Riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana: intervista con mons. Pasini
Riaprirà i battenti il prossimo anno, con qualche mese d’anticipo rispetto al previsto,
la Biblioteca Apostolica Vaticana, chiusa nel luglio 2007 per lavori di restauro e
consolidamento strutturale. Lo ha annunciato sul sito "www.vaticanlibrary.va" il prefetto
della Biblioteca, mons. Cesare Pasini che nell’occasione ha ricordato gli eventi
celebrativi che accompagneranno la riapertura. Un convegno sulla Biblioteca come luogo
di ricerca e come istituzione al servizio degli studiosi, dall'11 al 13 novembre 2010,
e l’allestimento in contemporanea al Braccio di Carlo Magno della mostra "Conoscere
la Vaticana. La Biblioteca Apostolica Vaticana: una storia aperta al futuro". Ad annunciare
al microfono di Fabio Colagrande la data di riapertura, tanto attesa dagli
studiosi di tutto il mondo, è lo stesso Prefetto della Biblioteca, mons.Pasini.
R. – E’ il
lunedì, 20 settembre 2010.
D. – Vogliamo ricordare
brevemente in cosa sono consistiti questi importati lavori di restauro?
R.
– Hanno interessato molte aree: sia una parte che aveva problemi di statica, il deposito
dei manoscritti che è stato messo in ordine quanto a cadute di polveri che sono state
evitate, sia degli ascensori – l’uno totalmente nuovo, l’altro ampliato per un miglior
servizio agli studiosi; sia il cosiddetto “deposito periodici” che è stato rinnovato
con armadi compattati, rifatto dalla struttura fondamentale fino agli armadi. Tutta
una serie di lavori che, al 31 dicembre circa, saranno conclusi salvo l’ultima area
di lavoro che è quella dell’ingresso della Biblioteca che ancora comporterà intervento
edile e altro.
D. – In questi anni, voi della Biblioteca
avete sentito la mancanza dei lettori, degli studiosi?
R.
– Siamo contenti di riaprire! In qualche modo il bibliotecario ha da fare; chi doveva
catalogare ha catalogato, chi restaurare i volumi lo ha fatto, chi fotografare è andato
avanti a farlo per il servizio degli altri … e tutto il resto della vita di una biblioteca,
salvo il servizio al pubblico. Ma proprio questo, ad un certo punto, ci ha fatto sentire
e ci fa sentire che siamo in una situazione anomala: non si può essere una biblioteca
e non avere il nostro pubblico, cioè i nostri studiosi, i nostri amici – ci accorgiamo
che sono amici, quelli che vengono - quindi, per carità, dire una data significa mettersi
con trepidazione a starci dentro, a quella data, perché un conto è che escano i muratori
e un conto è che tutto sia pronto! Però, è bello che gli studiosi possano venire e
noi siamo fieri di poterli accogliere! Siamo contenti di tornare a svolgere la nostra
missione, in pienezza.
D. – Cosa farete per riaprire
la Biblioteca quel lunedì mattina?
R. – Niente! Cioè,
ci mettiamo ai nostri posti, in particolare chi deve stare all’ingresso, ad accogliere
per le iscrizioni, chi deve stare nelle sale per i servizi di sala … per sé, non vogliamo
fare nulla di eccezionale e di straordinario, salvo dire: “Noi siamo qui per il servizio
a cui siamo deputati e a cui teniamo tanto. Il fatto di partire quella mattina senza
singolari cerimonie: la Biblioteca quando apre le porte agli studiosi fa quello per
cui è, e tutti gli altri sono contenti che questo finalmente si avveri di nuovo. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)