2009-12-07 15:41:48

Pellegrinaggio notturno al Divino Amore per la solennità dell'Immacolata


“Per uscire dal tunnel della violenza”: è il tema e la preghiera che questa sera sarà affidata all’intercessione della Madonna del Divino Amore in occasione del tradizionale pellegrinaggio romano che partirà, alle 24, da piazza di Porta Capena. La preghiera apre le solenni celebrazioni per l’Immacolata. Massimiliano Menichetti ha parlato del tema di questa giornata con don Pasquale Silla, rettore del Santuario.RealAudioMP3

R. – Perché in questo periodo la violenza, anziché spegnersi, sembra che minacci sempre di più un po’ tutta la società. La violenza intesa in tutti i sensi, non soltanto a livello eclatante delle devastazioni, ma anche a livello personale, familiare. Sentiamo che c’è tanta violenza. Allora vorremmo indicare con il segno del pellegrinaggio una via d’uscita, che è quel camminare insieme, volersi bene, anche in mezzo al buio, con la certezza però di andare verso il giorno, verso la soluzione del problema, con l’aiuto, la protezione della Madonna.

 
D. – E quale è il significato profondo del pellegrinaggio?

 
R. – Il pellegrinaggio è molto difficile, perché non è quello geografico da Roma al santuario - ovviamente anche questo ha un grande valore – ma è quello di pellegrinare dall’io a Dio, dall’egoismo all’altruismo.

 
D. – Un cammino che durerà circa 5 ore, dalla notte al giorno. Questo forte simbolismo...

 
R. – E’ fortissimo. I simboli sono meravigliosi. Innanzitutto il luogo dove partiamo rappresenta la Roma storica e quella moderna: la Fao è la Roma moderna e il Circo Massimo, l’Aventino e così via quella storica. Da lì si parte per portare anche la missione della nostra città; poi imbocchiamo via Appia Antica, dove sono passati i primi martiri cristiani - San Pietro, San Paolo - e sono quindi ricordi esaltanti per la nostra fede; e quindi le Fosse Ardeatine, simbolo della grande violenza dell’ultima guerra. Il silenzio della campagna romana è un segno fortissimo che ci fa capire come dobbiamo imparare ad affrontare le cose. Oggi non si ascolta più. E lì nella notte si può ascoltare la voce di Dio, la voce dei nostri morti, la voce della coscienza, la voce dei nostri cari. Insomma, ci sono tante voci che non trovano mai la porta per entrare nel nostro cuore. Poi c’è un ospedale lungo la strada, che ci invita a pensare a chi sta male. E’ bellissimo quando si arriva in vista del santuario, perché quando si arriva è ancora notte. In certi periodi durante i pellegrinaggi la notte viene dissolta dalla luce del giorno, durante la Messa, ed è proprio l’Eucaristia che trasforma la notte in giorno, perché è la forza di Cristo presente, ovviamente, che cambia la realtà della nostra vita. La sua forza redentrice può cambiare tutto. Quindi, anche la notte può diventare giorno per chi crede.

 
D. – Questo pellegrinaggio si tiene sin dal 1740. Che cosa dice oggi questo cammino orante?

 
R. – E’ un segno di grande speranza: è uscire da questo nostro cuore aggrovigliato da tante contraddizioni per andare verso quelle linee evangeliche che sono liberanti e danno veramente il senso dell’esistenza, secondo il progetto di Dio.







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