L'ombra del fallimento sul vertice di Copenaghen. Barroso: no alla retorica nazionalista
Proseguono a ritmo serrato le trattative al vertice Onu sui cambiamenti climatici
a Copenaghen. Il rischio fallimento è forte, ma si spera in una svolta finale. Oltre
120 i capi di Stato e di governo presenti nella capitale danese, tutti uniti per evitare
che il summit si concluda senza risultati. Da Copenaghen, ci riferisce il nostro inviato
Salvatore Sabatino:
Trentasei
ore basteranno per raggiungere un accordo? A Copenaghen sono in molti a chiederselo;
le 193 delegazioni che partecipano al più grande vertice Onu sul clima mai organizzato
nella storia, proseguono le trattative in maniera serrata, ma l’ottimismo dei primi
giorni sembra essere scomparso. Da più parti si vocifera che alla fine non verrà prodotto
nessun accordo, ma solo una dichiarazione non vincolante, che vorrebbe dire – di fatto
– il fallimento. A confermare le preoccupazioni espresse da più parti anche le dichiarazioni
del cancelliere tedesco Angela Merkel, che da Berlino ha detto che ''le notizie provenienti
da Copenaghen non sono buone'', chiedendo un impegno più concreto a Stati Uniti e
Cina, al fine di evitare il blocco delle trattative, che provocherebbe conseguenze
drammatiche per il pianeta. ''I negoziati stanno procedendo a passo di lumaca'', ha
aggiunto il primo ministro australiano Kevin Rudd, sottolineando che la soluzione
in questi casi potrebbe rimanere bloccata o ''subire una svolta finale''. Più rassicurante,
invece, la posizione espressa dal segretario di Stato americano, Hillary Clinton,
che in un’affollata conferenza stampa ha dichiarato che Washington è pronta a contribuire
con gli altri Paesi industrializzati ad uno stanziamento di 100 miliardi di dollari
per le economie in via di sviluppo. Un primo passo concreto, dunque, verso le richieste
dei Paesi poveri, che da sempre si sono battuti per gli aiuti economici. Il capo della
diplomazia statunitense ha, però, lanciato un monito a Pechino, chiedendo più trasparenza.
Il premier cinese Wen Jiabao, che è arrivato ieri sera nella capitale danese, da parte
sua ha sottolineato invece la ''determinazione'' e la ''sincerità'' con cui il suo
Paese intende affrontare la lotta al cambiamento climatico. Poco fa, infine, ha tenuto
un incontro con i giornalisti il segretario esecutivo della Convenzione Onu sui cambiamenti
climatici, l'olandese Yvo De Boer, che ha annunciato la disponibilità di Washington
ad un trattato vincolante. E cresce, intanto, l’attesa per l’arrivo, domani, del presidente
statunitense Barack Obama, il quale spera che la sua presenza al vertice danese sblocchi
definitivamente la situazione.
“Senza rispetto del Creato
non può esserci pace nel mondo”. A Copenhagen risuonano ancora le parole del Papa
contenute nel Messaggio per la Giornata Mondiale della pace 2010. Dei valori e dell’impegno
etici per la difesa ambientale, il nostro inviato al vertice sul clima Salvatore
Sabatino ha parlato col presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso:
R. – I believe
it is exactly... Il tema dei cambiamenti climatici rappresenta un test in
termini di responsabilità e di solidarietà globale. La crisi finanziaria a cui assistiamo
dimostra il grado d’interdipendenza che lega tutti noi. E questa di Copenaghen è la
prima occasione per dimostrare che possiamo lavorare in una direzione comune. Questo
è lo spirito col quale siamo venuti qui. Ripeto quanto già più volte ribadito: in
questo tipo di negoziati non possiamo permetterci di metterci gli uni contro gli altri.
Occorre invece lavorare insieme perché siamo di fronte all’obiettivo comune del futuro
del pianeta e della qualità della vita delle nuove generazioni. Dobbiamo smetterla
con la tradizionale retorica legata ai singoli interessi nazionali in nome del senso
di appartenenza ad una medesima comunità: abitiamo tutti sullo stesso pianeta. A parte
alcuni temi specifici, qui trattati da un gruppo di esperti competenti, per il resto
Copenaghen, lo ripeto, rappresenta un test importante per definire una risposta globale
alle sfide globali del XXI secolo.