Pellegrinaggio notturno al Divino Amore per la solennità dell'Immacolata
“Per uscire dal tunnel della violenza”: è il tema e la preghiera che questa sera sarà
affidata all’intercessione della Madonna del Divino Amore in occasione del tradizionale
pellegrinaggio romano che partirà, alle 24, da piazza di Porta Capena. La preghiera
apre le solenni celebrazioni per l’Immacolata. Massimiliano Menichetti ha parlato
del tema di questa giornata con don Pasquale Silla, rettore del Santuario.
R. – Perché
in questo periodo la violenza, anziché spegnersi, sembra che minacci sempre di più
un po’ tutta la società. La violenza intesa in tutti i sensi, non soltanto a livello
eclatante delle devastazioni, ma anche a livello personale, familiare. Sentiamo che
c’è tanta violenza. Allora vorremmo indicare con il segno del pellegrinaggio una via
d’uscita, che è quel camminare insieme, volersi bene, anche in mezzo al buio, con
la certezza però di andare verso il giorno, verso la soluzione del problema, con l’aiuto,
la protezione della Madonna.
D. – E quale è il significato
profondo del pellegrinaggio?
R. – Il pellegrinaggio
è molto difficile, perché non è quello geografico da Roma al santuario - ovviamente
anche questo ha un grande valore – ma è quello di pellegrinare dall’io a Dio, dall’egoismo
all’altruismo.
D. – Un cammino che durerà circa 5
ore, dalla notte al giorno. Questo forte simbolismo...
R.
– E’ fortissimo. I simboli sono meravigliosi. Innanzitutto il luogo dove partiamo
rappresenta la Roma storica e quella moderna: la Fao è la Roma moderna e il Circo
Massimo, l’Aventino e così via quella storica. Da lì si parte per portare anche la
missione della nostra città; poi imbocchiamo via Appia Antica, dove sono passati i
primi martiri cristiani - San Pietro, San Paolo - e sono quindi ricordi esaltanti
per la nostra fede; e quindi le Fosse Ardeatine, simbolo della grande violenza dell’ultima
guerra. Il silenzio della campagna romana è un segno fortissimo che ci fa capire come
dobbiamo imparare ad affrontare le cose. Oggi non si ascolta più. E lì nella notte
si può ascoltare la voce di Dio, la voce dei nostri morti, la voce della coscienza,
la voce dei nostri cari. Insomma, ci sono tante voci che non trovano mai la porta
per entrare nel nostro cuore. Poi c’è un ospedale lungo la strada, che ci invita a
pensare a chi sta male. E’ bellissimo quando si arriva in vista del santuario, perché
quando si arriva è ancora notte. In certi periodi durante i pellegrinaggi la notte
viene dissolta dalla luce del giorno, durante la Messa, ed è proprio l’Eucaristia
che trasforma la notte in giorno, perché è la forza di Cristo presente, ovviamente,
che cambia la realtà della nostra vita. La sua forza redentrice può cambiare tutto.
Quindi, anche la notte può diventare giorno per chi crede.
D.
– Questo pellegrinaggio si tiene sin dal 1740. Che cosa dice oggi questo cammino orante?
R.
– E’ un segno di grande speranza: è uscire da questo nostro cuore aggrovigliato da
tante contraddizioni per andare verso quelle linee evangeliche che sono liberanti
e danno veramente il senso dell’esistenza, secondo il progetto di Dio.