Predica d’Avvento di padre Cantalamessa: i sacerdoti sono chiamati ad imitare Maria,
modello di chi dona con gioia
Maria, Madre e modello del sacerdote: è questo il tema sviluppato stamani da padre
Raniero Cantalamessa nella terza ed ultima predica di Avvento alla presenza del Papa,
nella Cappella “Redemptoris Mater” in Vaticano. Il predicatore della Casa Pontificia
si è soffermato sul legame speciale che unisce Maria e i sacerdoti, chiamati a vivere
e donare con gioia la fede in Cristo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Qual è il
rapporto tra Maria e il sacerdote? Quali relazioni vi sono tra la maternità di Maria
e il sacerdozio apostolico? Padre Raniero Cantalamessa è partito da queste domande
nella sua ultima predica d’Avvento ed ha subito indicato una forte analogia tra Maria
e il sacerdote: “Maria, per opera dello Spirito Santo,
ha concepito Cristo e, dopo averlo nutrito e portato nel suo seno, lo ha dato alla
luce a Betlemme; il sacerdote, unto e consacrato di Spirito Santo nell’ordinazione,
è chiamato anche lui a riempirsi di Cristo per poi darlo alla luce e farlo nascere
nelle anime mediante l’annuncio della parola, l’amministrazione dei sacramenti”. Se
questa è dunque un’analogia sul piano oggettivo, della grazia, ha rilevato, c’è anche
un’analogia sul piano soggettivo. Ed ha sottolineato che il sacerdote “non può limitarsi
a trasmettere agli altri un Cristo imparato dai libri che non è diventato prima carne
della sua carne e sangue del suo sangue”:
“L’apporto
personale, comune a Maria e al sacerdote, si riassume nella fede. Maria, scrive Agostino,
'per fede concepì e per fede partorì' (fide concepit, fide peperit); anche il sacerdote
per fede porta Cristo nel suo cuore e mediante la fede lo comunica agli altri”. Padre Cantalamessa si è così soffermato sul “sì” di Maria a Dio, che non fu
certo un atto di fede facile:
“Maria viene a trovarsi in una solitudine
assoluta. A chi può dire quello che lei sa? Quello che è avvenuto? Non ha che Dio
di cui fidarsi. E Maria, come ogni ragazza adolescente in Israele che si avvicinava
al matrimonio, sapeva bene quello che era scritto nella legge di Mosé, nel Deuteronomio
al cap. 22, e cioè che la ragazza che il giorno delle nozze non era trovata vergine
doveva essere portata sull’uscio della casa paterna e lapidata dalla gente del villaggio”.
“Dio
– rileva padre Cantalamessa – non strappa mai alle creature dei consensi, nascondendo
loro le conseguenze”. Lo vediamo in tutte le grandi chiamate di Dio. E rammenta che
Simeone ben presto dirà a Maria che una spada le avrebbe trapassato l’anima. Ecco
allora che Maria si pone davanti a noi come modello di chi dona con gioia:
“Maria
disse amen a Dio, un amen totale, con tutto il significato che questa parola ha nella
Bibbia, al punto che Gesù diventa l’amen: 'Io, Padre, perché così è piaciuto a te'.
Maria ha detto veramente un pieno 'sì' a Dio, talmente da poter abbracciare la volontà
di tutta l’umanità. In quel momento rappresentava tutti noi. Dunque, la fede di Maria,
venerabili padri e fratelli, è un atto di amore, di docilità e libero, perché Dio
vuole solo atti liberi, anche se suscitato dalla grazia di Dio”.
E
ribadisce che, come evidenziato dal Concilio Vaticano II, la grandezza di Maria è
la fede. Maria ha camminato nella fede, ha progredito in essa. Tutti dunque “devono
e possono imitare Maria nella sua fede, ma in modo tutto speciale deve farlo il sacerdote”:
“Ciò che i fedeli colgono immediatamente in un sacerdote e in un pastore,
è se ci crede, se crede in ciò che dice e in ciò che celebra. Chi dal sacerdote cerca
anzitutto Dio, se ne accorge subito; chi non cerca da lui Dio, può essere facilmente
tratto in inganno e indurre in inganno lo stesso sacerdote, facendolo sentire importante,
brillante, al passo coi tempi, mentre, in realtà, è un “bronzo che tintinna e un cembalo
squillante”.
Il predicatore della Casa Pontificia ha,
quindi, rammentato che ci sono due brevissime parole che Maria pronunciò al momento
dell’Annunciazione che vengono dette dal sacerdote al momento della sua ordinazione:
“Eccomi” e “Amen”. Proprio da questo “sì”, da questo “Amen” deve sempre ripartire
il sacerdote:
"Il rinnovamento spirituale del sacerdozio cattolico, auspicato
dal Santo Padre, sarà proporzionato allo slancio con cui ognuno di noi, sacerdoti
o vescovi della Chiesa, saremo capaci di pronunciare di nuovo un gioioso: 'Eccomi!'
e 'Sì, lo voglio!', facendo rivivere l’unzione ricevuta nell’ordinazione. Gesù entrò
nel mondo dicendo: 'Ecco, io vengo, per fare, o Dio, la tua volontà!' (Eb 10,7).
Noi lo accogliamo, in questo Natale, con le stesse parole: 'Ecco, io vengo, Signore
Gesù, a fare la tua volontà!'".