Un libro di Emanuele Maspoli ricorda l'eccidio del 1989 nel Salvador dove perse la
vita il padre gesuita Ignacio Ellacuria
L’impegno costante per la pace passa attraverso la non violenza e il riscatto dei
più poveri e degli emarginati. È stato questo il fondamento del pensiero di padre
Ignacio Ellacuria, gesuita, missionario e rettore dell’Università Centroamericana,
barbaramente ucciso assieme ad altri suoi compagni e a due donne, nel 1989 nel Salvador.
Nel ventennale dall’eccidio, un libro, dal titolo “Ignacio Ellacuria e i martiri di
San Salvador”, scritto da Emanele Maspoli, ricorda la figura simbolo del padre gesuita
e ricostruisce il tragico eccidio. Ce ne parla Linda Giannattasio:
Era l’alba
del 16 novembre del 1989, a una settimana dalla caduta del muro di Berlino e mentre
in El Salvador era in corso una guerra civile che durò oltre nove anni, quando uno
squadrone dell’esercito salvadoregno entrò nell’Università Centroamericana per trucidare
chi considerava nemici e farla finita con chi aveva colpa di impegnarsi ogni giorno
per proteggere una popolazione allo stremo. In quella notte, venne ucciso padre Ignacio
Ellacuria. Gesuita, di origine basca, Ellacuria ricercava la giustizia attraverso
le uniche armi possibili, quelle evangeliche, educative, e aveva dato all’Università
di cui era rettore l’obiettivo di studiare e analizzare in modo attento la società
del Salvador, al servizio della popolazione. Ma era anche un teologo, un filosofo,
un simbolo, come racconta Emanuele Maspoli, l’autore del libro
a lui dedicato:
“Ellacuaria è un lottatore non violento
nel senso più vero e profondo del termine, perché vive in una realtà e cresce intellettualmente
in una realtà che invece è violentissima e di grande oppressione. E lui, riesce sempre
a tenere la luce sulla realtà che c’è e sulle speranze che nella realtà stessa si
possono trovare, rafforzando come poteva, da intellettuale, da universitario e anche
da prete, da gesuita, quello che i movimenti popolari e la società civile potevano
offrire di risposte non violente per quel Paese”. Con lui morirono
sei gesuiti compagni della sua équipe di lavoro: teologi, sociologi, ma anche una
donna che lavorava per i Padri gesuiti e sua figlia di 15 anni, che si erano rifugiate
nell’Università per fuggire dalla violenza. Quella stessa violenza che padre Ellacuria
aveva combattuto con l’accoglienza e con il dialogo per tutta la sua vita. Martire
di una fede che cerca di percorrere la via della pace, che ha lasciato un messaggio
chiaro, come spiega ancora l’autore del volume, Maspoli:
“E’
un messaggio molto bello ma molto difficile: è il messaggio dell’impegno sociale,
è il messaggio della sua frase ‘Hacerse cargo, cargare e encargarse de la realidad’
- farsi carico, addossarsi, patire e incaricarsi della realtà storica per cambiarla,
sovvertire la storia perché il compito dell’uomo è sempre quello di cercare le soluzioni
perché ci sia più giustizia”.