UE. Assegnato il Premio Sakharov. Dibattito sul Crocifisso nelle scuole
Speriamo di contribuire alla fine del circolo vizioso di paura e violenza che assedia
i difensori dei diritti umani nella Federazione Russa: così il presidente dell'Europarlamento
Buzek ha commentato la consegna, stamane, del Premio Sakharov 2009 a tre attivisti
russi dell'organizzazione Memorial per i diritti umani. Ma al Parlamento Europeo si
discute anche della sentenza della Corte del Consiglio d'Europa sulla presenza del
Crocifisso nelle scuole. Ci racconta tutto da Strasburgo Fausta Speranza:
Oleg
Orlov, Sergei Kovalev e Lyudmila Alekseeva: storie di assistenza a prigionieri politici,
in un caso di esperienza diretta di prigione. Con loro lavorava Natalia Estemirova,
uccisa in Cecenia nel luglio scorso. La loro organizzazione Memorial è nata alla fine
degli Anni '80 per mettere su un memoriale per le vittime dello stalinismo ed è diventata
voce autorevole a difesa dei diritti umani. Il premio è davvero importante per noi
– hanno detto - e poi hanno aggiunto: dopo l'assassinio di Anna Politkovskaya,
temiamo che premi e notorietà non siano sufficienti a salvare la vita degli attivisti
per i diritti umani in Russia". Da parte sua il presidente dell'Europarlamento
Buzek ha sottolineato che “gli attivisti della società civile devono essere
dappertutto liberi di esercitare il loro diritto di pensare e parlare”. Buzek non
ha nascosto la soddisfazione personale nel consegnare il premio: il presidente dell'Europarlamento
di oggi, infatti, nel suo passato ha vissuto l'esperienza di Solidarnosc e la Polonia
che lottava per la libertà. Ma il Premio Sakharov è solo un momento della Plenaria
di fine anno del Parlamento Europeo: tra l'altro, si è tornato a parlare del Crocifisso
nelle scuole: dopo la petizione contro la sentenza che vorrebbe rimuoverlo, presentata
l'11 novembre, i parlamentari europei stanno discutendo il testo di interrogazione
orale alla Commissione, che verrà messo ai voti domani. In sostanza si deciderà se
chiedere alla Commissione, organo esecutivo dell'Ue, di intervenire per dichiarare
inapplicabile la sentenza. Sugli obiettivi della petizione ascoltiamo l'on.
Roberta Angelilli, vicepresidente del Parlamento Europeo:
R.
– E’ quello proprio di risvegliare le coscienze e di porsi degli interrogativi, perché
l’obiettivo di chi ha emesso quella sentenza è proprio quello di addormentare le coscienze,
di cancellare le differenze, di cancellare le idealità e le entità. Noi, invece, vogliamo
fare proprio il processo contrario, altrimenti i giovani perderanno completamente
le loro radici, le loro idealità, i loro valori e noi costruiremo una generazione
di persone che non hanno più riferimenti ideali. L’unica cosa che posso dire rispetto
a questa sentenza – vedendo il bicchiere mezzo pieno – è che ha dato una scossa fortissima,
risvegliando le coscienze e portando tante persone a dire “no” ad una Europa della
burocrazia e a dire, invece, “sì” all’Europa dell’impegno, all’Europa dei valori,
all’Europa delle idealità forti.
D. – Con il Trattato
di Lisbona si rafforza il potere del Parlamento europeo. In qualche modo ci sarà anche
più potere nella difesa di questi valori?
R. – Io credo
di sì, perché per la prima volta ci sarà meno spazio allo strapotere dell’euro-burocrazia
e si darà invece più forza ai rappresentanti del popolo e quindi al Parlamento europeo,
dove ci sono gli unici eletti e quindi scelti dai cittadini europei. Ci sarà più spazio
per la democrazia e per la discussione.
D. – Un dibattito
su tutto questo da dove – secondo lei – deve partire?
R.
– Deve partire, come del resto è ripartito, proprio dalle persone, dai cittadini,
dalle città, dalle scuole, dalle istituzioni. La discussione e la partecipazione sono
proprio il senso della democrazia e il senso della cittadinanza attiva, altrimenti
noi ci trasformiamo in sudditi, schiavi di decisioni prese sopra le nostre teste.
Dobbiamo tornare ad essere protagonisti.