Giornata dei diritti umani. L'Onu: sradicare ogni forma di discriminazione
E’ centrata sulla non discriminazione l’odierna Giornata internazionale dei diritti
umani. Molte violazioni, sottolineano le Nazioni Unite, sono fondate sulla discriminazione,
sul razzismo e sull’esclusione per motivi di carattere etnico, religioso, razziale.
Nel mondo intero, spiega l’Onu, milioni di persone affrontano una lotta quotidiana
contro la discriminazione e contro i suoi effetti, sul piano legislativo, politico,
ma anche sul piano sociale, a causa del pregiudizio. Portata ad estreme conseguenze,
la discriminazione può arrivare sino alla pulizia etnica e al genocidio. Per una riflessione
sul tema della Giornata, Francesca Sabatinelli ha intervistato Antonio Papisca,
titolare della cattedra Unesco per diritti umani, democrazia e pace dell’Università
di Padova.
R. – Rimane
la discriminazione uomo-donna, maschio-femmina, in molte parti del mondo. Poi, la
discriminazione di carattere etnico – tuttora –, di carattere razziale e discriminazione
– chiaramente – di carattere religioso: queste sono le forme più diffuse nella forma
del razzismo, dei fondamentalismi, delle prevaricazioni dei gruppi più arroganti.
Bisogna sempre avere in mente però che il principio di non-discriminazione è uno dei
principi sacri del diritto internazionale, dei diritti umani, insieme al divieto di
schiavitù e di tortura.
D. – Professor Papisca, abbiamo
oltrepassato il XX secolo, pensando di aver chiuso i conti con molte di queste storture
…
R. – Intanto, partirei dal dato positivo: il millennio
che abbiamo lasciato alle spalle, ci lascia un diritto internazionale nuovo che è
quello, appunto, dei diritti umani. Allora, proprio questa pagina tutta positiva mette
ancora più in risalto le contraddizioni che persistono e sembrano acuirsi, in molti
casi. Quindi, noi riscontiamo prevaricazioni diffuse nel mondo, violenze. C'è il riarmo
che è forsennatamente in atto, e che è in contraddizione molto forte con questo diritto
internazionale dei diritti umani.
D. – Abbiamo discriminazioni
sparse a macchia di leopardo, sul pianeta …
R. -
Discriminazioni che si infittiscono e cronicizzano anche in ragione dei grandi flussi
migratori per i quali non ci sono ancora politiche comuni a livello internazionale
che possano gestire questi flussi, nel rispetto della legalità internazionale e di
quella forte che, appunto, è la legalità dei diritti umani.
D.
– C’è da registrare anche l’acuirsi di discriminazioni verso gruppi stanziali: mi
riferisco, ad esempio, alle ultime nei confronti di fedeli cristiani in alcune zone
del mondo …
R. – Sì. Una priorità è proprio il rispetto
del diritto alla libertà religiosa, diritto veramente in sofferenza. E allora, qui
bisogna essere molto chiari: il diritto fondamentale alla libertà religiosa significa
libertà non soltanto di professare il proprio credo nel privato, ma anche nelle forme
pubbliche che quel determinato credo propone.
D.
– Professor Papisca, da che cosa dipende il futuro dei diritti umani?
R.
– Dall'essere consapevoli che i diritti della persona sono oggi giuridicamente riconosciuti
anche in sede internazionale, che almeno il nuovo diritto internazionale pone la persona
al centro, che dentro questo diritto universale la vita è il valore supremo; si esalta
la famiglia come nucleo centrale ed essenziale della società … Sicuramente bisogna
denunciare le violazioni. Però, ad ogni denuncia una proposta, e soprattutto aiutare
le persone, a cominciare dai giovani, a vedere un orizzonte un po’ più aperto.