Iraq. Mons. Sako: la nuova legge elettorale, segno di democrazia
In Iraq l’esplosione di una bomba nei pressi di una scuola nel quartiere sciita di
Sadr City, a Baghdad, ha provocato la morte di almeno 7 persone. Sul versante politico,
intanto, la televisione di Stato ha reso noto che le elezioni generali si potranno
tenere il prossimo 27 febbraio. A spianare la strada verso la consultazione è la nuova
legge elettorale approvata ieri sera. Sulla legge, che prevede una maggiore rappresentanza
delle minoranze, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco, l’arcivescovo
di Kirkuk, mons. Louis Sako:
R. – Io penso
che sia un segno positivo, un segno anche della democrazia. Riguardo ai cristiani,
il numero di cinque parlamentari previsti è assai buono ma dipenderà dalle persone
che saranno presentate come candidati, dalla loro competenza e dalla loro indipendenza.
Dovranno cercare di tutelare gli interessi dei cristiani e non essere legati ai partiti
maggiori.
D. – E’ possibile che questa rappresentanza
possa finalmente portare a risultati concreti per tutelare i cristiani che vivono
in Iraq tra mille sofferenze?
R. – Possono fare tanto!
L’impatto non dipende dal numero delle persone: se sono ben preparate ed hanno una
buona competenza, possono fare molto!
D. – Ci sono
in Iraq politici in grado di rispondere alle esigenze di tutti gli iracheni e anche
dei cristiani? Ci sono bravi politici cristiani?
R.
– Purtroppo – e questo vale non solo per i cristiani – c’è un vuoto perché una parte
dell’intellighenzia irachena ha lasciato il Paese. Tra coloro che sono rimasti, c’è
una lotta per vincere le elezioni. Lo scopo non è sempre il bene degli iracheni, ma
il posto da raggiungere e questa è una cosa negativa. Parlo ad esempio di Kirkuk:
quando ci segnalano una persona che potrebbe essere competente, da presentare alle
elezioni, questa persona ha paura per quanto riguarda la sicurezza. Altri, meno competenti,
meno capaci, però, si presentano … E non è questo ciò di cui abbiamo bisogno!
D.
– Come si sta preparando il Paese in vista di queste elezioni, previste nel 2010?
R.
– Penso che noi tutti, in quanto iracheni, siamo coscienti della situazione precaria
nella quale viviamo. Abbiamo una grande speranza che questo periodo sia soltanto di
transizione: il futuro dipenderà dal governo iracheno, da quanto sia consapevole della
propria missione e da quanto sarà indipendente dagli altri.