2009-12-19 13:25:48

I Santi non sono il passato ma il presente e il futuro di Chiesa e società: così il Papa per i 40 anni del dicastero per le Cause dei Santi


I Santi fanno risplendere nelle pieghe della storia la luce della grande “dignità” che Dio ha conferito all’uomo. Con questo pensiero, Benedetto XVI ha concluso il discorso rivolto questa mattina alle circa 150 persone ricevute in udienza per i 40 anni dall’istituzione della Congregazione delle Cause dei Santi. Un’occasione che ha permesso al Papa di riflettere sulle tappe che la Chiesa ha fissato, nel corso della sua bimillenaria esperienza, per presentare alla cristianità i modelli di testimonianza evangelica. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Proclamare un Santo o un Beato non vuol dire celebrare un personaggio del passato, ma proporne il carisma per costruire il “presente e il futuro della Chiesa e della società”. E documentarne i fatti dell’esistenza non è un atto di burocrazia, ma il riconoscimento al più alto livello del valore umano e spirituale di uomini e di donne che in vita rifiutarono la “mediocrità” per amare Cristo amando il prossimo. C’è tutto questo, ha spiegato Benedetto XVI, dietro quel “complesso di esperienze, di contributi scientifici, di norme procedurali” che in particolare negli ultimi 500 anni - da Sisto V a Paolo VI - hanno portato alla creazione del dicastero pontificio delle Cause dei Santi. Il vostro lavoro, ha detto il Papa agli officiali del Pontificio Consiglio, costituisce “un significativo contributo all’opera di evangelizzazione”:

 
“Quando la Chiesa venera un Santo, annunzia l’efficacia del Vangelo e scopre con gioia che la presenza di Cristo nel mondo, creduta e adorata nella fede, è capace di trasfigurare la vita dell’uomo e produrre frutti di salvezza per tutta l’umanità. Inoltre, ogni beatificazione e canonizzazione è, per i cristiani, un forte incoraggiamento a vivere con intensità ed entusiasmo la sequela di Cristo, camminando verso la pienezza dell’esistenza cristiana e la perfezione della carità”.
 
I Santi, ha affermato il Pontefice, sono “straordinarie figure di credenti” perché “hanno realizzato in pienezza quella caritas in veritate che è il sommo valore della vita cristiana”, dimostrata - ha rilevato - attraverso “due significative costanti”:

 
“Innanzitutto, il loro rapporto con il Signore, anche quando percorre strade tradizionali, non è mai stanco e ripetitivo, ma si esprime sempre in modalità autentiche, vive e originali e scaturisce da un dialogo con il Signore intenso e coinvolgente, che valorizza e arricchisce anche le forme esteriori. Inoltre, nella vita di questi nostri fratelli risalta la continua ricerca della perfezione evangelica, il rifiuto della mediocrità e la tensione verso la totale appartenenza a Cristo”.
 
Dalla riflessione sul valore della santità, Benedetto XVI è passato a una valutazione delle tappe canoniche che la Chiesa rispetta per riconoscerla pubblicamente. La Beatificazione, prima, e la Canonizzazione, poi, sono unite - ha osservato -“da un vincolo di grande coerenza” e sono precedute dal riconoscimento delle “virtù eroiche” o del martirio o di un “qualche dono straordinario”:
 
“In questo cammino la Chiesa accoglie con gioia e stupore i miracoli che Dio, nella sua infinita bontà, gratuitamente le dona, per confermare la predicazione evangelica. Accoglie, altresì, la testimonianza dei martiri come la forma più limpida e intensa di configurazione a Cristo”.
 
Grazie alla “sapienza pedagogica” di questo progressivo discernimento, ha spiegato il Papa, il popolo di Dio arriva a venerare, prima in ambito locale, e poi nell’universalità della Chiesa quei fratelli e quelle sorelle che hanno “raggiunto la gloria di Dio” e sono invitati a imitarne l’eccellenza nella fede. Soprattutto nel passaggio dalla beatificazione alla canonizzazione, ha osservato il Pontefice, “si compiono eventi di grande vitalità religiosa e culturale, nei quali invocazione liturgica, devozione popolare, imitazione delle virtù, studio storico e teologico, attenzione ai ‘segni dall'alto’ si intrecciano e si arricchiscono reciprocamente”:
 
“La solennità del Natale, alla quale ci stiamo preparando, fa risplendere in piena luce la dignità di ogni uomo, chiamato a diventare figlio di Dio. Nell'esperienza dei Santi questa dignità si realizza nella concretezza delle circostanze storiche, dei temperamenti personali, delle scelte libere e responsabili, dei carismi soprannaturali (...) La santità, cioè la trasfigurazione delle persone e delle realtà umane a immagine del Cristo risorto, rappresenta lo scopo ultimo del piano di salvezza divina, come ricorda l'apostolo Paolo: ‘Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione’”.







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