Convegno Cei sulla questione di Dio. Mons. Fisichella:un sasso nello stagno dell'indifferenza
Si è concluso oggi a Roma il convegno internazionale “Dio oggi. Con Lui o senza di
Lui cambia tutto”, promosso dal Comitato per il Progetto culturale della Conferenza
episcopale italiana. Teologi, filosofi, intellettuali e docenti universitari si sono
confrontati per tre giorni sulla “questione di Dio” spaziando dalla politica all’arte,
dalla letteratura fino alla scienza. Ma quali conclusioni si possono tracciare? Roberta
Rizzo lo ha chiesto a Mons. Rino Fisichella, presidente della Pontifica Accademia
per la Vita e rettore della Pontificia Università lateranense:
R. –
E’ una conclusione fortemente positiva. Innanzitutto aver gettato un sasso nello stagno
dell’indifferenza e dell’ovvietà riguardo il tema di Dio. E' un tema essenziale per
la persona, essenziale per la società, e averlo affrontato anche da una prospettiva
ampiamente scientifica. In questi giorni sono passati relatori internazionali di grande
spessore e soprattutto anche di posizioni confessionali differenti. C’erano credenti,
c’erano non credenti. Quello che è stato positivo è l’incontro, il dibattito, il confronto
anche tra le diverse posizioni. Io penso che in un momento come il nostro in cui stiamo
parlando di una responsabilità formativa, proprio davanti a una urgenza cui il Papa
più volte ci richiama, aver affrontato un tema come questo è quanto di più urgente
e essenziale che abbiamo fatto.
D. - Oggi si è parlato di scienza.
E’ possibile conciliare la Rivelazione divina con le grandi scoperte scientifiche?
R.
- Noi dobbiamo innanzitutto ammettere un principio: la conoscenza non è soltanto il
frutto che proviene dal soggetto, dalla persona. La conoscenza è anche una realtà
che mi viene offerta, che mi viene data e a volte viene data anche per via della Rivelazione.
Non esiste una contrapposizione tra fede e scienza. Ci sono delle strade differenti
con cui la verità viene perseguita, raggiunta, studiata. Ma la verità è una e nel
cammino verso la verità ci sono strade diverse che devono essere raggiunte, percorse,
tutte fino alla fine. La ragione e la scienza devono far compiere il loro percorso
fino alla fine inevitabilmente e se lo completeranno si renderanno conto dell'esigenza
di avere un’altra forma di conoscenza che è quella che proviene dalla Rivelazione.
D.
- A cosa è dovuta oggi la crisi della domanda religiosa?
R. – E’ dovuta
a diversi fattori. Certamente uno di questi fattori è la permanenza di una forma di
secolarizzazione, una forma di pensiero secondo il quale Dio è un’ipotesi inutile
perché l’uomo è diventato il centro di tutto. Una dimensione come questa però dimentica
che l’uomo è lasciato ancora più con se stesso e quindi vive una profonda situazione
di solitudine, di incapacità di poter rispondere a quelle grandi domande di senso
che toccano ognuno di noi. E’ la domanda in positivo dell’amore, della gioia, della
speranza ma sono anche altre domande che l’uomo di oggi vive: sono quelle del dolore,
della sofferenza, del perché della violenza, del perché del tradimento. Davanti a
tutte queste domande la scienza non ha una risposta e quello che serve invece è puntare
oltre. E' la capacità di accettare di se stessi la dimensione del mistero: avere il
coraggio della fede.
D. – C'è stata grande partecipazione a questo
evento internazionale. Soprattutto abbiamo visto molti giovani presenti in sala. Secondo
lei questo significa che la domanda di religione è più presente all’interno delle
future generazioni rispetto a quelle passate?
R. – Io credo che la
presenza di tanti giovani sia fortemente positiva. Certamente noi oggi viviamo un
decennio diverso dal precedente. Proprio le situazioni di crisi portano ancora di
più ad una nostalgia di certezze: certezze che in primo piano devono provenire proprio
dall’esigenza di puntare sull’essenziale e non sull’effimero, guardare a ciò che costituisce
veramente l’esistenza, che dà fondamento all’esistenza, e non a qualche cosa di passeggero.
Io credo che la domanda religiosa, la domanda su Dio, proprio in corrispondenza alla
domanda sul senso, trovi molto interessati i giovani di oggi. Sono convinto che questa
domanda è radicata e di questa si ha una profonda nostalgia. Quindi ritengo che questo
convegno abbia portato anche un contributo proprio nella dimensione formativa per
le giovani generazioni. Senza dimenticare, d’altronde, che i giovani vivono questa
situazione in maniera anche conflittuale. Dobbiamo toglierli dall’indifferenza, dobbiamo
toglierli dall’ovvietà e provocare in loro delle domande che puntino veramente sull’essenziale.