Benedetto XVI al Convegno Cei: ogni cristiano renda Dio presente nel mondo, non
confinarlo alla sfera privata
La relazione con Dio “è essenziale per il cammino dell’umanità”: è quanto sottolinea
Benedetto XVI in un messaggio indirizzato al cardinale Angelo Bagnasco, in occasione
del Convegno “Dio oggi: con Lui o senza di Lui cambia tutto”, apertosi ieri pomeriggio
all’Auditorium di via della Conciliazione a Roma. All’evento, che si concluderà domani,
e che è stato organizzato dal Progetto Culturale della Cei, partecipano oltre 1500
persone e numerosi intellettuali di livello internazionale. Nel suo saluto introduttivo,
il cardinale Bagnasco ha sottolineato che il Convegno “è mosso dalla esigenza tipicamente
umana e profondamente cristiana della ricerca della verità”. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
“La questione
di Dio – scrive il Papa – è centrale anche per la nostra epoca, nella quale spesso
si tende a ridurre l’uomo ad una sola dimensione, quella ‘orizzontale’, ritenendo
irrilevante per la sua vita l’apertura al Trascendente”. La relazione con Dio, osserva
il Pontefice, è invece “essenziale per il cammino dell’umanità”. Del resto, è la sua
esortazione “la Chiesa e ogni cristiano hanno proprio il compito di rendere Dio presente
in questo mondo, di cercare di aprire agli uomini l’accesso a Dio”. Benedetto XVI
rileva che nella “situazione culturale e spirituale come quella che stiamo vivendo”,
cresce “la tendenza a relegare Dio nella sfera privata, a considerarlo come irrilevante
e superfluo, o a rifiutarlo esplicitamente”. Di qui l’auspicio che il Convegno sulla
questione di Dio “possa contribuire almeno a diradare quella penombra che rende precaria
e timorosa per l’uomo del nostro tempo l’apertura verso Dio, sebbene Egli non cessi
mai di bussare alla nostra porta”. Le esperienze del passato, “anche non lontano da
noi – si legge ancora nel Messaggio – insegnano che quando Dio sparisce dall'orizzonte
dell’uomo, l’umanità perde l’orientamento e rischia di compiere passi verso la distruzione
di se stessa”. La fede in Dio, sottolinea Benedetto XVI, “apre all’uomo l’orizzonte
di una speranza certa, che non delude; indica un solido fondamento su cui poter poggiare
senza timore la vita; chiede di abbandonarsi con fiducia nelle mani dell’Amore che
sostiene il mondo”. Stamani, la sessione del Convegno è stata
incentrata sul tema: “Il Dio della cultura e della bellezza”. I lavori sono stati
presieduti dal rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi. Nel suo intervento, il cardinale
patriarca di Venezia, Angelo Scola, ha sottolineato che, per superare il secolarismo
e l’eclissi di Dio, bisogna “ripensare in modo unitario storia, ontologia ed esperienza,
affinché si dia di nuovo relazione con il Dio di Gesù Cristo”. Del resto, ha rilevato
come la tesi della secolarizzazione quale inevitabile declino religioso e come irreversibile
privatizzazione della religione non sono più attuali”. Oggi, ha detto il cardinale
Scola, il rischio è piuttosto quello di “un’estrema soggettivizzazione dell’esperienza
religiosa” da un lato e il “carattere fondamentalista di talune correnti religiose,
soprattutto quelle legate all’islam”. Il patriarca di Venezia non ha mancato di sottolineare,
richiamando Benedetto XVI, che “la domanda di Dio incontra adeguata ospitalità nell’orizzonte
del Logos-Amore”. Il filosofo americano Roger Scruton ha invece denunciato l’avanzare
del “culto della bruttezza e della dissacrazione” invitando gli artisti a inseguire
la bellezza. La mattinata all’Auditorium si è conclusa con una tavola rotonda sul
tema “Dio nell’arte figurativa di ieri e di oggi”, tenuta dall’arcivescovo Gianfranco
Ravasi e dal direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci. “Dio – ha detto il presidente
del Pontificio Consiglio della Cultura - conserva la sua trascendenza rendendosi visibile
all’uomo”. Ed ha aggiunto: “La figura umana è un’efficace e reale icona di
Dio” anche se “non ne esaurisce la realtà piena”. L’arte, ha detto ancora riferendosi
alla figura di Gesù Cristo, è “la narrazione visiva dell’esperienza dell’incontro
con un volto, una parola, un’immagine veramente visibile perché incarnata”. Nella
sessione iniziale del Convegno, ieri pomeriggio, il cardinale Camillo Ruini, presidente
del Comitato per il Progetto culturale della Cei, ha evidenziato che “la questione
di Dio coinvolge inevitabilmente il soggetto che la pone, dato che essa ha a che fare
con il senso e la direzione della nostra vita”. D’altro canto, ha ribadito, esiste
una “differenza grande e radicale tra credenti e non credenti”. Per i primi infatti,
“Dio è l’origine, il senso e il fine dell’uomo e dell’universo”. Per questo, ha detto,
per il credente è impossibile “un approccio neutrale e puramente scientifico”. Dal
canto suo, il cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, intervenendo ad una
tavola rotonda su Dio e la vita umana, ha messo l’accento sul bisogno inestinguibile
di un senso che ogni uomo ha in sé. “Dio – ha detto il porporato – non esiste perché
l’uomo cerca un senso ma l’uomo cerca un senso perché Dio esiste”. Tema toccato anche
dal filosofo tedesco Robert Spaemann. “La creazione – ha detto – non è un evento nel
quale noi ci imbatteremo un giorno studiando la storia del cosmo”. La Creazione, infatti,
definisce la relazione tra il cosmo e la volontà divina. Ed ha ribadito che la “facoltà
che ci consente di ricercare Dio è la ragione” e la sua “traccia nel mondo siamo noi”.