2009-12-17 14:59:32

Milingo, arcivescovo emerito di Lusaka, dimesso dallo stato clericale


Perdita dei diritti e doveri connessi allo stato clericale, eccetto l’obbligo del celibato; proibizione dell’esercizio del ministero; scomunica per le ordinazioni episcopali senza mandato pontificio: sono alcune delle decisioni assunte dalla Santa Sede circa l’arcivescovo emerito di Lusaka, Emmanuel Milingo, contenute in un comunicato della Sala Stampa vaticana. Il servizio di Roberto Piermarini:RealAudioMP3

Da diversi anni - si legge nella nota - la Chiesa segue con particolare sofferenza gli sviluppi legati agli incresciosi comportamenti dell'arcivescovo emerito di Lusaka, Emmanuel Milingo. Numerosi sono stati i tentativi intrapresi per riportarlo alla comunione con la Chiesa Cattolica, cercando anche forme adeguate per consentirgli di esercitare il ministero episcopale, con un coinvolgimento diretto da parte dei Sommi Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che personalmente e con spirito di paterna sollecitudine seguivano il signor Milingo”. Dopo aver ricordato “l’attentato matrimonio con la signora Maria Sung” nel 2001, il testo vaticano ricorda i tentativi di Milingo “per l’abolizione del celibato sacerdotale” e i moti di “aperta ribellione ai ripetuti interventi della Santa Sede”, oltre alle ordinazioni episcopali a Washington “senza mandato pontificio”. Dopo aver ricordato la “scomunica” in cui Milingo incorse nel 2006 “e che rimane in vigore” – precisa la nota vaticana –, il testo ricorda che lo stesso “ha continuato nell'esercizio illegittimo degli atti dell'ufficio episcopale, attentando nuovi delitti contro l'unità della santa Chiesa. In particolare, nei mesi scorsi egli ha proceduto ad alcune nuove ordinazioni episcopali. Tali gravi delitti – prosegue il documento - hanno costretto la Sede Apostolica ad aggiungergli l’ulteriore pena della dimissione dallo stato clericale”. La nota afferma quindi che “di conseguenza, risulta illegittima la partecipazione dei fedeli ad eventuali nuove celebrazioni promosse da Milingo". La nota della Sala Stampa rileva che "la dimissione dallo stato clericale di un vescovo è un fatto del tutto eccezionale, a cui la Santa Sede si è vista costretta per la gravità delle conseguenze che derivavano per la comunione ecclesiale”. Nella parte conclusiva dal testo si afferma a proposito dei vescovi ordinati da Milingo che la Chiesa “non riconosce e non intende riconoscere nel futuro tali ordinazioni e tutte le ordinazioni da esse derivate e pertanto lo stato canonico dei presunti vescovi resta quello in cui si trovavano prima dell'ordinazione conferita da Milingo”.







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