2009-12-07 15:29:01

Morales riconfermato presidente della Bolivia


Con oltre il 60 % dei consensi, la Bolivia ha riconfermato Evo Morales alla presidenza del Paese. Alle elezioni generali di ieri netta affermazione anche del Movimento per il socialismo, di cui Morales è leader. Queste consultazioni rappresentano, dunque, un importante lasciapassare per il capo dello Stato e per il suo programma di radicali riforme. Su questo risultato Giancarlo La Vella ha intervistato Luis Badilla, esperto di America Latina:RealAudioMP3

R. – Si tratta naturalmente di una vittoria rilevante, significativa: Morales ha ricevuto più voti di quanti ne avesse avuti nella sua prima elezione. La rilevanza del successo di Morales in questa circostanza è che ha avuto anche il sostegno di un settore importante della classe media. La sua votazione in questa tornata elettorale non è più una votazione sostanzialmente etnica, perché ha fatto un buon governo. Il presidente nell’ultimo anno è riuscito a fare due cose: innanzitutto, a far crescere il pil procapite e, in secondo luogo, a ridistribuire ricchezza in favore dei settori più poveri, toccando anche quei ceti medi che erano al confine fra la povertà ed il ceto medio.
 
D. – Un tuo giudizio su Evo Morales, invece, per quanto riguarda i rapporti internazionali...
 
R. – Anche qui c’è stato un cambiamento negli ultimi sei mesi da parte di Morales: c’è stato un allontanamento rispetto al presidente Chavez. Non credo che corrisponda ad un allontanamento ideologico o politico; però, strategicamente, nel periodo finale della campagna, si è un po’ distaccato da una sorta di figura protettrice del presidente Chavez. Adesso vedremo se era solo una tattica o se lui ha capito che in qualche modo gli provocava un danno politico. Con gli Stati Uniti i rapporti sono freddi, ma con una tendenza al miglioramento, soprattutto per l’atteggiamento che ha Obama nei confronti della Bolivia. La Casa Bianca è più disponibile a capire e a negoziare in un clima sereno con La Paz.
 
D. – La posizione della Chiesa locale nei confronti di questo presidente?
 
R. – La Chiesa ha continuato a ribadire, a ripetere quello che ha detto da sempre, da quando è stato eletto la prima volta alla presidenza. Anche in queste circostanze ha fatto una dichiarazione prima delle elezioni, richiamando alla serenità, alla trasparenza, invitando a votare, ritenendo che votare era importante, e appellandosi al senso comune sia dei governanti sia del popolo boliviano. La Chiesa boliviana non si è mai opposta alle riforme volute dal presidente, se sono giuste e legittime. Ha sempre tentato, ogni qual volta è stato possibile, di evitare che il Paese potesse diventare politicamente unipartitico, monolitico e soprattutto che venissero messe a repentaglio le caratteristiche proprie dell’identità nazionale boliviana. I boliviani sono un popolo cattolico, che si fida della Chiesa, e per il quale la Chiesa boliviana fa moltissimo.
 
D. – C’è qualche fascia della popolazione boliviana scontenta della politica di Morales?
 
R. – Certo, almeno un terzo dell’elettorato della popolazione boliviana è rappresentata da due candidati che hanno perso in queste elezioni, radicalmente contrarie al presidente e alla sua politica. Ma è un’opposizione debole, perché divisa, perché non è riuscita a costruire un’alternativa politica e programmatica. Il rischio per Evo Morales in questo momento non viene tanto da questa opposizione politica, ma dall’interno del suo partito, dal Movimento verso il socialismo, il Mas, perché quel movimento è diviso in due gruppi: da una parte quello più radicale, a cui si appoggia abitualmente il presidente Morales e, dall’altra, uno meno radicale, più per il dialogo, più moderato, che in questa elezione ha avuto un’importante affermazione elettorale all’interno del partito del presidente.







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