2009-12-11 08:12:43

Clima: l'UE cerca un accordo sui Paesi poveri.


Il summit di Copenhagen è intanto giunto alle battute finali della prima parte dei lavori. Questo week end le delegazioni tecniche lasceranno il posto a quelle ministeriali, che si troveranno sul tavolo una bozza di India, Cina, Brasile e Sud Africa, in cui si confermano gli obiettivi del protocollo di Kyoto. Ed in queste ore gli occhi sono tutti puntati sull’Europa. Il servizio è di Salvatore Sabatino: RealAudioMP3

Il vertice Onu sui cambiamenti climatici di Copenaghen si sta dimostrando un utile tavolo di confronto internazionale, ma ripropone antiche contrapposizioni tra Paesi ricchi ed in via di sviluppo. Qual è il ruolo della Santa Sede? Salvatore Sabatino ha girato la domanda a mons. Celestino Migliore, osservatore permanente vaticano presso le Nazioni Unite, a New York, a capo della delegazione della Santa Sede al vertice di Copenaghen. Ascoltiamo:RealAudioMP3

R. – Negli ambiti del negoziato, il contributo della Santa Sede va nel senso di promuovere e appoggiare misure che si inseriscano nel principio della responsabilità comune ma differenziata, e delle rispettive capacità dei Paesi nel far fronte alle misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. In dettaglio, non si tratta solamente di stabilire dei limiti alle emissioni di anidride carbonica, ma anche di garantire il mantenimento: regolare le emissioni di gas serra, per quanto sia importante, non può però lasciare nell’ombra altri tipi di inquinamento, forse ancora più dannoso. I fondi stanziati per l’adattamento e la mitigazione nei Paesi in via di sviluppo dovrebbero coprire progetti a corta ma anche a lunga scadenza, ed occorre metterli al riparo da ogni corruzione.

D. – Qual è il messaggio che lei personalmente porterà a Copenaghen?

R. – Un messaggio positivo e di speranza. I cambiamenti climatici non sono un problema a parte, ma rientrano nel quadro più ampio della salvaguardia del Creato, e l’ambiente, come dono di Dio, ha un valore proprio in quanto coltivato e curato – come ci dice la Bibbia. D’altra parte, la degradazione dell’ecosistema e l’impatto dei cambiamenti climatici sono sotto i nostri occhi: dobbiamo trovare soluzioni tempestive ed efficaci. E per essere credibili e meritare la fiducia della gente, occorre affinare il rapporto tra scienza e politica, tra verità e politica. E’ indispensabile coniugare cura dell’ambiente con formazione dello sviluppo; le soluzioni devono correre sui binari della giustizia e della solidarietà, dando corpo al principio di una responsabilità comune e mettendo gli impegni finanziari – ci saranno ingenti fondi che saranno stanziati – al riparo dalla corruzione.

D. – Benedetto XVI ha ribadito alla vigilia del Vertice di Copenaghen un appello alla responsabilità per cambiare lo stato delle cose. Come commentare quelle parole?

R. – Il Papa si è messo sul terreno delle motivazioni che devono incentivare e degli ideali che devono dare audacia e costanza a chi è chiamato a creare un accordo su impegni, traguardi, scadenze, cifre da stanziare, modalità di intervento … Parlando di Creazione, e non semplicemente di ambiente, ha posto la questione nella giusta prospettiva e ha ricordato a tutti che l’ambiente è un dono di Dio. Dunque, non si tratta solo di difenderlo ma di salvaguardarlo così come Dio ci ha invitato a fare. E poi, Benedetto XVI ha evidenziato il rapporto mutuo tra ambiente e sviluppo: non c’è l’uno senza l’altro. Chi deve prendere decisioni ha a disposizione non solo dati, cifre, tecnologie, pianificazioni e interessi nazionali e corporativi, ma soprattutto criteri della giustizia e della solidarietà.







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