Obama al vertice di Copenaghen. L'intervento di mons. Migliore
Giornata decisiva per il raggiungimento di un accordo al vertice sul clima di Copenaghen.
Presenti oltre 120 capi di Stato e di governo, tra i quali il presidente degli Stati
Uniti, Barack Obama, che ha parlato questa mattina al "Bella Center" confermando gli
impegni che gli Stati Uniti avevano messo sul tavolo dei negoziati nei giorni scorsi.
Nelle prossime ore i leader mondiali dovranno trovare almeno un accordo politico,
da tramutare in trattato nel 2010, per non far fallire la conferenza. Da Copenaghen,
ci riferisce il nostro inviato, Salvatore Sabatino:
"Siamo
qui per agire, non per parlare". Usa parole chiare il presidente degli Stati Uniti,
Barack Obama, davanti alla plenaria del vertice Onu sui cambiamenti climatici, a Copenaghen;
parole chiare che si traducono in concretezza e portano un messaggio importante: i
leader riuniti nella capitale danese hanno sulle spalle la responsabilità per il futuro
del mondo. Ed "il mondo ci guarda – ha detto il capo della Casa Bianca – è
fondamentale fare passi in avanti e indicare soluzioni” tanto da spingerlo a dire
che “il mondo deve accettare un accordo anche imperfetto”. Poi la conferma che gli
Stati Uniti sono pronti a fare la propria parte sia per il finanziamento dei Paesi
più poveri che nella riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra; proprio su
questo fronte, ha detto di sperare che saranno in grado di ridurre le loro emissioni
di gas del 17% entro il 2020 rispetto al 2005, così come previsto dalla legislazione
pendente al Congresso. Obama, dunque, ha confermato quanto già detto ieri dal
suo segretario di Stato, Hillary Clinton, consapevole che le sue parole pesano come
un macigno su questo vertice, che rischia di fallire o far decollare l’accordo solo
in quest’ultima giornata.
Una vera corsa contro
il tempo, dunque, tanto che le trattative sono andate avanti per tutta la notte; i
leader hanno prodotto una bozza, concentrata su due punti nodali: l'impegno
a ridurre le emissioni di gas inquinanti per mantenere l'aumento delle temperature
sotto i due gradi e l'obiettivo di finanziare a lungo termine i Paesi in via di sviluppo
con 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020. Resta, invece, da definire la posizione
della Cina, la maggiore economia emergente ed il Paese maggiormente inquinante. Oggi
il premier Wen Jiabao ha detto che il suo Paese è pronto ''a raggiungere,
e anche a superare gli obiettivi'' necessari per la lotta al riscaldamento globale.
Intanto, qui a Copenaghen è giunto anche
un appello ai leader dell’Unione europea presenti, ad essere “moralmente coraggiosi
in questo momento cruciale dei negoziati”. A rivolgerlo alcuni vescovi europei di
Germania, Regno Unito, Austria, Belgio e Irlanda, in una lettera sottoscritta ieri
e inviata al presidente della Commissione europea e ai capi di Stato Ue.
Interessi
nazionali contrastanti e predominio di politiche energetiche: sono tra i tanti fattori
che ostacolano un accordo sul clima a livello mondiale. Lo ha ricordato mons. Celestino
Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Onu di New York, intervenendo
nella giornata di ieri alla Conferenza sui cambiamenti climatici a Copenaghen. Mons.
Migliore ha sottolineato che le soluzioni tecniche, pur necessarie, non possono essere
risolutive e che servono responsabilità, educazione e stili di vita più rispettosi
del Creato. Ha parlato della “crisi morale che l’umanità sta attraversando” sottolineando
come sia parallela a quella sul piano dell’economia, delle risorse alimentari, dell’ambiente,
dell’ambito sociale. Al microfono di Salvatore Sabatino, mons. Migliore si
sofferma sulle difficoltà a raggiungere un accordo a livello mondiale: R.
– C’è veramente una grossa difficoltà ad arrivare ad una comune volontà politica.
La Santa Sede, nel suo intervento, ha fatto rilevare che, se si guarda a tutte le
analisi che sono state fatte su questo fenomeno, si trova grande convergenza sul fatto
che al di là dei dati statistici, di questioni tecnologiche e di somme da investire
o indici di emissione di gas serra da ridurre, c’è una questione fondamentale: quella
di avviarci verso il ripensamento del nostro sistema economico, del nostro sistema
di produzione e di consumo. E questo, ovviamente, richiede contributi sul piano morale,
educativo, formativo, che si devono accompagnare alle questioni più tecniche per risolvere
il problema del riscaldamento globale. Ovviamente, si fa riferimento al messaggio
del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace, che evidenzia tutti gli aspetti
della responsabilità comune che tutte le fasce della società civile, oltre ai governi,
hanno nel risolvere questi problemi. E si conclude con la stessa domanda che il Santo
Padre ha posto nella sua Enciclica “Caritas in veritate”, in cui dice: “Stiamo chiedendo
sempre più spesso ai giovani, alle nuove generazioni, un maggiore rispetto per la
creazione". Ma come possiamo ottenere grande rispetto quando il sistema educativo
e le leggi non aiutano i giovani a rispettare se stessi, a rispettare la vita? Ecco,
questa è una domanda che credo interpelli le coscienze di quelli che lavorano attorno
a tale questione.