Obama insignito del Premio Nobel per la pace a Oslo
Il presidente statunitense, Barak Obama, è stato insignito oggi ad Oslo del Premio
Nobel per la pace 2009. Nel suo discorso, il capo della Casa Bianca ha affrontato
la delicata questione del ricorso alla guerra come mezzo di difesa della pace. Sentiamo
Eugenio Bonanata:
''Gli strumenti di guerra giocano
un ruolo nel preservare la pace'', anche se la guerra è “una premessa di tragedia
umana”. Il presidente Obama, che ha detto di accettare il Premio “con profonda gratitudine
e grande umiltà”, ha spiegato in questo modo la condotta americana in Afghanistan
e Iraq. Una condotta definita da alcuni in contraddizione rispetto all’assegnazione
del Nobel per la Pace. “Un movimento non-violento - ha affermato Obama - non avrebbe
fermato i soldati di Hitler”. Allo stesso modo, “i negoziati non convinceranno i leader
di al Qaeda a deporre le armi”. Obama si è detto inoltre convinto che “non siamo prigionieri
del destino” e che le “nostre azioni contano e possono indirizzare la storia verso
la giustizia”. Il presidente Usa, ricordando tutti i reduci dell’Afghanistan, aveva
già affrontato la questione in mattinata sottolineando che l’obiettivo principale
della politica estera americana è quello di trovare pace e stabilità in tutto il mondo.
A pochi giorni dalla decisione di inviare altri 30 mila uomini in Afghanistan, Obama
aveva assicurato che, a partire da luglio 2011, inizierà il ritiro dal Paese e il
conseguente passaggio di consegne alle autorità locali. Obama ha inoltre ripetuto
che altri avrebbero meritato più di lui questo riconoscimento. Il presidente del Comitato
norvegese per il Nobel, Thorbjoern Jagland, ha motivato la scelta spiegando che si
è trattato di un riconoscimento alle idee del presidente americano. Obama nel suo
discorso ha espresso solidarietà con quanti lottano per la libertà in Iran, Zimbabwe
e Birmania, assicurando il pieno sostegno degli Stati Uniti.
Filippine:
sequestrati circa 65 civili Tensioni politiche, etniche, religiose ed episodi
legati alla criminalità organizzata. In questo scenario si colloca, nelle Filippine,
il sequestro avvenuto nell’isola di Mindanao, nel sud dell’arcipelago, di circa 65
civili, soprattutto scolari ed insegnanti di una scuola. Il rapimento è stato effettuato
da un commando di miliziani, che ha rilasciato alcuni degli ostaggi in una regione
dove le forze governative già lottano contro la ribellione del fondamentalismo islamico.
Su questa difficile situazione che crea continua instabilità nel Paese, Giancarlo
La Vella ha intervistato padre Gianni Re, missionario del Pime, da anni
nelle Filippine:
R. - Attualmente,
sembra che l’esercito stia intervenendo con mano abbastanza pesante, ma purtroppo
sembra ci siano degli elementi - sia all’interno della polizia, sia all’interno dell’esercito
- collegati a questi gruppi criminali, per cui la situazione non è sempre molto chiara.
Quando si avvicinano le elezioni, poi, questi episodi aumentano. Si pensa che probabilmente
ci sia sempre qualche politico alle spalle di questi criminali, con lo scopo di finanziare
la loro campagna elettorale.
D. - Tra gruppi fondamentalisti islamici,
gruppi ultramaoisti e criminalità organizzata, le Filippine sembrano essere un Paese
ancora alla ricerca di stabilità. Che cosa si cerca di fare per fronteggiare la situazione?
R.
- Ciò che si cerca di fare è portare avanti il dialogo interreligioso, oppure fornire
aiuti umanitari: attività nelle quali si cerca di coinvolgere un po’ tutti. E naturalmente,
anche denunciando i fatti di criminalità sia politica che comune.
D.
- Anche la comunità cattolica è stata spesso vittima di attentati…
R.
- Sì, è stata vittima di rapimenti: anche recentemente è stato sequestrato un sacerdote
missionario irlandese, fortunanatamente poi rilasciato. In passato, ci sono stati
però altri episodi di rapimento e purtroppo anche uccisioni. In altre occasioni, sono
stati uccisi rappresentanti della comunità cattolica che si battevano per i diritti
umani o per portare avanti un discorso di tipo umanitario. Il lavoro, certamente,
continua e si cerca di farlo collaborando insieme e in tutti i modi, anche se in certe
aree non è facile, perché questi atti di violenza inevitabilmente creano delle diffidenze
tra i vari gruppi. A volte, questa diffidenza si trasforma anche in odio e purtroppo
è poi molto difficile cercare di sostenere valori come la fratellanza e la convivenza
pacifica.
Italia: RU486 “Saranno messe in atto tutte le misure
per capire se l’utilizzo della RU486 è compatibile con la Legge 194 sull’aborto. Se
non ci sarà il ricovero ospedaliero il governo interverrà”. Così il Ministro italiano
della salute, Maurizio Sacconi, all’indomani della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale
delle linee guida del preparato abortivo, ultimo passaggio prima del suo uso negli
ospedali italiani. Le associazioni pro-life ribadiscono che “l’uso della pillola banalizza
l’aborto, che rimane un omicidio”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento
del prof. Alessandro Caruso, direttore di Ostetricia e ginecologia del
Policlinico Agostino Gemelli di Roma:
R. - La pillola
RU486 è praticamente una specie di veleno che pervade l’organismo della donna, agisce
sui ricettori del progesterone e provoca l’aborto in quel modo. Quindi, è un aborto
con tutti i rischi di un aborto.
D. - Da più parti
si ribadisce che non ci sarà uniformità nel trattamento, quindi aumenteranno anche
i rischi...
R. - Certamente, nell’applicazione i
vari ospedali si comporteranno in maniera diversa: chi vorrà farlo in day hospital,
chi vorrà farlo con il ricovero. Noi però crediamo che la donna, poi, una volta presa
questa pillola gestirà la situazione in casa e lì la pericolosità aumenterà senz’altro.
Se è vero che in alcuni di questi casi non ci sarà il cosiddetto "trauma chirurgico",
è anche vero però che - innescando un meccanismo patologico di espulsione del prodotto
del concepimento - si rischia di avere emorragie, oltre che dolori, e anche la necessità
di fare poi ugualmente il raschiamento. In altre parole, tutto un corteo di situazioni
nelle quali la donna è lasciata sola e poi costretta a rivolgersi in un secondo tempo
al presidio ospedaliero.
D. - Un altro appello è
quello al monitoraggio della somministrazione della pillola in rispetto alla Legge
194, che prevede che tutto il trattamento abortivo sia esperito in ospedale. Ma è
possibile averne la certezza?
R. - Qualunque paziente,
in qualsiasi momento, può firmare una cartella e andarsene. Ogni cittadino è libero
di stare o non stare. Quindi, non è che la donna possa essere costretta, una volta
assunta la pillola, a rimanere dentro ad un ospedale. Questa giusta libertà di autodeterminazione
può dunque, in questo caso, far correre dei pericoli. E' ancor più sulla strada della
banalizzazione dell’aborto.
D. - La RU486 si aggiunge
ai metodi abortivi. Come si favorisce invece la cultura della vita?
R.
- Il problema è culturale. E’ culturale per le donne, perché devono essere sempre
più sensibilizzate a quello che è un istinto che hanno in loro stesse: l’istinto della
maternità. La donna sa che quando inizia la gravidanza c’è un’altra vita dentro di
sé: quello è suo figlio fin dall’inizio. Poi, c’è un problema culturale nei confronti
dei medici. Bisogna ricondurre la cultura medica a quello che era prima della legge
sull’aborto: alla concezione ippocratica del rispetto della vita sempre e comunque,
dal suo inizio alla sua fine. Spero proprio che noi medici cattolici ci sentiamo incoraggiati
a insistere sulla strada per fare cultura. Io dico no all’aborto, perché l’aborto
vuol dire l’uccisione di una persona, che ha gli stessi diritti di tutela della vita
di quelli della madre. Noi uccidiamo una persona.
Pakistan:
drone usa in azione nel sud Waziristan Nelle ultime ore, è salito a sei morti
e otto feriti il bilancio dell'attacco di un drone americano, che oggi ha lanciato
due razzi nel Waziristan meridionale, nel nordovest del Pakistan. Da tempo, le operazioni
dei droni (velivoli senza pilota) si sono intensificate, creando vive preoccupazioni
a Islamabad. Intanto, proseguono le indagini sui cinque studenti musulmani residenti
negli Usa, arrestati ieri nella città di Sargodha, in Pakistan, perchè sospettati
di contatti con organizzazioni estremistiche. Stando alla polizia locale, non è escluso
che stessero preparando un attentato. Afghanistan: 50 talebani si
arrendono per cooperare con il governo Un gruppo antigovernativo talebano,
operante nella provincia settentrionale afghana di Baghlan, ha deciso questa mattina
di deporre le armi e di arrendersi. Il capo della polizia provinciale, Mohammad Kabir
Andarabi, ha reso noto che una cinquantina di talebani armati, guidati dal comandante
Abidudin e attivi nel distretto di Pul-e-Hisar, si sono impegnati a cooperare con
il governo per ripristinare la stabilità nella provincia.
India: chiesta
estradizione per uno dei responsabili dell’attentato a Mumbai L'India cercherà
il modo per poter interrogare e ottenere l'estradizione di David Coleman Headley,
il cittadino statunitense di origine pakistana accusato di essere uno dei "cervelli"
dell'attentato di Mumbai, che lo scorso anno fece oltre 170 morti. Da parte sua, l'Fbi
ha accusato Headley di aver svolto ''un minuzioso controllo di obiettivi a Mumbai
per oltre due anni'', prima dell'attacco terroristico del 26 novembre 2008.
Corea
del Nord: rilancio dei negoziati con gli Usa Accordo tra Stati Uniti e Corea
del Nord sulla necessità di riprendere negoziati sul programma atomico di Pyongyang.
E’ il risultato della missione nel Paese Asiatico dell’emissario del governo americano,
Stephen Bosworth, resa nota in una conferenza stampa a Seoul. Nel complesso, è emersa
la visione comune sulla “necessità di recuperare la dichiarazione congiunta del 2005
- quella dell'abbandono dei piani nucleari in cambio di aiuti umanitari ed economici
- e di riprendere i negoziati a sei, che coinvolgono le due Coree, la Cina, la Russia,
il Giappone e gli Usa”. Stati Uniti e Russia sigleranno a breve una nuova intesa sul
disarmo nucleare in sostituzione del trattato Start, che è scaduto lo scorso 5 dicembre.
Influenza
A: Pyongyang accetta invio di aiuti da Seul La Corea del Nord ha accettato
l'offerta di aiuto dalla Corea del Sud, a seguito di un focolaio di influenza A. Ieri,
la Corea del Nord ha annunciato di avere riscontrato fra la popolazione diversi casi
di contagio per il virus A. Lo scorso anno, a seguito del peggioramento dei rapporti
fra i due Paesi, Seul aveva sospeso la maggior parte degli aiuti umanitari.
Turchia:
nove ribelli curdi uccisi in scontri con esercito Nove ribelli separatisti
curdi appartenenti al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) sono stati uccisi
oggi durante scontri con l'esercito turco nelle province di Mardin e Hakkari, nella
Turchia sud-orientale. Altri nove militanti del Pkk, si sono arresi oggi alle autorità
turche mentre attraversavano la frontiera di Habur, al confine fra Turchia ed Iraq.
Questa nuova operazione dell'esercito turco viene a pochi giorni dall'agguato, avvenuto
lunedì scorso, che ha causato la morte di sette militari e il ferimento di tre loro
commilitoni sempre nella Turchia sud-orientale.
Honduras: in stallo i negoziati
per Zelay Ostacolati i negoziati per permettere al deposto presidente dell'Honduras
Manuel Zelaya di raggiungere il Messico, dopo essere rimasto per tre mesi asserragliato
nell'ambasciata brasiliana. Ma il governo de facto di Tegucigalpa ha respinto
la richiesta di un salvancondotto da parte del Messico, affermando che l'ex leader
potrebbe lasciare il Paese solo se richiedesse l'asilo. Il presidente destituito ha
però respinto la proposta, preferendo mantenere una posizione che gli consenta di
continuare a battersi per un suo pieno ritorno.
Russia: salgono a 131 le
vittime del rogo di Perm Sale a 131 il bilancio delle vittime del rogo di Perm,
ai piedi dei monti Urali. L’incendio si è sviluppato in un nightclub tra il 4 ed il
5 dicembre scorsi. Finora, sono state arrestate cinque persone, accusate a vario titolo
di responsabilità colpose, in particolare per la violazione delle norme antincendio.
In ospedale ci sono ancora un centinaio di feriti, una trentina dei quali in gravi
condizioni. In seguito a questa tragedia, il governo di Perm al completo ieri si è
dimesso. Inoltre a Kemerovo, nella Siberia centrale, è stato trovato ucciso con alcuni
colpi d'arma da fuoco Ghennadi Prudetski, direttore di un fondo di beneficenza in
favore dei detenuti e delle vittime delle repressioni. Ancora sconosciuto il movente.
Italia:
Istat conferma +0,6% nel III trimestre Il Prodotto interno lordo (pil) italiano
torna a crescere nel terzo trimestre del 2009, dopo un calo durato 15 mesi consecutivi:
+0,6% è il dato registrato dall’Istat, che conferma tuttavia la diminuzione del 4,6%
su base annua. E oggi alla Camera dei deputati riprende la discussione sulla Finanziaria.
L’opposizione alza barricate contro il governo che mira a porre la fiducia sulla manovra.
L’Udc ha offerto la riduzione al massimo degli emendamenti per evitarla, mentre il
Pd ha chiesto direttamente al presidente della Camera, Gianfranco Fini, di difendere
il ruolo del parlamento. "La sovranità in Italia è passata dal parlamento al partito
dei giudici", ha affermato il premier, Silvio Berlusconi, da Bonn per il Congresso
del Partito popolare europeo, precisando che si sta lavorando “per cambiare la situazione
anche attraverso la riforma della Costituzione".
Grecia: lenta ripresa per
la borsa ateniese Sempre in primo piano la situazione in Grecia. Il premier
Papandreou in mattinata ha incontrato il presidente e ha proposto una riunione con
tutti i leader dei partiti politici per affrontare insieme la crisi economico-finanziaria
e ''lanciare un forte messaggio ai mercati''. Fiducioso il presidente dell'Eurogruppo,
Juncker, che ha escluso categoricamente l’ipotesi di bancarotta per il Paese. Il presidente
della Banca centrale europea (Bce), Jean-Claude Trichet, chiede al governo della Grecia
di adottare misure “coraggiose” per ridurre il preoccupante deficit che sta interessando
tutti i paesi della zona euro.
Somalia: pirateria sequestra nave pachistana La
motonave Shahbaig, battente bandiera pakistana, è stata sequestrata ieri al largo
delle acque somale. Non ci sono per ora ulteriori particolari, ma si ritiene che l'equipaggio
sia composto da 29 persone, tutte di nazionalità pachistana. Attualmente nelle mani
dei pirati somali ci sono una dozzina di navi, ed oltre 280 membri degli equipaggi.
Quasi tutte le imbarcazioni sequestrate si trovano sulle coste del Puntland, regione
semiautonoma del nord est della Somalia. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio
Bonanata e Chiara Pileri)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LIII no. 344 E'
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