2009-12-10 16:05:00

Obama insignito del Premio Nobel per la pace a Oslo


Il presidente statunitense, Barak Obama, è stato insignito oggi ad Oslo del Premio Nobel per la pace 2009. Nel suo discorso, il capo della Casa Bianca ha affrontato la delicata questione del ricorso alla guerra come mezzo di difesa della pace. Sentiamo Eugenio Bonanata:

 
''Gli strumenti di guerra giocano un ruolo nel preservare la pace'', anche se la guerra è “una premessa di tragedia umana”. Il presidente Obama, che ha detto di accettare il Premio “con profonda gratitudine e grande umiltà”, ha spiegato in questo modo la condotta americana in Afghanistan e Iraq. Una condotta definita da alcuni in contraddizione rispetto all’assegnazione del Nobel per la Pace. “Un movimento non-violento - ha affermato Obama - non avrebbe fermato i soldati di Hitler”. Allo stesso modo, “i negoziati non convinceranno i leader di al Qaeda a deporre le armi”. Obama si è detto inoltre convinto che “non siamo prigionieri del destino” e che le “nostre azioni contano e possono indirizzare la storia verso la giustizia”. Il presidente Usa, ricordando tutti i reduci dell’Afghanistan, aveva già affrontato la questione in mattinata sottolineando che l’obiettivo principale della politica estera americana è quello di trovare pace e stabilità in tutto il mondo. A pochi giorni dalla decisione di inviare altri 30 mila uomini in Afghanistan, Obama aveva assicurato che, a partire da luglio 2011, inizierà il ritiro dal Paese e il conseguente passaggio di consegne alle autorità locali. Obama ha inoltre ripetuto che altri avrebbero meritato più di lui questo riconoscimento. Il presidente del Comitato norvegese per il Nobel, Thorbjoern Jagland, ha motivato la scelta spiegando che si è trattato di un riconoscimento alle idee del presidente americano. Obama nel suo discorso ha espresso solidarietà con quanti lottano per la libertà in Iran, Zimbabwe e Birmania, assicurando il pieno sostegno degli Stati Uniti.

 
Filippine: sequestrati circa 65 civili
Tensioni politiche, etniche, religiose ed episodi legati alla criminalità organizzata. In questo scenario si colloca, nelle Filippine, il sequestro avvenuto nell’isola di Mindanao, nel sud dell’arcipelago, di circa 65 civili, soprattutto scolari ed insegnanti di una scuola. Il rapimento è stato effettuato da un commando di miliziani, che ha rilasciato alcuni degli ostaggi in una regione dove le forze governative già lottano contro la ribellione del fondamentalismo islamico. Su questa difficile situazione che crea continua instabilità nel Paese, Giancarlo La Vella ha intervistato padre Gianni Re, missionario del Pime, da anni nelle Filippine:RealAudioMP3

R. - Attualmente, sembra che l’esercito stia intervenendo con mano abbastanza pesante, ma purtroppo sembra ci siano degli elementi - sia all’interno della polizia, sia all’interno dell’esercito - collegati a questi gruppi criminali, per cui la situazione non è sempre molto chiara. Quando si avvicinano le elezioni, poi, questi episodi aumentano. Si pensa che probabilmente ci sia sempre qualche politico alle spalle di questi criminali, con lo scopo di finanziare la loro campagna elettorale.

D. - Tra gruppi fondamentalisti islamici, gruppi ultramaoisti e criminalità organizzata, le Filippine sembrano essere un Paese ancora alla ricerca di stabilità. Che cosa si cerca di fare per fronteggiare la situazione?

 
R. - Ciò che si cerca di fare è portare avanti il dialogo interreligioso, oppure fornire aiuti umanitari: attività nelle quali si cerca di coinvolgere un po’ tutti. E naturalmente, anche denunciando i fatti di criminalità sia politica che comune.

 
D. - Anche la comunità cattolica è stata spesso vittima di attentati…

R. - Sì, è stata vittima di rapimenti: anche recentemente è stato sequestrato un sacerdote missionario irlandese, fortunanatamente poi rilasciato. In passato, ci sono stati però altri episodi di rapimento e purtroppo anche uccisioni. In altre occasioni, sono stati uccisi rappresentanti della comunità cattolica che si battevano per i diritti umani o per portare avanti un discorso di tipo umanitario. Il lavoro, certamente, continua e si cerca di farlo collaborando insieme e in tutti i modi, anche se in certe aree non è facile, perché questi atti di violenza inevitabilmente creano delle diffidenze tra i vari gruppi. A volte, questa diffidenza si trasforma anche in odio e purtroppo è poi molto difficile cercare di sostenere valori come la fratellanza e la convivenza pacifica.

Italia: RU486
“Saranno messe in atto tutte le misure per capire se l’utilizzo della RU486 è compatibile con la Legge 194 sull’aborto. Se non ci sarà il ricovero ospedaliero il governo interverrà”. Così il Ministro italiano della salute, Maurizio Sacconi, all’indomani della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle linee guida del preparato abortivo, ultimo passaggio prima del suo uso negli ospedali italiani. Le associazioni pro-life ribadiscono che “l’uso della pillola banalizza l’aborto, che rimane un omicidio”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del prof. Alessandro Caruso, direttore di Ostetricia e ginecologia del Policlinico Agostino Gemelli di Roma:RealAudioMP3

R. - La pillola RU486 è praticamente una specie di veleno che pervade l’organismo della donna, agisce sui ricettori del progesterone e provoca l’aborto in quel modo. Quindi, è un aborto con tutti i rischi di un aborto.

 
D. - Da più parti si ribadisce che non ci sarà uniformità nel trattamento, quindi aumenteranno anche i rischi...

 
R. - Certamente, nell’applicazione i vari ospedali si comporteranno in maniera diversa: chi vorrà farlo in day hospital, chi vorrà farlo con il ricovero. Noi però crediamo che la donna, poi, una volta presa questa pillola gestirà la situazione in casa e lì la pericolosità aumenterà senz’altro. Se è vero che in alcuni di questi casi non ci sarà il cosiddetto "trauma chirurgico", è anche vero però che - innescando un meccanismo patologico di espulsione del prodotto del concepimento - si rischia di avere emorragie, oltre che dolori, e anche la necessità di fare poi ugualmente il raschiamento. In altre parole, tutto un corteo di situazioni nelle quali la donna è lasciata sola e poi costretta a rivolgersi in un secondo tempo al presidio ospedaliero.

 
D. - Un altro appello è quello al monitoraggio della somministrazione della pillola in rispetto alla Legge 194, che prevede che tutto il trattamento abortivo sia esperito in ospedale. Ma è possibile averne la certezza?

 
R. - Qualunque paziente, in qualsiasi momento, può firmare una cartella e andarsene. Ogni cittadino è libero di stare o non stare. Quindi, non è che la donna possa essere costretta, una volta assunta la pillola, a rimanere dentro ad un ospedale. Questa giusta libertà di autodeterminazione può dunque, in questo caso, far correre dei pericoli. E' ancor più sulla strada della banalizzazione dell’aborto.

 
D. - La RU486 si aggiunge ai metodi abortivi. Come si favorisce invece la cultura della vita?

 
R. - Il problema è culturale. E’ culturale per le donne, perché devono essere sempre più sensibilizzate a quello che è un istinto che hanno in loro stesse: l’istinto della maternità. La donna sa che quando inizia la gravidanza c’è un’altra vita dentro di sé: quello è suo figlio fin dall’inizio. Poi, c’è un problema culturale nei confronti dei medici. Bisogna ricondurre la cultura medica a quello che era prima della legge sull’aborto: alla concezione ippocratica del rispetto della vita sempre e comunque, dal suo inizio alla sua fine. Spero proprio che noi medici cattolici ci sentiamo incoraggiati a insistere sulla strada per fare cultura. Io dico no all’aborto, perché l’aborto vuol dire l’uccisione di una persona, che ha gli stessi diritti di tutela della vita di quelli della madre. Noi uccidiamo una persona.

 
Pakistan: drone usa in azione nel sud Waziristan
Nelle ultime ore, è salito a sei morti e otto feriti il bilancio dell'attacco di un drone americano, che oggi ha lanciato due razzi nel Waziristan meridionale, nel nordovest del Pakistan. Da tempo, le operazioni dei droni (velivoli senza pilota) si sono intensificate, creando vive preoccupazioni a Islamabad. Intanto, proseguono le indagini sui cinque studenti musulmani residenti negli Usa, arrestati ieri nella città di Sargodha, in Pakistan, perchè sospettati di contatti con organizzazioni estremistiche. Stando alla polizia locale, non è escluso che stessero preparando un attentato.
 
Afghanistan: 50 talebani si arrendono per cooperare con il governo
Un gruppo antigovernativo talebano, operante nella provincia settentrionale afghana di Baghlan, ha deciso questa mattina di deporre le armi e di arrendersi. Il capo della polizia provinciale, Mohammad Kabir Andarabi, ha reso noto che una cinquantina di talebani armati, guidati dal comandante Abidudin e attivi nel distretto di Pul-e-Hisar, si sono impegnati a cooperare con il governo per ripristinare la stabilità nella provincia.

India: chiesta estradizione per uno dei responsabili dell’attentato a Mumbai
L'India cercherà il modo per poter interrogare e ottenere l'estradizione di David Coleman Headley, il cittadino statunitense di origine pakistana accusato di essere uno dei "cervelli" dell'attentato di Mumbai, che lo scorso anno fece oltre 170 morti. Da parte sua, l'Fbi ha accusato Headley di aver svolto ''un minuzioso controllo di obiettivi a Mumbai per oltre due anni'', prima dell'attacco terroristico del 26 novembre 2008.

 
Corea del Nord: rilancio dei negoziati con gli Usa
Accordo tra Stati Uniti e Corea del Nord sulla necessità di riprendere negoziati sul programma atomico di Pyongyang. E’ il risultato della missione nel Paese Asiatico dell’emissario del governo americano, Stephen Bosworth, resa nota in una conferenza stampa a Seoul. Nel complesso, è emersa la visione comune sulla “necessità di recuperare la dichiarazione congiunta del 2005 - quella dell'abbandono dei piani nucleari in cambio di aiuti umanitari ed economici - e di riprendere i negoziati a sei, che coinvolgono le due Coree, la Cina, la Russia, il Giappone e gli Usa”. Stati Uniti e Russia sigleranno a breve una nuova intesa sul disarmo nucleare in sostituzione del trattato Start, che è scaduto lo scorso 5 dicembre.

Influenza A: Pyongyang accetta invio di aiuti da Seul
La Corea del Nord ha accettato l'offerta di aiuto dalla Corea del Sud, a seguito di un focolaio di influenza A. Ieri, la Corea del Nord ha annunciato di avere riscontrato fra la popolazione diversi casi di contagio per il virus A. Lo scorso anno, a seguito del peggioramento dei rapporti fra i due Paesi, Seul aveva sospeso la maggior parte degli aiuti umanitari.

Turchia: nove ribelli curdi uccisi in scontri con esercito
Nove ribelli separatisti curdi appartenenti al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) sono stati uccisi oggi durante scontri con l'esercito turco nelle province di Mardin e Hakkari, nella Turchia sud-orientale. Altri nove militanti del Pkk, si sono arresi oggi alle autorità turche mentre attraversavano la frontiera di Habur, al confine fra Turchia ed Iraq. Questa nuova operazione dell'esercito turco viene a pochi giorni dall'agguato, avvenuto lunedì scorso, che ha causato la morte di sette militari e il ferimento di tre loro commilitoni sempre nella Turchia sud-orientale.

Honduras: in stallo i negoziati per Zelay
Ostacolati i negoziati per permettere al deposto presidente dell'Honduras Manuel Zelaya di raggiungere il Messico, dopo essere rimasto per tre mesi asserragliato nell'ambasciata brasiliana. Ma il governo de facto di Tegucigalpa ha respinto la richiesta di un salvancondotto da parte del Messico, affermando che l'ex leader potrebbe lasciare il Paese solo se richiedesse l'asilo. Il presidente destituito ha però respinto la proposta, preferendo mantenere una posizione che gli consenta di continuare a battersi per un suo pieno ritorno.

Russia: salgono a 131 le vittime del rogo di Perm
Sale a 131 il bilancio delle vittime del rogo di Perm, ai piedi dei monti Urali. L’incendio si è sviluppato in un nightclub tra il 4 ed il 5 dicembre scorsi. Finora, sono state arrestate cinque persone, accusate a vario titolo di responsabilità colpose, in particolare per la violazione delle norme antincendio. In ospedale ci sono ancora un centinaio di feriti, una trentina dei quali in gravi condizioni. In seguito a questa tragedia, il governo di Perm al completo ieri si è dimesso. Inoltre a Kemerovo, nella Siberia centrale, è stato trovato ucciso con alcuni colpi d'arma da fuoco Ghennadi Prudetski, direttore di un fondo di beneficenza in favore dei detenuti e delle vittime delle repressioni. Ancora sconosciuto il movente.

 
Italia: Istat conferma +0,6% nel III trimestre
Il Prodotto interno lordo (pil) italiano torna a crescere nel terzo trimestre del 2009, dopo un calo durato 15 mesi consecutivi: +0,6% è il dato registrato dall’Istat, che conferma tuttavia la diminuzione del 4,6% su base annua. E oggi alla Camera dei deputati riprende la discussione sulla Finanziaria. L’opposizione alza barricate contro il governo che mira a porre la fiducia sulla manovra. L’Udc ha offerto la riduzione al massimo degli emendamenti per evitarla, mentre il Pd ha chiesto direttamente al presidente della Camera, Gianfranco Fini, di difendere il ruolo del parlamento. "La sovranità in Italia è passata dal parlamento al partito dei giudici", ha affermato il premier, Silvio Berlusconi, da Bonn per il Congresso del Partito popolare europeo, precisando che si sta lavorando “per cambiare la situazione anche attraverso la riforma della Costituzione".

Grecia: lenta ripresa per la borsa ateniese
Sempre in primo piano la situazione in Grecia. Il premier Papandreou in mattinata ha incontrato il presidente e ha proposto una riunione con tutti i leader dei partiti politici per affrontare insieme la crisi economico-finanziaria e ''lanciare un forte messaggio ai mercati''. Fiducioso il presidente dell'Eurogruppo, Juncker, che ha escluso categoricamente l’ipotesi di bancarotta per il Paese. Il presidente della Banca centrale europea (Bce), Jean-Claude Trichet, chiede al governo della Grecia di adottare misure “coraggiose” per ridurre il preoccupante deficit che sta interessando tutti i paesi della zona euro.

Somalia: pirateria sequestra nave pachistana
La motonave Shahbaig, battente bandiera pakistana, è stata sequestrata ieri al largo delle acque somale. Non ci sono per ora ulteriori particolari, ma si ritiene che l'equipaggio sia composto da 29 persone, tutte di nazionalità pachistana. Attualmente nelle mani dei pirati somali ci sono una dozzina di navi, ed oltre 280 membri degli equipaggi. Quasi tutte le imbarcazioni sequestrate si trovano sulle coste del Puntland, regione semiautonoma del nord est della Somalia. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Chiara Pileri)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 344

 
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