2009-12-16 15:35:12

“Non c’è giustizia senza vita”: in un libro, l'impegno della Comunità di Sant'Egidio contro la pena di morte


Una giustizia con la pena di morte imbarbarisce il mondo. La giustizia deve rispettare sempre la dignità umana, anche quella del colpevole del più efferato delitto. Lo hanno ribadito ieri sera, a Milano, i partecipanti alla presentazione del libro “Non c’è giustizia senza vita” scritto da Mario Marazziti, portavoce dalla comunità di Sant’Egidio, che racconta la storia della campagna mondiale contro la pena capitale, che ha visto in prima fila, con altre organizzazioni, proprio la Comunità di Sant’Egidio. Dalla città ambrosiana il servizio di Fabio Brenna:RealAudioMP3

 
Nel libro trovano spazio anche le testimonianze dei condannati a morte, “testimonianza di quanta vita c’è dentro i bracci della morte”, ha osservato il presidente della Casa della Carità, don Virginio Colmegna, illustrando storie di incredibile redenzione di persone che, attraversate dalla violenza estrema, diventano umanità raffinata. Storie anche di chi, innocente, ha trascorso 20 anni nei bracci della morte. Il miglior antidoto alla tentazione di rispondere ad eclatanti manifestazioni di violenza col ritorno della pena di morte sta proprio nell’argine costituito in Italia ed in Europa, come spiega Mario Marazziti:

 
“Il fatto che l’Europa sia diventato il primo continente senza la pena capitale diventa una difesa da quegli istinti che rinascono nei momenti di crisi”.

 
La campagna per l’abolizione della pena di morte ha raggiunto un importante traguardo con la moratoria indetta dall’Onu alla fine del 2007, una campagna che ha visto protagonista l’Italia e la Comunità di Sant’Egidio:

 
“La risoluzione approvata dalle Nazioni Unite, che chiede una moratoria universale per fermare tutte le esecuzioni del mondo e per andare verso l’abolizione definitiva della pena capitale, anche se non è un documento vincolante, fissa uno standard e dice che la pena capitale è comunque un’offesa ai diritti umani, non è solo una questione di giustizia interna. Non a caso per 15 anni si sono opposti in tanti, hanno cercato di non far presentare questa risoluzione. Poi nel 2007, una data storica, è stata approvata”.

 
Ma come fare quando sembra essere il popolo a chiedere la pena capitale?

 
“Non basta il consenso popolare: il consenso popolare è mobile, a seconda degli umori. Quindi, da qui lo Stato e le leggi non possono mai scendere a livello dell’assassino".
 
L’attore Moni Ovadia ha poi letto lettere e testimonianze dal braccio della morte, raccolte nel libro di Marazziti.







All the contents on this site are copyrighted ©.