“Non c’è giustizia senza vita”: in un libro, l'impegno della Comunità di Sant'Egidio
contro la pena di morte
Una giustizia con la pena di morte imbarbarisce il mondo. La giustizia deve rispettare
sempre la dignità umana, anche quella del colpevole del più efferato delitto. Lo hanno
ribadito ieri sera, a Milano, i partecipanti alla presentazione del libro “Non c’è
giustizia senza vita” scritto da Mario Marazziti, portavoce dalla comunità di Sant’Egidio,
che racconta la storia della campagna mondiale contro la pena capitale, che ha visto
in prima fila, con altre organizzazioni, proprio la Comunità di Sant’Egidio. Dalla
città ambrosiana il servizio di Fabio Brenna:
Nel
libro trovano spazio anche le testimonianze dei condannati a morte, “testimonianza
di quanta vita c’è dentro i bracci della morte”, ha osservato il presidente della
Casa della Carità, don Virginio Colmegna, illustrando storie di incredibile redenzione
di persone che, attraversate dalla violenza estrema, diventano umanità raffinata.
Storie anche di chi, innocente, ha trascorso 20 anni nei bracci della morte. Il miglior
antidoto alla tentazione di rispondere ad eclatanti manifestazioni di violenza col
ritorno della pena di morte sta proprio nell’argine costituito in Italia ed in Europa,
come spiega Mario Marazziti: “Il
fatto che l’Europa sia diventato il primo continente senza la pena capitale diventa
una difesa da quegli istinti che rinascono nei momenti di crisi”.
La
campagna per l’abolizione della pena di morte ha raggiunto un importante traguardo
con la moratoria indetta dall’Onu alla fine del 2007, una campagna che ha visto protagonista
l’Italia e la Comunità di Sant’Egidio:
“La risoluzione
approvata dalle Nazioni Unite, che chiede una moratoria universale per fermare tutte
le esecuzioni del mondo e per andare verso l’abolizione definitiva della pena capitale,
anche se non è un documento vincolante, fissa uno standard e dice che la pena capitale
è comunque un’offesa ai diritti umani, non è solo una questione di giustizia interna.
Non a caso per 15 anni si sono opposti in tanti, hanno cercato di non far presentare
questa risoluzione. Poi nel 2007, una data storica, è stata approvata”.
Ma
come fare quando sembra essere il popolo a chiedere la pena capitale?
“Non
basta il consenso popolare: il consenso popolare è mobile, a seconda degli umori.
Quindi, da qui lo Stato e le leggi non possono mai scendere a livello dell’assassino". L’attore
Moni Ovadia ha poi letto lettere e testimonianze dal braccio della morte, raccolte
nel libro di Marazziti.