
al più alto livello del valore umano e spirituale di uomini e di donne che in vita
rifiutarono la “mediocrità” per amare Cristo amando il prossimo. C’è tutto questo,
ha spiegato Benedetto XVI, dietro quel “complesso di esperienze, di contributi scientifici,
di norme procedurali” che in particolare negli ultimi 500 anni - da Sisto V a Paolo
VI - hanno portato alla creazione del dicastero pontificio delle Cause dei Santi.
Il vostro lavoro, ha detto il Papa agli officiali del Pontificio Consiglio, costituisce
“un significativo contributo all’opera di evangelizzazione”:
“Quando
la Chiesa venera un Santo, annunzia l’efficacia del Vangelo e scopre con gioia che
la presenza di Cristo nel mondo, creduta e adorata nella fede, è capace di trasfigurare
la vita dell’uomo e produrre frutti di salvezza per tutta l’umanità. Inoltre, ogni
beatificazione e canonizzazione è, per i cristiani, un forte incoraggiamento a vivere
con intensità ed entusiasmo la sequela di Cristo, camminando verso la pienezza dell’esistenza
cristiana e la perfezione della carità”. I Santi, ha affermato
il Pontefice, sono “straordinarie figure di credenti” perché “hanno realizzato in
pienezza quella caritas in veritate che è il sommo valore della vita cristiana”,
dimostrata - ha rilevato - attraverso “due significative costanti”:
“Innanzitutto,
il loro rapporto con il Signore, anche quando percorre strade tradizionali, non è
mai stanco e ripetitivo, ma si esprime sempre in modalità autentiche, vive e originali
e scaturisce da un dialogo con il Signore intenso e coinvolgente, che valorizza e
arricchisce anche le forme esteriori. Inoltre, nella vita di questi nostri fratelli
risalta la continua ricerca della perfezione evangelica, il rifiuto della mediocrità
e la tensione verso la totale appartenenza a Cristo”. Dalla
riflessione sul valore della santità, Benedetto XVI è passato a una valutazione delle
tappe canoniche che la Chiesa rispetta per riconoscerla pubblicamente. La Beatificazione,
prima, e la Canonizzazione, poi, sono unite - ha osservato -“da un vincolo di grande
coerenza” e sono precedute dal riconoscimento delle “virtù eroiche” o del martirio
o di un “qualche dono straordinario”: “In questo cammino
la Chiesa accoglie con gioia e stupore i miracoli che Dio, nella sua infinita bontà,
gratuitamente le dona, per confermare la predicazione evangelica. Accoglie, altresì,
la testimonianza dei martiri come la forma più limpida e intensa di configurazione
a Cristo”. Grazie alla “sapienza pedagogica” di questo progressivo
discernimento, ha spiegato il Papa, il popolo di Dio arriva a venerare, prima in ambito
locale, e poi nell’universalità della Chiesa quei fratelli e quelle sorelle che hanno
“raggiunto la gloria di Dio” e sono invitati a imitarne l’eccellenza nella fede. Soprattutto
nel passaggio dalla beatificazione alla canonizzazione, ha osservato il Pontefice,
“si compiono eventi di grande vitalità religiosa e culturale, nei quali invocazione
liturgica, devozione popolare, imitazione delle virtù, studio storico e teologico,
attenzione ai ‘segni dall'alto’ si intrecciano e si arricchiscono reciprocamente”: “La
solennità del Natale, alla quale ci stiamo preparando, fa risplendere in piena luce
la dignità di ogni uomo, chiamato a diventare figlio di Dio. Nell'esperienza dei Santi
questa dignità si realizza nella concretezza delle circostanze storiche, dei temperamenti
personali, delle scelte libere e responsabili, dei carismi soprannaturali (...) La
santità, cioè la trasfigurazione delle persone e delle realtà umane a immagine del
Cristo risorto, rappresenta lo scopo ultimo del piano di salvezza divina, come ricorda
l'apostolo Paolo: ‘Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione’”.