Il 75% delle persecuzioni nel mondo riguardano fedeli cristiani
Come sempre alla fine dell’anno, l’Opera di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa
che soffre” (Acs), ricorda le situazioni difficili in cui vivono i cristiani in molti
paesi del mondo. Anche oggi un gran numero di cristiani sono limitati nel praticare
liberamente la loro religione. Berthold Pelster, membro dell’equipe dei curatori del
Rapporto sulla libertà religiosa che Acs pubblica ogni anno, in un'intervista inviata
all’agenzia Fides dall’ufficio tedesco di “Aiuto alla Chiesa che soffre” traccia un
bilancio della situazione. “Circa due miliardi di fedeli in tutto il mondo sono cristiani
e il loro numero cresce soprattutto nei paesi del Terzo Mondo. Questo crea spesso
una situazione di concorrenza in cui altri gruppi religiosi o anche politici cercano
di limitare questa crescita”, dice Pelster in riferimento al fatto che il 75-85% delle
persecuzioni religiose in tutto il mondo riguardano cristiani. L’esperto di Acs ricorda
che oggi “diminuiscono le misure oppressive contro i cristiani basate su ideologie
ateiste” come il comunismo che si opponeva a tutte le religioni, mentre ci sono “nuove
ideologie che dicono ‘si’ alla religione, ma soltanto ad un’unica religione” e ricorda
in questo contesto, fra l’altro, i paesi musulmani e l’India, dove in alcuni stati
gruppi radicali induisti sono riusciti a far promulgare delle leggi “anticonversione”.
Nel panorama sulla situazione mondiale Berthold Pelster ricorda la situazione in Iraq,
la cui chiesa a suo parere è definita una “Chiesa di martiri” e dove “il futuro del
cristianesimo è minacciato in maniere massiccia”. Inoltre sottolinea che molti episodi
di violenza contro i cristiani nell’anno che si chiude sono stati registrati in Pakistan,
Egitto e Nigeria. “In maniera meno violenta desta preoccupazione anche la situazione
in America Latina, dove governi neosocialisti agiscono soprattutto contro la Chiesa
cattolica”, sottolinea Pelster, ricordando che “questi comunque sono soltanto alcuni
punti cruciali fra i tanti”. A conclusione dell’intervista, Pelster avverte: “in ogni
caso bisogna tenere d’occhio tutti questi sviluppi sociali poiché le limitazioni della
libertà religiosa spesso sono solo il primo segno di grandi problemi sociali”. (R.P.)