La dignità dell’uomo, la pace e l’ambiente al centro dei discorsi del Papa agli
ambasciatori
Pace e dialogo, giustizia sociale, ruolo delle religioni nello sviluppo della società
e, ancora, difesa dei più deboli e libertà religiosa: questi i temi forti affrontati
da Benedetto XVI nei singoli discorsi agli ambasciatori che hanno presentato oggi
le Lettere Credenziali. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Al centro
del discorso del Papa all’ambasciatore di Danimarca, Hans Klingenberg,
il summit dell’Onu sui cambiamenti climatici, in corso a Copenaghen. Benedetto XVI
ha affermato che “le decisioni politiche e diplomatiche in gioco nell'affrontare
le esigenze di una materia così complessa mettono alla prova la volontà delle parti
di rinunciare a presunti vantaggi nazionalistici o di breve termine a favore di benefici
di lungo termine per l'intera famiglia umana”. Quindi, il Papa ha ricordato che “mentre
un certo consenso può senza dubbio essere raggiunto attraverso l'elaborazione di aspirazioni
condivise, abbinate a politiche e obiettivi, il cambiamento fondamentale in ogni forma
di comportamento umano, individuale o collettivo, richiede la conversione del cuore”.
È importante, quindi, fare tutto il necessario in modo che le generazioni future possano
chiamare “casa” l’intero Creato. Benedetto XVI ha sottolineato poi come “troppo spesso
gli sforzi per promuovere una comprensione integrale dell’ambiente sono stati posti
a fianco di un’interpretazione riduttiva della persona” ed invita a rispettare la
dimensione spirituale dell’uomo e la famiglia, secondo il disegno di Dio.
Tutto
incentrato sulla pace, il discorso all’ambasciatore del Sudan,
Sulieman Mohamed Mustafa. La popolazione del Darfur, è stato il richiamo del Papa,
“continua a soffrire grandemente”. Ed ha evidenziato che i negoziati tra le parti
armate devono urgentemente essere sostenuti da tutti. “Il rispetto della popolazione
civile e dei loro diritti umani”, ha ribadito, “richiedono un rinnovato tentativo
per ricercare degli accordi duraturi”. L’unica via per la stabilità nel Darfur e nel
resto del Paese, ha aggiunto, è il dialogo e la risoluzione pacifica del conflitto,
attraverso la giustizia, la verità e la riconciliazione. La pace e lo sviluppo, ha
affermato ancora, non possono sussistere senza la salvaguardia dei diritti umani dei
cittadini, senza eccezioni. Infine, il Papa ha sottolineato che i cattolici sudanesi
chiedono il rispetto della propria missione ed identità, esortando le autorità a rispettare
i diritti e la libertà religiosa delle minoranze.
Con
l’ambasciatore dell’Uganda, Francis K. Butagira, il Papa si è
soffermato in particolare sulla drammatica condizione in cui vive la popolazione nel
nord del Paese, teatro di continue violenze che non hanno risparmiato i bambini perfino
“costretti a commettere crimini deplorevoli”. Il Papa ha denunciato la “condizione
di estrema povertà” degli sfollati, vedove ed orfani, che temono di ritornare nei
propri villaggi. Di qui l’auspicio che “la mancanza di sicurezza sia alla fine sostituita
da una pace stabile”, incoraggiando a mettere in pratica la Dichiarazione di Kampala
in favore di quanti sono stati costretti a fuggire dalle proprie case. Il Papa ha
così ribadito l’importanza dell’educazione, della protezione dell’ambiente e della
lotta alla corruzione per favorire un ambizioso programma di sviluppo dell’Uganda.
Nel
discorso al nuovo ambasciatore del Kenya, Elkanah Odembo, il
Papa ha auspicato che il Paese africano ritrovi “pace e stabilità” dopo l’esplosione
di violenza che è seguita alle elezioni di due anni fa. Il dialogo e il consenso popolare,
ha sottolineato, sono il fondamento di un autentico governo democratico. Non ha poi
mancato di riferirsi al recente Sinodo dei Vescovi per l’Africa, ribadendo che è essenziale
impegnarsi per risolvere quei mali, dalla fame al cambiamento climatico, che affliggono
i popoli africani. Al contempo, il Pontefice ha messo l’accento sulla necessità della
lotta alla corruzione e di un’equa distribuzione delle risorse, affinché sia promossa
una globalizzazione della solidarietà.
Nel discorso
al nuovo ambasciatore della Lettonia, Einars Semanis, Benedetto
XVI ha rammentato i pesanti effetti della crisi economica sulla popolazione lettone.
Una crisi che ha generato povertà, disoccupazione e incertezza nel futuro. “Questi
tempi – ha osservato il Papa – richiedono coraggio e risolutezza” ed ha espresso l'auspicio
che le misure per ricostruire l’economia della Lettonia siano portate avanti “in
uno spirito di genuina giustizia ed equità” con una speciale attenzione per i più
vulnerabili. Non ha poi mancato di riferirsi alle radici cristiane della Lettonia,
definita da Innocenzo III “Terra Mariana”. Promuovendo un umanesimo, aperto ai valori
spirituali e trascendenti, ha affermato, la Lettonia diventerà sicuramente un modello
di sviluppo sostenibile che difende la dignità della persona.
Con
il neoambasciatore della Finlandia, Alpo Rusi, Benedetto XVI
ha affrontato i temi dell’aiuto umanitario, specie verso gli Stati africani, e dell’immigrazione,
campi nei quali - ha riconosciuto il Papa - la Finlandia si distingue da molto tempo.
Quindi, il Pontefice si è soffermato sul “pericolo” di erosione subìto, ha
detto, da “alcuni valori” a causa della secolarizzazione. Comprendo, ha affermato,
le “pressioni che i governi devono affrontare quando”, in “nome della tolleranza”,
si fanno portavoce di “richieste insistenti” da parte di vari gruppi per l’accettazione
“di una gamma sempre più ampia di punti di vista e stili di vita”. Tuttavia, ha obiettato,
la virtù della tolleranza non equivale a definire la “verità sulla dignità della persona
umana”. Ed ha concluso esortando il governo finlandese a difendere i valori della
legge naturale in modo che l’attenzione posta dallo Stato nordeuropeo nei riguardi
della famiglia e del rispetto per la vita possa rispondere “alle delicate tematiche
sociali, che hanno implicazioni a lungo termine per la salute di ogni società umana”.
Al
nuovo ambasciatore del Kazakhstan, Mukhtar B. Tileuberdi, il
Papa ha sottolineato la necessità di un “rafforzamento delle relazioni e della reciproca
comprensione tra il mondo cristiano e islamico, a vantaggio di tutti”. Ha quindi ricordato
l’invito della Santa Sede alle nazioni perché siano rispettati i diritti umani fondamentali,
tra cui il diritto alla libertà religiosa. E ha ribadito che “le religioni hanno molto
da offrire allo sviluppo soprattutto se Dio trova un posto nella sfera pubblica, con
specifico riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare,
politica”. Poi, riferendosi all’anniversario della caduta del Muro di Berlino, ha
affermato che “la Santa Sede è impegnata a consolidare le libertà politiche che hanno
vinto venti anni fa in Europa, la cui espressione esterna può prosperare solo se il
dono divino della libertà interiore è rispettata e promossa”.
Al
nuovo ambasciatore del Bangladesh, Abdul Hannan, il Papa ha ricordato
che l’istruzione dei giovani è alla base della lotta alla povertà che ancora affligge
il Paese. “La Chiesa cattolica locale – ha detto - sta facendo la sua parte in questo
settore attraverso la sua capillare rete di scuole e altre istituzioni educative”.
Ha quindi apprezzato il successo delle iniziative di micro-credito e micro-finanza,
che stanno gradualmente portando un nuovo livello di prosperità nel Paese, proteggendo
inoltre i più deboli dal rischio dell’usura. La società, è stata l’esortazione del
Papa, mostri un amore preferenziale verso i poveri e i sofferenti. “Io prego – ha
concluso - affinché musulmani, indù, cristiani e tutte le persone di buona volontà
nel vostro Paese diano la costante testimonianza di una coesistenza pacifica che resta
la vocazione di tutto il genere umano”.(Con la collaborazione di Sergio
Centofanti, Alessandro De Carolis e Isabella Piro)