L'appello del Papa sulle mine antipersona: armi "disumane", si vieti la produzione
e si assistano le vittime causate da questi e altri ordigni
“Un appello a tutti gli Stati affinché riconoscano le deplorevoli conseguenze umanitarie
delle mine antipersona”. Lo ha levato Benedetto XVI attraverso un messaggio, a firma
del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, letto durante la recente Conferenza
di Cartagena dedicata al divieto d'impiego, di stoccaggio e di produzione di questi
micidiali ordigni. Il Papa ha invocato solidarietà concreta per le vittime, invitando
a fare altrettanto anche per le vittime delle bombe a grappolo e delle armi leggere.
La garanzia per la pace, ha affermato il Pontefice, non si ottiene con le armi e non
può essere solo una “questione militare”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un “grande
compito”, che in dieci anni ha portato a un “risultato importante”: quello di “aprire
la via a un mondo senza mine antipersona”. Benedetto XVI, nel messaggio firmato dal
suo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, si congratula con quei Paesi,
scrive, che hanno deciso di “liberare” il pianeta dalla minaccia di questi terribili
ordigni. E tuttavia, accanto ai riconoscimenti, il Papa guarda avanti: a una “volontà
politica e umanitaria” di assistenza alle vittime che, afferma, deve essere rinnovata
“ogni giorno”. E guarda soprattutto a un futuro dove non solo le mine antipersona
cessino di esigere il loro drammatico tributo di sangue - spesso innocente - ma siano
ridotti al silenzio anche gli altri micidiali dispositivi che riempiono gli arsenali
di molti Stati e di lutti troppe famiglie. “Come si può discriminare - nota in proposito
Benedetto XVI - fra le vittime delle mine antipersona e quelle delle bombe a grappolo
o delle armi leggere e di piccolo calibro? Come si può sviluppare un'azione di bonifica
di una sola di queste armi senza tener conto delle altre? Come è possibile - incalza
ancora - proibire le mine antipersona e continuare a contaminare impunemente ampie
zone con armi disumane, come le bombe a grappolo, che in buona parte funzionano come
mine antipersona?” La “difesa degli interessi nazionali - asserisce il Papa - non
può mai né deve andare a detrimento delle popolazioni civili, in particolare dei più
deboli”.
In questo scenario, il Pontefice indica
nel “multiralismo rinnovato” un modello di azione diplomatica sperimentato “con innegabili
successi” specie nel quadro della Convenzione sulle bombe a grappolo. “Occorre - osserva
- incoraggiare la collaborazione fra gli Stati”, come pure con l’Onu, il Comitato
internazionale della Croce Rossa e gli altri organismi sovranazionali” affinché di
tali ordigni venga vietata la produzione, siano distrutti gli esistenti e siano bonificate
le aree dove sono disseminati. La Santa Sede, si legge nel testo del Papa, “fa in
questa occasione un appello a tutti gli Stati affinché riconoscano le deplorevoli
conseguenze umanitarie delle mine antipersona. In effetti, l'esperienza mostra che
queste armi hanno causato più vittime e danni fra la popolazione civile, che bisognerebbe
difendere, di quanto siano servite per difendere gli Stati". Al contrario, stigmatizza
Benedetto XVI, "le migliaia di vittime che continuano a provocare ci ricordano, nel
caso fosse ancora necessario ripeterlo, la chimera di voler costruire la pace e la
stabilità con una visione esclusivamente militare”. In questo momento di crisi, ribadisce,
"è imperativo non dimenticare il nostro dovere di essere solidali, di condividere
e di agire con giustizia nei riguardi dei Paesi più colpiti e meno favoriti".