Milingo, arcivescovo emerito di Lusaka, dimesso dallo stato clericale
Perdita dei diritti e doveri connessi allo stato clericale, eccetto l’obbligo del
celibato; proibizione dell’esercizio del ministero; scomunica per le ordinazioni episcopali
senza mandato pontificio: sono alcune delle decisioni assunte dalla Santa Sede circa
l’arcivescovo emerito di Lusaka, Emmanuel Milingo, contenute in un comunicato della
Sala Stampa vaticana. Il servizio di Roberto Piermarini:
Da diversi
anni - si legge nella nota - la Chiesa segue con particolare sofferenza gli sviluppi
legati agli incresciosi comportamenti dell'arcivescovo emerito di Lusaka, Emmanuel
Milingo. Numerosi sono stati i tentativi intrapresi per riportarlo alla comunione
con la Chiesa Cattolica, cercando anche forme adeguate per consentirgli di esercitare
il ministero episcopale, con un coinvolgimento diretto da parte dei Sommi Pontefici
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che personalmente e con spirito di paterna sollecitudine
seguivano il signor Milingo”. Dopo aver ricordato “l’attentato matrimonio con la signora
Maria Sung” nel 2001, il testo vaticano ricorda i tentativi di Milingo “per l’abolizione
del celibato sacerdotale” e i moti di “aperta ribellione ai ripetuti interventi della
Santa Sede”, oltre alle ordinazioni episcopali a Washington “senza mandato pontificio”.
Dopo aver ricordato la “scomunica” in cui Milingo incorse nel 2006 “e che rimane in
vigore” – precisa la nota vaticana –, il testo ricorda che lo stesso “ha continuato
nell'esercizio illegittimo degli atti dell'ufficio episcopale, attentando nuovi delitti
contro l'unità della santa Chiesa. In particolare, nei mesi scorsi egli ha proceduto
ad alcune nuove ordinazioni episcopali. Tali gravi delitti – prosegue il documento
- hanno costretto la Sede Apostolica ad aggiungergli l’ulteriore pena della dimissione
dallo stato clericale”. La nota afferma quindi che “di conseguenza, risulta illegittima
la partecipazione dei fedeli ad eventuali nuove celebrazioni promosse da Milingo".
La nota della Sala Stampa rileva che "la dimissione dallo stato clericale di un vescovo
è un fatto del tutto eccezionale, a cui la Santa Sede si è vista costretta per la
gravità delle conseguenze che derivavano per la comunione ecclesiale”. Nella parte
conclusiva dal testo si afferma a proposito dei vescovi ordinati da Milingo che la
Chiesa “non riconosce e non intende riconoscere nel futuro tali ordinazioni e tutte
le ordinazioni da esse derivate e pertanto lo stato canonico dei presunti vescovi
resta quello in cui si trovavano prima dell'ordinazione conferita da Milingo”.